TRAMA
Il mostro si presenta sette minuti dopo la mezzanotte.
Proprio come fanno i mostri. Ma non è il mostro che Conor si aspettava. Il
ragazzo si aspettava l'orribile incubo, quello che viene a trovarlo ogni notte
da quando sua madre ha iniziato le cure mediche. Conor si aspettava l'entità
fatta di tenebre, di vortici, di urla... No. Questo mostro è un po' diverso. È
un albero. Antico e selvaggio. Antico come una storia perduta. Selvaggio come
una storia indomabile. E vuole da Conor la cosa più pericolosa di tutte. La
verità.
RECENSIONE
Buongiorno lettori e buon Sabato!
Oggi, come promesso, vi porto la recensione di un libro che è stato un po' la sorpresa dell'anno e molto probabilmente finirà tra le migliori letture dello stesso!
Ovviamente ringrazio Ylenia di Reines DesLivres e Oscarvault per avermi permesso di partecipare al Review Party leggendo in anteprima il file in digitale!
Ma che cos'è un sogno Conor O'Malley? disse il mostro, chinandosi finché il suo viso non fu vicino a quello del ragazzo. Chi può dire che non sia un sogno tutto il resto?
Prima di dirvi ciò che mi ha trasmesso questa lettura, vorrei fare però una doverosa premessa.
L'idea di fondo per la stesura di questo libro è stata gettata dalla scrittrice Siobhan Dowd, malata terminale, nei suoi ultimi giorni di vita, e mai portata a termine, di conseguenza Patrick Ness ha dovuto destreggiarsi nel portarla avanti senza tuttavia far trasparire lo stacco di stile in cui pensavo di imbattermi, prendendo le redini della vicenda e dando vita e vigore ad una storia struggente e tutt'altro che leggera, ma in chiave puramente fantasy.
Il tema preponderante del libro è senza dubbio la malattia vista dagli occhi di un ragazzino, in particolare la malattia di una persona a lui molto vicina, ovvero la madre.
Conor è evidentemente cresciuto troppo presto ed è costretto ad assistere al decadimento graduale della persona che l'ha messo al mondo, seguendo passo passo ogni stadio della malattia e vivendo nel costante terrore che da un momento all'altro la madre possa abbandonarlo.
Abbiamo quindi un Conor diviso tra la sua vita da adolescente, tra scuola, bulli ed una malinconica solitudine, ed un Conor che non riesce ad accettare la situazione di salute precaria della madre, che tenta di prendersene cura, ma che alla lunga rischia di venire risucchiato dal violento turbine di dolore e rimanerne devastato.
Interessante l'inserimento di temi molto attuali in un fantasy che non è solo per ragazzi, ma che si rivolge anche ad un pubblico più maturo, che afferra e snocciola argomenti delicati come appunto il bullismo, il senso di inadeguatezza, l'isolamento, il rapporto conflittuale con uno dei due genitori, la brama di non voler avere trattamenti di favore solo perché si sta passando una determinata situazione (in questo caso parlo di Conor), l'affronto della malattia e dello stadio successivo, il lutto.
Ed è proprio in questo momento che entra in gioco il mostro.
Arriva sempre sette minuti dopo la mezzanotte, puntuale come un orologio svizzero, e porta con sé la minaccia di un incubo, ma non è l'incubo che tormenta le notti di Conor.
Non c'è niente di peggio di quell'incubo, e nemmeno il mostro che si presenta con le sembianze di un albero antropomorfo è in grado di scalfire quella crosta dura che il ragazzo ha eretto attorno a sé a mo' di protezione.
Il mostro che si presenta come il dio cacciatore Herne giunge a Conor con tre storie, tre racconti che inizialmente non sembrano avere un filo logico e che anzi, mettono in risalto le ingiustizie subite dai più deboli, ma si sa, le storie vanno sempre analizzate da diversi punti di vista, e alle volte l'apparenza inganna.
Le storie sono fra tutte le cose più selvagge, tuonò il mostro.
Le storie inseguono, predano e mordono.
Le storie sono creature selvagge e indomite, continuò il mostro.
Quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno compiere?
Le tre storie hanno però un prezzo.
E quando il mostro le avrà raccontate tutte, toccherà a Conor raccontare una storia al mostro.
E cosa avrà da narrare il ragazzo?
Cosa potrà mai raccontare ad un mostro che piano piano si farà spazio nella sua vita, mettendo radici profonde e trasformandolo dall'interno come la stessa malattia che sta trasformando sua madre?
Sette minuti dopo la mezzanotte è stata una bolla di sofferenza pazzesca.
Mi sono da subito calata nei panni di Conor, sia grazie allo stile di scrittura moderno, fluido e trasparente, che procede in modo magnetico e senza intoppi, sia perché purtroppo ho provato sulla mia pelle cosa voglia dire affrontare la malattia di una persona amata.
Le fasi di elaborazione della stessa sono estremamente delicate e complicate, e molti sono i sentimenti contrastanti che spingono per venir fuori e devastare, distruggere.
Conor in tutto questo mi ha ricordato un vulcano pieno di emozioni represse, tenute a bada come una diga che tiene a bada l'acqua, ma che inizia ad avere le prime crepe proprio con l'arrivo del mostro.
Il mostro ha infatti un ruolo fondamentale nella vicenda, dato che dalla sua comparsa in poi il ragazzo inizierà un percorso difficile di consapevolezza che prepara il terreno alla fase finale in cui culminerà la malattia della madre. Solo che ancora Conor non lo sa, o non vuole saperlo.
Una cosa sicuramente questo libro la insegna: la verità è uno dei mostri più cattivi che esistano.
Nella maggior parte delle volte la verità è qualcosa che ci balla di fronte agli occhi ma che noi non vogliamo osservare, che preferiamo scansare per paura di soffrire, ma che alla fine, quando abbassiamo le difese e siamo pronti ad accoglierla, ci investe come un treno ad alta velocità.
Mentirei se dicessi che non mi sono commossa leggendo questo libro, che nonostante la breve mole di poco più di duecento pagine, racchiude in sé la sofferenza enorme di un ragazzino che si trova a fronteggiare qualcosa di molto più grande, il grido di un dolore immenso, che non dovrebbe essere nemmeno concesso, che dovrebbe essere illegale. Nessuno merita di patire una sofferenza tale.
Non sempre le storie finiscono bene.
Ma alla fine, come un lampo a ciel sereno, ecco che la diga si frantuma, tutte le emozioni negative fuoriescono come lava bollente, e poi c'è la pace, l'assoluzione, la verità.
E Conor finalmente si rende conto che il mostro da cui è sempre scappato è proprio ciò che non avrebbe mai voluto affrontare: la verità.
La mente crede a bugie confortanti, mentre conosce le dolorose verità che rendono necessarie quelle bugie.
E la tua mente ti punisce per il fatto che credi contemporaneamente a entrambe le cose.
Una storia, questa, che scava dentro l'anima, che stringe il cuore, che lo stritola e che lo restituisce distrutto, ma nel contempo guarito. Una storia di verità e bugie, di dolore e rivalsa, di rabbia, la rabbia che sfocia nella disperazione, nella distruzione, di rinascita e di accettazione del proprio lato oscuro per poter tornare a vivere nella luce.
La storia di Conor è forse la storia di tanti altri, come la mia, o la vostra, la storia di persone normali, rielaborata in chiave fantasy, ma che cela un fondo di malinconia e laconica frustrazione dovute alla consapevolezza che nulla è eterno, che non sempre esiste il lieto fine, che esiste la malattia, e che dobbiamo andare avanti nonostante quella persona non sia più qui, perché forse è meglio così, perché è troppo egoista sperare che rimanga quando evidentemente è meglio che vada.
La verità a volte fa davvero troppo male, ma è necessaria.
Conor lo imparerà.
LA MIA VALUTAZIONE
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