mercoledì 27 aprile 2022

Review Party - Recensione "La legge dei lupi" - Leigh Bardugo

 


TRAMA

Mentre l’imponente esercito di Fjerda si prepara all’invasione, Nikolai Lantsov chiama a sé tutte le armi di cui dispone per opporsi all’inevitabile: il suo ingegno, il suo fascino, e persino il mostro che porta dentro. Una parte di lui, forse il corsaro, forse il demone, forse il principe che si è guadagnato il trono con le unghie e con i denti, lo anela addirittura, lo scontro. Ma per sconfiggere l’oscura minaccia che incombe su Ravka potrebbe non bastare nemmeno il coraggio di un giovane sovrano abituato a rendere possibile l’impossibile. Anche solo per sperare di riuscirci, il re ha bisogno di alleati, forti, leali e pronti a tutto.

In prima fila c’è Zoya Nazyalensky, fedele compagna di infinite battaglie, che, nonostante abbia perso tanto per colpa della guerra, e abbia visto morire i suoi uomini e risorgere il suo peggior nemico, non ha intenzione né di abbandonarlo né di arrendersi. Se sarà necessario abbracciare i suoi poteri per diventare l’arma di cui il suo paese ha bisogno, non si tirerà indietro. Costi quel che costi.

Il re di Ravka può contare anche su Nina Zenik, spia abile ma talvolta spericolata, che, per colpa del suo ossessivo desiderio di vendetta, rischia di giocarsi l’unica possibilità di libertà per la sua patria e di guarigione per il suo cuore ferito.

Re, generale e spia: insieme dovranno trovare il modo di strappare all’oscurità un futuro per sé e per il proprio paese. Oppure prepararsi ad assistere alla sua drammatica e definitiva caduta.


RECENSIONE

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio piccolo angolo di carta ed inchiostro!
Oggi, grazie al Review Party organizzato da Ale Raggywords e Mondadori, che ringrazio per avermi coinvolta, vi parlo finalmente del secondo volume della dilogia dedicata a Nikolai e al Grishaverse, ovvero La legge dei lupi.
La vicenda si apre con lo scoppio della guerra.
Fjerda si muove imperterrita verso Ravka, con l'intento di abbatterla ed abbattere ogni singolo Grisha presente sul territorio, la narrazione inizia già piuttosto rapidamente, anche se mi sembra che Bardugo abbia un po' allungato la minestra, infarcendo i primi capitoli con scene che avrebbero potuto tranquillamente essere evitate.
Dopo la metà, si ha una lenta trasformazione della trama, dove le due storyline che avanzano parallelamente una all'altra (da un lato quella di Nikolai e Zoya, dall'altra quella di Nina nella fredda terra del nemico), abbiamo finalmente l'azione che ci meritiamo, con colpi di scena che però mi hanno lasciata parecchio costernata, come la scomparsa di uno dei protagonisti (non rivelo nomi per non fare spoiler), che a parere mio risulta essere inserita solo per muovere compassione nel lettore e niente altro, dato che non porta risvolti particolari alla storia, ed è proprio palese che sia messa lì un po' a caso solo all'unico scopo di suscitare qualsivoglia tipo di reazione.
Io devo ammettere che sì, ci sono rimasta male, più che altro perché si è rivelata proprio una scelta da parte di Bardugo inutile e priva di senso alcuno, con tutti quelli che avrebbe potuto far morire, e che con la loro assenza avrebbero scatenato una deviazione interessante della trama, l'autrice ha deciso di eliminare una personalità che se ne stava bene nella storia senza nemmeno tante pretese.
Parlando invece dello sviluppo che hanno le relazioni all'interno del libro, come ad esempio quella tra Nikolai e Zoya, vorrei affermare con scioltezza che a me non ha trasmesso proprio un bel niente, perché è un legame il loro che a mio parere avrebbe dovuto rimanere relegato a ruolo di re-generale, dato che quando piglia il risvolto romantico diventa una sorta di trashata dove lui si spezza per lei e lei sostanzialmente fa la dura, super convinta che non sarebbe mai adatta a fare la regina, che sta bene nelle vesti di generale ( e su questo cara Zoya conveniamo tutti che lo sia), ma in realtà lo ricambia solo che non vuole ammetterlo.
Devo dire che invece il punto di vista di Nina, dopo la prima metà del libro, dove sostanzialmente giriamo a vuoto attorno alle stesse scene scritte in maniera diversa, troviamo un punto di svolta interessante dove conosciamo meglio il regno di Fjerda e chi lo comanda, le regole a cui sono vincolati tutti i druskelle, i cacciatori di streghe, e la politica interna del paese.
Il legame con la figlia di Jarl Brum, la coraggiosa Hanne, rende Nina forse il personaggio che più si merita il lieto fine di questo sfortunata dilogia, poiché almeno la nostra Grisha dal temperamento focoso, dopo tanto soffrire e tanta sete di vendetta, riesce alla fine a rimettere assieme tutti i pezzi del puzzle per poter finalmente permettersi un momento di pace che viene inteso come piuttosto duraturo.
A differenza della storia tra Nikolai e Zoya, che ha tutta l'aria di apparire sintetica, costretta e vagamente fittizia, quella tra Hanne e Nina è secondo me fatta di tenerezza e delicatezza, nonché di una fiducia disarmante che le due hanno, nonostante siano quasi delle sconosciute, l'una nei confronti dell'altra.
Abbiamo quindi un volume sì ricco di azione, guerra, combattimenti e morte, ma una cosa che non sono riuscita a digerire, tra le altre , è il ritorno dell'Oscuro, assieme alla brevissima comparsa\ritorno di Alina e Mal, che si può inserire nella lista delle scene da cancellare tranquillamente assieme, forse, anche all'intera dilogia. 
Alla fine l'Oscuro farà una cosa che sicuramente vi farà storcere il naso, dato che, almeno nella mia modesta opinione, non è una cosa che ci si aspetterebbe da lui (proprio per niente) e cade quindi tutta la stima che avevo nel suo personaggio, come è caduta anche nei confronti di Nikolai, d'altronde, che da re temerario, che affronta e solca i mari sotto le mentite spoglie di corsaro, che governa un paese sull'orlo della crisi con astuzia ed intelligenza, si trasforma in un cucciolo mansueto di fronte alla kefta blu del suo generale. Non è credibile.
Unica nota che ho apprezzato, ma solo perché sono affezionata a quella dilogia e non perché sia una cosa che rimane coerente con la vicenda, è l'unione del mondo Grishaverse con quello di Sei di corvi, dato che ad un certo punto del libro compaiono anche Kaz e i suoi bastardi, belli nella loro sfacciataggine, snobbati da Zoya, perché lei si considera la più bella e saggia del reame, ovviamente, ma senza il cui aiuto non possono portare a termine una delle missioni più importanti della storia.

Cosa posso dire quindi?
Questa dilogia dedicata al re di Ravka, che poi rimane comunque un po' in sordina, quindi direi che è più una dilogia dedicata a Zoya, che come personaggio qui mi è calata da morire ma non facciamoci troppo caso, è una dilogia che avrebbe avuto del potenziale, ma che è stata sviluppata in modo molto frettoloso, e sono d'accordo con tutte le persone le quali sostengono che nel secondo volume l'autrice abbia dato vita ad una sorta di storiella scritta come contentino per i fans nostalgici, piuttosto che troncare il tutto sul nascere.
Sono rimasta delusa ed arrabbiata, perché credevo che Bardugo fosse una garanzia, ma, ripeto, anche i grandi scrittori commettono scivoloni plateali, e questa volta la buccia di banana era davvero molto grossa ed inevitabile.

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂 \ 🍂🍂🍂🍂🍂

Ps. Nel banner sopra in alto, trovate anche tutte le altre splendide tappe delle mie compagne di viaggio in questo Review Party! Vi invito a leggere anche le loro recensioni!
Alla prossima!

Chiara

giovedì 21 aprile 2022

Recensione "La bambina di cera" - Roberta Castelli

 

TRAMA

Lo splendido e immaginario paese di Lachea fa da sfondo alle avventure del commissario Vanedda, un uomo controcorrente che ha deciso di sfidare pregiudizi e diffidenze e di fare il poliziotto in Sicilia, nonostante la sua omosessualità.

In questa seconda indagine Vanedda, oltre a dover risolvere un intricato e misterioso caso che, tra presunti incidenti, messaggi misteriosi e strane sparizioni, vede coinvolta la famosa “mummia” di Rosalia Lombardo, dovrà fare i conti anche con i turbamenti del proprio cuore…

Una storia avvincente che profuma di agrumi come la terra in cui è ambientata e di cui l’autrice ci fa sentire tutte le contraddizioni.

RECENSIONE

"L'amore, Angiluzzu miu, non è cosa che puoi programmare e controllare; lo devi solo vivere."

Buon pomeriggio miei cari lettori!
Spero che la vostra settimana stia scivolando meglio della mia, dato che l'età e i suoi acciacchi si stanno facendo sentire (dannate cervicali!), ma questo non mi proibisce di parlarvi delle mie letture!
La settimana scorsa ho terminato di leggere La bambina di cera, di Roberta Castelli, edito Golem Edizioni che ringrazio molto per la copia, e devo dire che tornare a Lachea, la calda ed assolata Lachea, mi ha davvero risollevata.
Se vi siete persi la recensione del primo libro delle indagini del commissario Vanedda, potete recuperarla qui! Ma ora ciancio alle bande e parliamo di questa piccola perla di mare!

In questo libro Vanedda è alle prese con la scomparsa di una donna e lo strano ritrovamento di una bambola nella spiaggia di Lachea, che ha tutta l'aria di sembrare uguale identica alla famosa mummia della piccola Rosalia, custodita realmente nelle catacombe di Palermo.
Ed è in questo preciso momento che il giallo si tinge di nero nel secondo volume dedicato allo scorbutico commissario siciliano, una sfumatura intrigante ed interessante devo dire, che mi ha piacevolmente colpita.
Ovviamente Vanedda è rimasto tale e quale a come lo abbiamo conosciuto: reticente, lunatico, imprevedibile nel suo essere estremamente abitudinario, "odiatore" seriale di tutto ciò che si può ricollocare nella categoria germi e\o batteri, tuttavia troviamo un piccolo cambiamento nello snocciolarsi della vicenda.
Se infatti, ne La traccia del pescatore la storia procede piuttosto lineare, con Vanedda e il timoroso assistente Vaccaro che indagano sui vari casi, i testimoni o gli indagati che vengono interrogati, il ritrovamento del cadavere e la scoperta del colpevole, qui il libro prende una piega più sentimentale.

Ciò che balza all'occhio di un lettore attento è infatti la presenza più forte di sentimenti come la nostalgia, che si nasconde nei momenti in cui Vanedda va a trovare la madre al cimitero, in cui la pensa e rievoca ricordi che gliela restituiscono viva nella mente e che portano anche a chi legge quei profumi tipici dell'infanzia ormai dimenticata, che quando si ritrovano in età adulta, quasi in modo spontaneo e fulmineo, non mancano di farci viaggiare indietro nel tempo. Ai bei vecchi tempi.
Oppure, ed è una cosa che mi ha compiaciuta perché non sempre è facile parlarne, il fatto di nutrire dubbi nei confronti della propria relazione. 
Non voglio fare spoiler, sia chiaro, ma Roberta ha inserito un elemento di cui alcune volte si legge poco, e l'ha fatto con una delicatezza ed un'ironia che lo rendono ancora più palpabile e credibile.
Cosa accade se nel corso della nostra relazione, appare improvvisamente una persona che ci attrae, così, dal nulla? Perché ci vengono dei dubbi sul fatto che sia immorale o addirittura una sorta di tradimento vedere una persona, che non sia la nostra persona, con gli stessi occhi che riserviamo solo ad un determinato individuo?
E alla fine, il nodo verrà al pettine, e la risposta, che comunque poi ognuno sarà libero di interpretare, ci viene data in modo pacato, semplice e privo di fronzoli, una risposta che scalda, che rende consapevoli: forse, dopotutto, essendo fatti di carne, ossa ed emozioni, essendo umani, può essere che si possano amare in contemporanea, anche se in modo diverso, due persone nello stesso momento?
Ai posteri l'ardua sentenza, mi dicono dalla regia.
Ad ogni modo, come ho già avuto premura di riferire anche all'autrice, non solo di questo si parla, poiché varie e vaste sono le tematiche portate alla luce attraverso la ricerca della risoluzione del caso, tra le quali spiccano l'elaborazione del lutto, questo argomento considerato evidentemente ancora un tabù per stretta vicinanza al tabù stesso della morte, viene sconfitto da Vanedda che nel suo modo bonario, camminando fiero tra le lapidi del campo santo in cui riposa la madre, parla a tutti i suoi morti, portando loro sempre dei fiori freschi, o viene invece affrontato da un altro personaggio del libro in maniera tutt'altro che semplice, portando il peso della perdita sulla schiena come un macigno, e rimanendone schiacciato senza la forza di reagire, ma con la rabbia che preme per avere la propria vendetta; la quasi totale assenza di lavoro in un paese come la Sicilia, povero di risorse, dove chi ci è nato, la maggior parte delle volte, è costretto a trasferirsi al Nord per poter portare a casa onestamente il pane, il cuore che pesa di nostalgia e il profumo del mare e del sole che torna a scaldarlo quando ci si permette di ricordarlo; l'omosessualità condannata in un paese di mentalità ristretta, come può essere Lachea, dove non si può essere liberi di amare una persona dello stesso sesso perché il giudizio della gente è più importante del riuscire ad essere sé stessi di fronte agli altri, dove alcune volte le barriere ce le creiamo noi dopo tanta sofferenza e ci rifiutiamo di vedere che forse, qualcosa, è cambiato ma non siamo ancora in grado di accettarlo; la vecchiaia, come ci dimostra il padre di Angelo, e la consapevolezza che non si può tornare indietro, che la vita ci scivola via come sabbia tra le mani, impalpabile, stronza e anche vagamente divertita dai nostri vani tentativi di farla andare come vorremmo.

Un libro all'insegna del giallo, quindi, ma che abbraccia i sentimenti, una sfumatura di colore che io personalmente ho apprezzato molto, poiché ci mostra, seppur sommariamente, un lato del commissario Vanedda che non avremmo mai pensato di vedere, più caloroso, più umano, forse, che cede alle debolezze, che cede alle tentazioni.
Mio caro Angelo, sapessi quanto fortunato sei a poter vantarti di provare ancora sensazioni così forti in un mondo che gira alla velocità della luce e che non si ferma nemmeno un secondo a farci riprendere fiato!

Ovviamente, poteva mancare lo sfondo della calda Sicilia?
No, neanche per sogno.
Roberta, vorrei dirti questo, ma forse te l'ho già detto, comunque fa niente.
Quando leggo ciò che scrivi io non sono sul divano di casa mia, con la tv accesa che ronza in sottofondo, le macchine che passano ed affollano la strada, il cielo grigio e l'aria che sa di pioggia, no, io sono a Lachea, in spiaggia, con le dita dei piedi affondate nella sabbia rovente, il sole che mi scotta la pelle e il sapore del sale sulla pelle, la gente che nuota in mare, i gabbiani che volano in cerchio sopra la mia testa, il profumo di leccornie fritte che sale dal chiosco alle mie spalle, il profilo dei fichi d'India che si staglia contro il cielo azzurro.
Io non sono a casa. Sono dove vuoi che il tuo lettore sia.
E questo mi basta.
Grazie Roberta.

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂🍂🍂 \ 🍂🍂🍂🍂🍂




venerdì 15 aprile 2022

Recensione "Dark Wings - Ali di fuoco" - Krisha Skies


TRAMA

La guerra incombe tra gli Alati di Azra e gli umani dei Paesi federati del Patto Meridionale. La giovane umana Lyan Alba, dopo gli eventi di quattro anni prima vissuti nella capitale azrariana, per sfuggire a un passato difficile da gestire ha deciso di lasciare la sua famiglia per cominciare una nuova vita nella città-Stato di Cartago. Ma un nuovo conflitto sta per travolgerla e un attacco inatteso arriva dal cielo, facendo iniziare una guerriglia urbana tra invasori e Milizia per la Resistenza umana. La forza latente che Lyan ha sempre cercato di tenere nascosta e inerte dentro di sé si risveglia prepotentemente, richiamando l’attenzione dei membri della società segreta azrariana delle Ali di Fuoco. Così il passato torna a perseguitarla e nuove avventure la coinvolgeranno, costringendola a intrecciare il suo destino ancora una volta con quei trascorsi da cui era fuggita invano. Dovrà quindi fare i conti con un amore che sembra impossibile e con un destino che le chiederà di compiere delle scelte che potrebbero segnare per sempre la sua esistenza e quella delle persone che ama. Dopo Dark Wings, è finalmente disponibile il secondo capitolo della saga "Il ciclo delle Ali Oscure".


RECENSIONE

Buon pomeriggio lettori! Benvenuti o bentornati nel mio piccolo angolino di carta ed inchiostro!
Oggi, vi voglio parlare del secondo volume di una saga che ho iniziato l'anno scorso e di cui aspettavo con ansia il seguito, perché è stata una bellissima ed inaspettata sorpresa!
Sto parlando di Dark Wings - Ali di fuoco, di Krisha Skies, edito dalla CE Horti di Giano, che ringrazio tantissimo per il file in omaggio!
Ma bando alle ciance ed iniziamo!

"Una volta mi era stato detto che ero attratta dalla fiamma che mi avrebbe distrutta e io sapevo bene che questa fiamma aveva un nome: Azalel di Mahasiah."

A dispetto dell'idillio, se così lo vogliamo chiamare per indicare comunque un periodo di "pace" seppur apparente, del primo libro, in Ali di fuoco ci troviamo in un contesto post-bellico, dove la guerra ha devastato gran parte del territorio esterno alla città degli alati di Azra, dove i conflitti tra alati ed umani si intensificano giorno dopo giorno, portando caos e distruzione.
Lyan Alba, la nostra protagonista, dopo una serie di eventi che hanno destabilizzato il suo equilibrio fisico e mentale, e dopo alcune rivelazioni piuttosto pesanti da digerire, decide di abbandonare la sua famiglia e di iniziare daccapo una nuova vita a Cartago, città stato ancora quasi del tutto intoccata dalla guerra, in cui trova impiego presso un centro di accoglienza per azrariani che allo scoppio della guerra vivevano e lavoravano all'interno dei confini dei Paesi del Patto meridionale.
Per prima cosa notiamo la differenza colossale tra i protagonisti del primo libro e gli stessi protagonisti nel secondo capitolo, poiché il cambiamento radicale che li ha colti in seguito a varie vicissitudini è davvero imponente.
A dispetto della Lyan che abbiamo conosciuto all'inizio, infatti, troviamo qui una ragazza maturata, perché comunque sono passati quattro anni e sono successe un sacco di cose  non del tutto piacevoli dal libro precedente, una ragazza segnata da eventi di grande portata, che ha rinunciato alla sua famiglia per provare ad iniziare una nuova vita, lontana da Azra, e che ha tantissimi segreti da tenere nascosti.
Non specifico ciò che Lyan desidera tenere per sé per evitare spoiler, tuttavia alla fine ogni nodo verrà al pettine e lei si troverà a fronteggiare, oltre al suo potere che minaccia sempre di più di esplodere e di andare fuori controllo, anche la rottura dell'equilibrio precario che viene a crearsi dopo l'arrivo del generale Yeratel al centro di accoglienza, seguito dai suoi luogotenenti appartenenti alle Ali di fuoco.
E chi ci ritroviamo tra questi fascinosi e tenebrosi luogotenenti?
Esatto, avete pensato bene! Torna anche il nostro affascinante e misterioso Azalel, l'alato dagli occhi dell'ametista, che se nel primo libro si era comportato in alcune occasioni in modo piuttosto discutibile, qui avrà modo di farsi perdonare (soprattutto verso la fine)!
Anche lui è cambiato molto.
Inizialmente, quando rivedrà Lyan dopo quattro anni sembra quasi indifferente alla cosa, almeno in modo esterno, ma dentro di sé cela la più tremenda delle tempeste. 
Essendo uno dei due luogotenenti del generale delle Ali di fuoco, ha un ruolo da rispettare e mantenere, quindi cercare di mantenere un certo aplombe attorno alla persona che comunque ama e che non vede da anni, potete ben capire quanto sia complicato insomma.
Invece lui non solo riesce nell'intento (più o meno perché i momenti di debolezza ce li hanno tutti, soprattutto quando si tratta di sentimenti), ma per una buona parte del libro ho creduto quasi che volesse trascinare Lyan nelle Ali di fuoco (che sono da sempre additati come dei fanatici inclini alla violenza) e che la volesse costringere a rientrare nella schiera dei "cattivi" se così li possiamo definire, per usarla assieme al suo potere molto particolare, se non unico nel suo genere.
Quindi capirete bene che la componente romance in questo libro è davvero preponderante, e l'autrice mi aveva pure avvertita sapendo che non impazzisco per tale genere, eppure sapete cosa vi dico?
Che mi è piaciuto!
Il romance presente qui non è stucchevole, si amalgama bene alla storia ed è soprattutto contestualizzato alla trama, perché in fin dei conti qui si parla di due persone che si ritrovano dopo essersi perse di vista per anni, dopo aver iniziato (o provato ad iniziare) nuove vite, anche con altri individui, di conseguenza la parte romantica ci sta, ma non risulta pesante.
Non credo di dover parlare di triangolo, poiché sia Lyan che Azalel, credendo di non incontrarsi più, sono partiti da zero assieme ad altre persone, di conseguenza ritroviamo il primo amore della ragazza, il dolce alato Kerubin, che fa parte della resistenza e che vorrebbe convincere lei e Azalel a passare dalla sua parte, e Malaya, che invece sta con Azalel, è una sensualissima Lungimirante che farebbe di tutto per lui, ma che nel suo profondo sa che non verrà mai ricambiata nel modo in cui lei vorrebbe.

Premesso ciò, passiamo al worldbuilding del romanzo.
Nel primo libro eravamo circondati dai fasti di Azra, da una città bianca e quasi paradisiaca in cui la convivenza tra alati ed umani, anche se fra alti e bassi, scorreva piuttosto facilmente, tuttavia l'ambientazione in questo secondo libro cambia in modo esponenziale.
Ci troviamo a Cartago, una città indipendente e comunque minata dalla guerra, in cui sorge il Centro di Accoglienza in cui lavora Lyan, assieme ad altre persone che ha imparato a conoscere nel corso della sua sosta lì, come la conversa Rose, divenuta ben presto un'amica e una confidente per la ragazza, o la direttrice Murph, donna tutta d'un pezzo che gestisce il centro con pugno di ferro, tentando di tenere assieme ogni membro che ne fa parte.
Al centro poi troviamo anche Kamael, un giovane alato con genitori umani la cui natura rimane un mistero fino a buona metà del libro, e che sembra aver instaurato con Lyan un legame particolarmente morboso che come una calamita li attrae e nel contempo li fa soffrire.
Devo ammettere che inizialmente credevo che questo legame sfociasse nel romantico, ma di romantico non c'è nulla, poiché l'attrazione che li accumuna è più che altro frutto dell'influenza che il potere di Lyan ha su Kamael e viceversa.
Molto apprezzato anche il contesto post bellico in cui viene ambientata la storia, che ci fa calare maggiormente nella parte, con cenni al proibizionismo (perché il centro di accoglienza vive di sussistenza e per guadagnarsi da vivere deve per forza rivolgersi al mercato nero), alla resistenza e alle milizie umane che tentano di soverchiare il potere alato con ogni mezzo possibile, attraverso anche l'uso di termini tecnici e ricercati che l'autrice ha mostrato di saper padroneggiare.
Ovviamente non manca la parte diciamo più cruenta che ben si abbina allo snocciolarsi della vicenda, poiché in guerra esistono vincitori e vinti, nonché civili ed innocenti coinvolti, di conseguenza il sangue c'è, ma non è disturbante né inquietante, ma esattamente come per il romance la parte cruda è ben contestualizzata.
Unica piccola nota stonata è, forse, l'inizio un po' lento, ma che poi si riprende con l'incedere della storia che diventa via via più avvincente ed attraente, ma tuttavia necessario per spiegare la situazione complessa in cui ci troviamo.
Come sempre Krisha riesce a destreggiarsi molto bene tra momenti di suspense alternati a momenti più tranquilli e romantici, in cui non mancherà di stupirvi ed emozionarvi, nonché di farvi immaginare proprio quello che lei ha in mente di mostrarvi.
Se vi ispira la trama di Ali di fuoco, vi invito a leggere anche la mia recensione sul primo libro che trovate qui, ovviamente senza spoiler perché sapete che odio farli sorry not sorry.
Date una possibilità quindi a Lyan, ad Azalel e alla loro storia!
Vi catturerà.

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂🍂,5 \ 🍂🍂🍂🍂🍂