giovedì 28 gennaio 2021

Review party "Assedio e tempesta" - Leigh Bardugo



TRAMA

Ricercata e perseguitata dal senso di colpa per le vite spezzate a causa sua, Alina sta cercando di ricostruirsi una vita in una terra dove nessuno è a conoscenza della sua vera identità. Ma lo sa benissimo: non si può sfuggire al proprio passato, né ci si può sottrarre per sempre al proprio destino. Finché l’Oscuro vivrà non esisterà libertà per il suo paese. Né per lei.

RECENSIONE

"Sai qual è il problema degli eroi e dei Santi, Nikolai?" chiesi mentre chiudevo il libro e mi dirigevo verso la porta. "Che finisce sempre che muoiono."

Buon pomeriggio lettori e benvenuti o bentornati nel mio angolo di carta ed inchiostro!
Grazie a Mondadori e a Raggywords che mi hanno permesso di partecipare all'evento, oggi vi parlo finalmente anche io del secondo volume del Grishaverse, seguito di Tenebre e ossa, ovvero Assedio e tempesta!
Parto innanzitutto col dire che per questo libro troviamo una copertina assai deliziosa, di un verde scuro col profilo nero di Ravka sullo sfondo e un magnifico serpente avvolto su sé stesso, che va a rappresentare una delle tre creature che avranno un ruolo fondamentale nella storia di Alina, la protagonista. 
Nel primo volume, invece, abbiamo una copertina blu notte con una splendida testa di cervo completa di palco argentato, che devo dire ho preferito di gran lunga a questa, tuttavia sono davvero molto curiosa di vedere anche la terza cover per decidere una volta per tutte quale sarà la mia preferita!

Copertine a parte, questo volume non si distingue per originalità, dato che la storia risulta essere piuttosto lineare ed esplicativa, atta a trasportare il lettore verso la fine e a prepararlo al capitolo finale che vedremo nel terzo ed ultimo libro.
Torniamo a Ravka quindi nel bel mezzo di una guerra intestina che minaccia il già precario equilibrio del regno: l'Oscuro si è rivelato essere il nemico pubblico numero uno, ma nonostante tutto, anche se temuto dalla maggior parte di loro, i Grisha a lui fedeli continuano ad essere tanti ed Alina sta perdendo ogni giorno di più la fiducia in sé stessa e in chi la sostiene.

Dal volume precedente, l'ambientazione non cambia granché.
Ci troviamo sempre nel regno di Ravka, tra giardini lussuosi e dimore che sprizzano ricchezza da tutti i pori, in particolare il Piccolo ed il Grande palazzo.
Alina, per tentare di mettere assieme un "esercito" decente per affrontare l'Oscuro, torna al Piccolo Palazzo, una volta dimora del nemico ora abbandonata, assieme a Nikolai, il secondogenito del re e della regina, unico personaggio del libro degno di nota.
Se infatti in Tenebre e Ossa il personaggio più rilevante della storia è, a parere mio, l'Oscuro, che ha avuto un ruolo importante ed una presenza predominante in gran parte della trama, in questo libro la nostra attenzione sarà calamitata su Nikolai, principe illegittimo ipoteticamente erede al trono, sarcastico, astuto e sempre pronto all'azione, con idee geniali che escono dal cilindro al momento giusto (e a volte anche in quello sbagliato), affascinante ed accattivante, difficilmente vi lascerà indifferenti!

Sarà proprio grazie a lui che la storia di Assedio e tempesta si risolleverà quel tanto che basta a non renderla una lettura noiosa e scontata, quasi ripetitiva data la presenza di scene identiche al primo libro ed altrettanto inutili in alcuni casi (Alina che tenta di fuggire, ma che poi torna a corte. Alina che va da una parte all'altra per cercare di semplificare le cose finendo solo col complicarle ulteriormente e via così in un circolo quasi vizioso).
La presenza di Nikolai è una boccata d'aria fresca in una storia statica, dove tutto sommato non succedono cose eclatanti e dove, se possibile, Alina, assieme al compagno di merende Mal, diventano ancora più infantili ed insopportabili.

Alina rimane per ora il personaggio più immaturo e paranoico del libro.
Sempre appesantita da un fardello che solo lei sembra portare, si aggira per il regno con l'unico scopo di riuscire a sconfiggere l'Oscuro, credendo forse che lui non sia abbastanza intelligente e scaltro da prevedere le sue mosse ed anticiparle, ma in realtà scoprirà presto che loro due non sono poi così diversi.
Se la ragazza è da una parte guidata dalla voglia di mettere fine al terrore causato dal suo nemico, dall'altra è affascinata in modo quasi morboso dal potere che deriva dai due amplificatori che finora è riuscita ad ottenere, provando una spiccata soddisfazione ed eccitazione ogni qual volta è costretta ad usarli.
Accanto a lei, a non comprendere il peso della missione che grava sulle sue spalle, Mal, il suo amico d'infanzia ed ora amante (anche se è una grande parola definirlo così), risulta essere ancora una volta un personaggio di una pesantezza infinita: si comporta da prima donna poiché non ammette che Alina usi la forza degli amplificatori e non vorrebbe assolutamente che entri in possesso del terzo, ma secondo me c'è qualcosa di più profondo in tutto ciò.
Mal si sente fuori posto in un luogo in cui tutti hanno delle capacità fuori dal comune mentre lui rimane un semplice tracciatore senza alcuna facoltà speciale, e vedere Alina che invece prende consapevolezza di ciò che è, del suo essere una Grisha potente ed anche distruttiva, in qualche modo lo infastidisce, come se temesse che lei, forte della sua condizione, potesse abbandonarlo da un momento all'altro perché non ritenuto alla sua altezza.

Ad ogni modo, nel complesso, la lettura è piuttosto scorrevole e come sempre il worldbuilding della Bardugo non delude mai, nonostante come già detto questo sia un intermezzo, un libro statico in cui si spiana il terreno per quella che sarà la degna conclusione di questa trilogia (spero che zia Leigh non mi faccia pigliare un colpo con qualche scenetta crudele altrimenti potrei piangere!).
Lo stile è come sempre diretto ed incisivo, anche se devo ammettere che non condivido appieno le scelte di Alina e non sono riuscita ad entrare in empatia con il personaggio, dato che sembra quasi godere di un certo masochismo nel complicarsi l'esistenza.

Non aspettatevi chissà che scene di azione, ma soprattutto non aspettatevi una massiccia presenza del Darkling, dato che lo vedremo fisicamente sì e no un paio di volte.
Tuttavia il suo spirito è libero, e sarà libero di tormentare la nostra Alina in modi che lei ancora non può immaginare, ma che scoprirà essere particolarmente disturbanti!

Insomma, una lettura leggera che non richiede chissà che concentrazione, ma comunque una storia che vale la pena di essere ascoltata! Inoltre, non vedo l'ora di sapere come andrà a finire la storia nell'ultimo capitolo: Alina diverrà ancora più forte? Che fine farà Nikolai? L'Oscuro verrà sconfitto o ne uscirà trionfante nella sua splendida kefta nera?
Vi terrò sicuramente aggiornati!


LA MIA VALUTAZIONE

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Ps. Date una sbirciata anche alle recensioni delle mie compagne di avventura che trovate nel banner qui sotto!



                     

 


lunedì 25 gennaio 2021

Recensione "Genesi mostruose" - Peter Vronsky


 TRAMA

Da Elizabeth Bathory ad Aileen Wuornos, da Irma Grese a Myra Hindley.
Come e perché le donne diventano mostri.
Un saggio sulle donne serial killer che vi permetterà di conoscere e approfondire una realtà poco nota.
Peter Vronsky esplora e indaga il fenomeno delle donne che uccidono e le implicazioni politiche, economiche, sociali e sessuali sepolte con ogni vittima.
Per secoli siamo stati condizionati a pensare agli assassini seriali e ai predatori psicopatici come uomini, e forse è per questo che tante vittime sono cadute preda della mostruosità di alcune donne.
Vronsky non solo sfida la nostra percezione di bene e male, ma anche del ruolo e dell’identità di genere.

RECENSIONE

"La nostra convinzione della natura inoffensiva intrinseca nelle donne trae in inganno entrambi i sessi."


Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio angolo di caos ed inchiostro!
Ho pensato a lungo su cosa dire riguardo questo saggio targato Nua edizioni, sulle figure più controverse della criminalità odierna e non, le più efferate, le più calcolatrici, le più spietate e silenziose: le serial killer donne.
Ci ho pensato molto perché questa non è una lettura facile, anzi, alle volte può rivelarsi particolarmente cruda e violenta data la presenza di testimonianze su fatti realmente accaduti, che spaventano appunto perché realmente accaduti.

Se pensiamo a ciò che di inventato esiste, pensiamo a creature dell'immaginario collettivo e letterario che uccidono per saziare una sete di carne e sangue inestinguibile, creature prettamente appartenenti al mondo soprannaturale, non di questa terra, ma partorite dalla mente di scrittori e poeti che alle volte hanno tentato di cercare una spiegazione razionale all'esistenza di tali pulsioni, pulsioni che nel mondo nostro, reale, appartengono ahimè anche all'essere umano, che ci vogliate credere o no.

In questo saggio di Vronsky si parla di donne, donne qualsiasi di terre qualsiasi, donne disagiate, viventi ai lati della strada, donne madri di famiglia con un letto caldo, un tetto sulla testa e un lavoro al servizio degli altri, donne intelligenti, forse troppo, donne minate da abusi nella loro infanzia, donne che ad un certo punto della loro vita hanno raggiunto il limite, un limite che una volta oltrepassato ha scandito l'inizio della fine.

"Ma, nell'immaginazione popolare, il serial killer si nasconde senza volto nel buio, dietro il volante di un'auto, con corda e nastro adesivo nel bagagliaio.

Non ci preoccupiamo di guardare oltre il bianco e fresco cotone dell'infermiera che ci preleva il sangue, oltre il sorriso dell'assistente a domicilio che parla al nonno, della ragazza carina che affetta il pane dietro il bancone della gastronomia, di quella in minigonna con in mano le forbici per tagliarci i capelli, o di quella che ci guarda negli occhi mentre sorseggia il suo drink a tavola."


Ma cosa scatena in una mente umana il desiderio di uccidere? 
Cosa provoca la perdita di ogni inibizione, di ogni paura nei confronti di uno dei crimini più aberranti con la conseguente pulsione di commetterlo?
In questo saggio scoprirete che svariati sono i fattori  che portano ad un black out mentale nel quale scatta un meccanismo pericoloso che porta l'individuo a cercare la soluzione finale nella morte di un altro, che sia per interesse economico, affettivo o puramente per divertimento.

A differenza del serial killer uomo, la donna agisce in modo più subdolo e silenzioso, quasi mistico, secondo rituali e passaggi ben precisi e calcolati.
In un mondo abituato a classificare la donna come un essere generoso, empatico, propenso ad accudire una famiglia, dei figli, dei genitori, dei nonni, una creatura capace solamente di sentimenti ed atteggiamenti positivi e fiabeschi, cosa potrebbe andare storto?
Cosa potrebbe trasformare un individuo tranquillo e pacato, dedito all'amore per gli altri in un essere mostruoso senza scrupoli pronto a mietere un numero indefinito di vittime?
Qual è il meccanismo che scatta nella mente di una vittima che diviene carnefice?

In Genesi mostruose l'autore cerca di trovare una risposta a questa moltitudine di quesiti, parlandoci delle donne più efferate e crudeli della storia, dalla contessa sanguinaria Bathory, famosa per le terribili torture perpetrate ai danni delle sue umili servitrici per soddisfare i suoi desideri più oscuri, alle donne della rivoluzione industriale Ottocentesca con una spiccata simpatia per l'arsenico e i veleni in generale, alla più contemporanea Alileen Wuornos, divenuta mostro, si pensa, per l'amore morboso nei confronti dell'unica persona che l'abbia mai accettata in tutta la sua vita disadattata.
E con loro tutte le altre donne che si sono macchiate di delitti così gravi ed orribili da diventare famose nella scena criminale, così come tutte quelle che ancora non conosciamo e che non conosceremo, tutte quelle di cui non abbiamo il minimo sospetto, ma che magari si celano a pochi passi da noi.

Secondo le statistiche, una persona media almeno una volta nella vita, inconsapevolmente, incrocia lo sguardo di un serial killer e non lo saprà mai.
Non sapremo mai se la donna al supermercato nella corsia dei pesticidi stia meditando di avvelenare il marito per incassare i soldi dell'assicurazione, non sapremo mai se la commessa o la parrucchiera o la premurosa madre di famiglia stiano pensando di uccidere i propri figli perché non si possono permettere di mantenerli col loro misero stipendio, o ancora, non sapremo mai se la nostra migliore amica o una nostra conoscente tengano rinchiusa nello scantinato una ragazza con cui soddisfare assieme al marito o al compagno le fantasie più macabre ed inquietanti.

Ma una cosa la sappiamo per certo.
Quando un ingranaggio nel complesso meccanismo che è la mente umana si arrugginisce e salta come un petardo, il cervello non è più in grado di ragionare ed ecco che giunge l'idea, un'idea disturbante come un tarlo che continua a cibarsi del legno, un'idea che affonda le radici e si espande a macchia d'olio, un'idea malsana che in quel momento si rivela un'ottima idea.
La donna, così come l'uomo ma in modo più subdolo, più controllato, più controverso, inizia ad uccidere. 
E una volta commesso il primo delitto, gli altri non saranno più un problema.

Nua ci guida in una lettura cupa, disturbante, perfetta, rivoltante, adatta a stomaci forti ma anche a chi è affascinato dalla morte e dalle sue forme, da personalità che non appartengono solo ai thriller, ma che possono essere più vicine di quello che pensiamo.

LA MIA VALUTAZIONE

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giovedì 21 gennaio 2021

Review party "Sorcery of Thorns" - Margareth Rogerson

 

TRAMA

Trovatella allevata in una delle Grandi Biblioteche di Austermeer, è cresciuta in mezzo agli strumenti della stregoneria: grimori magici che sussurrano e sferragliano catene. Se provocati, si trasformano in mostri inquietanti di cuoio e di inchiostro. Ciò cui Elisabeth ambisce è diventare una guardiana, incaricata di proteggere il regno dalle minacce della magia.

 Il suo disperato tentativo di impedire l’atto di sabotaggio che libera il grimorio più pericoloso della biblioteca finisce per ritorcersi contro di lei: ritenuta coinvolta nel crimine, viene condotta nella capitale, in attesa di interrogatorio. L’unica persona su cui può fare affidamento è il suo nemico di sempre, il Magister Nathaniel Thorn, con il suo misterioso servitore; ma tutto sembra intrappolarla in una congiura secolare, che potrebbe radere al suolo non solo le Grandi Biblioteche, ma anche il mondo intero.

 A mano a mano che la sua alleanza con Nathaniel si rafforza, Elisabeth inizia a mettere in discussione tutto quello che le hanno insegnato sui maghi, sulle biblioteche che ama così tanto, e soprattutto su se stessa. Perché Elisabeth ha un potere che non avrebbe mai sospettato, e un destino che non avrebbe mai potuto immaginare.


RECENSIONE 

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio angolo di caos, carta ed inchiostro!
Oggi vi parlo di un'uscita super attesa dai molti, super chiacchierata, ma che ahimè (strano eh?!) a me non è piaciuta così tanto, vi spiegherò il perché evitando spoiler e cercando di non essere prolissa stile Iliade ed Odissea.

Innanzitutto ringrazio Rossella di Twinstabook e Mondadori per aver organizzato l'evento ed avermi permesso di partecipare!
Sorcery of Thorns non si risparmia dal punto di vista estetico, dato che abbiamo una bellissima copertina e come sempre pagine dal filo colorato, tuttavia il contenuto lascia un po' a desiderare e questa cosa mi ha delusa non poco.

Partiamo dall'idea di base: Elisabeth vuole diventare una guardiana, ovvero la paladina della giustizia pronta a difendere a spada tratta il mondo intero dalla minaccia della magia, è orfana e cresce in una delle grandi biblioteche del regno...dove i Grimori vivono.
E voi direte "In che senso? Stanno sugli scaffali a prendere polvere? Vivono nel senso che stanziano sui ripiani a farsi sfogliare come non ci fosse un domani?". Ecco, no.
Nelle biblioteche di Austermeer, i libri si muovono, borbottano, parlano, litigano sputacchiando inchiostro qui e là, fanno le moine, si arrabbiano e si possono trasformare in orrendi esseri chiamati Malefict che sono appunto le creature che ogni buon guardiano dovrebbe tenere alla larga dal mondo esterno per garantire almeno un briciolo di sicurezza al popolo.
Elisabeth è un'apprendista guardiana, ma non sa nemmeno lei cosa vuole dalla vita.
All'inizio è fermamente convinta che quello sia il suo percorso, soprattutto dopo un avvenimento spiacevole che coinvolgerà una persona a lei piuttosto cara, ma verso la fine, mentre la trama si sviluppa, cambierà repentinamente idea mettendosi nelle mani di coloro che, indovinate un po', ha sempre disprezzato e ripudiato in quanto individui inclini all'uso della magia ed all'evocazione di demoni.

Non andrò oltre con la spiegazione della storia per non incappare in spoiler fastidiosi, vi basti sapere che ho trovato degli spunti interessanti come anche degli enormi buchi di trama in cui avrei voluto fermarmi un attimo, tornare indietro e rileggere qualche passaggio per capire se non avessi afferrato io il concetto o se effettivamente l'autrice non l'avesse inserito bene nel contesto.
Buona la seconda.
Ci sono un po' troppe situazioni che non vengono spiegate per bene, cose lasciate a metà ficcate all'interno della trama giusto per infoltirla ma che non aggiungono nulla alla storia se non un bizzarro guazzabuglio di momenti imbarazzanti in cui ci si chiede "Ma davvero?".

Un esempio che vorrei portare riguarda l'evocazione dei demoni.
In questo libro è illegale evocare demoni di basso rango (che sono anche piuttosto stupidi e non brillano per intelligenza) poiché risultano essere estremamente pericolosi, dispettosi e portatori di caos, tuttavia i demoni di alto rango, con un cervello che pensa e che potrebbe attuare strategie di apocalissi ed esplosioni cosmiche, indistruttibili e potenti, bè che problema c'è? 
Quelli si possono tranquillamente chiamare su questo mondo e donargli anche qualche anno della propria vita perché ci preparino una bella tazza di tea o un piatto di minestra, ogni tanto ci aiutano a sterminare ed eliminare il male e poi tornano ad indossare i loro grembiuli di pizzo bianco.

Come già detto, l'idea di base era davvero buona, il mondo dei Grimori e le loro caratteristiche, il fatto che vengano classificati in base alla loro pericolosità, che possano anche loro ammalarsi (vedi pidocchi dei libri), che possano provare emozioni come rabbia o dolore, era una prospettiva davvero interessante su cui costruire una bella trama intricata.
Peccato che il villain si venga a scoprire nemmeno a metà libro e lo si può riconoscere tranquillamente anche prima che venga smascherato. Peccato che sia un antagonista che tanto antagonista non è, dato che non si capisce bene per quale motivo faccia quel che fa, tanto che alla fine si pente pure ed implora pietà.

Per quanto riguarda i personaggi, ho trovato che Elisabeth sia piuttosto piatta ed inespressiva, certo ha un carattere e dei desideri, alle volte lascia trasparire una forza ed una determinazione che la costringono a combattere e difendersi da sola, senza l'aiuto di nessuno (anche se a quanto pare tutti sono disposta ad aiutarla nel momento giusto), tuttavia non mi ha trasmesso un bel niente, e come lei anche il personaggio maschile, Nathaniel, che avrebbe dovuto essere un po' più presente nella storia per poter essere apprezzato ma che alla fine si vede forse in tre, quattro scene e poi, per Dio, le battutine che l'autrice ha scelto di fargli fare? Era meglio lasciarlo stare zitto. Il suo potere, il potere acclamato e pericoloso per cui la sua famiglia è così famosa dove sta? Quando compare? 

Unico personaggio di cui gradirei un libro a parte è il demone di Nathaniel, Silas, che sembra essere quello con più sale in zucca di tutti quanti e quello con più raziocinio, nonché quello sempre pronto ad impedire le situazioni più catastrofiche della storia: di lui avrei preferito un approfondimento sul suo rapporto con gli esseri umani e soprattutto col suo padrone, ma qui di approfondito c'è ben poco quindi passo

Nel complesso direi che due sono le cose positive di questo libro!
La prima è sicuramente che si lascia leggere in poco tempo, nonostante la mole di 400 pagine e più, scorre velocemente e la storia non contiene sotto trame rilevanti di conseguenza si va dritti al punto e ci si arriva anche piuttosto in fretta. 
L'idea di fondo e il mondo dei Grimori erano una bellissima idea, ma in questo contesto sviluppata poco e non così bene, purtroppo, nonostante tutto rimane un bello spunto di riflessione: come sarebbe il mondo se i nostri libri potessero parlare?

Ciò che invece non mi ha entusiasmata, a parte le motivazioni già citate, è il finale frettoloso e lasciato praticamente a metà: non si sa come sia stato evitato il peggio, come sia finito il rivale, cosa sia successo in generale. 
L'autrice ha dato un taglio netto alla scena di climax verso la fine e poi è partita subito con un epilogo decisamente scioccante.
La fine di ogni capitolo è improvvisa e alle volte assurda, seguita poi dall’inizio confuso di quello successivo che ci catapulta in un'altra situazione, in un momento che non c'entrava nulla col contesto precedente e che lascia anche piuttosto storditi.
Abbiamo capito che tutte le case del regno sono in mattoni rossi, ci sono un sacco di pozzanghere e odori molesti nei viottoli frequentati da uomini poco raccomandabili.
Ho capito troppo tardi che questo libro purtroppo non mi ha entusiasmata come mi aveva promesso la trama.


Ps. Ovviamente se il libro vi è piaciuto, sappiate che questi sono i miei pensieri riguardo la lettura. 
Ho esposto i motivi per cui l'ho apprezzato e quelli per cui un po' meno, in modo strettamente modesto e personale.

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LA MIA VALUTAZIONE

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lunedì 18 gennaio 2021

Recensione "Romolo - Il primo re" - Franco Forte e Guido Anselmi


TRAMA

In una terra selvaggia e primordiale, ammantata di storia e superstizione, un vomere traccia il solco di una città: nessuno immagina che è appena nata Roma, la Città Eterna. La storia dietro quell'attimo fatale è però molto diversa dalla leggenda che tutti conosciamo, perché avviene in un tempo di fame, freddo e carestie, dove la sopravvivenza è spesso sinonimo di sopraffazione. E la lupa non è affatto quella che i miti ci hanno tramandato. Perché la fondazione di Roma è un'avventura cruda e disperata, un'epopea di resilienza, un solco di sangue tracciato nel nostro passato che racconta la sfida primordiale fra due gemelli consacrati dagli dèi, e il suo doloroso esito, che ne ha proclamato il vincitore: Romolo, il bambino sopravvissuto alla morte, il ragazzo che ha combattuto nel fango e nel dolore, l'uomo che per realizzare il suo sogno ha piegato un mondo ostile, brutale e dominato dalla violenza, dando così inizio alla più gloriosa potenza antica che la Storia ricordi. Romolo, il primo re.

RECENSIONE

Buongiorno lettori! 
E benvenuti ancora una volta nel mio angolo di spensieratezza e tanta, tanta carta ed inchiostro!
Oggi vi vorrei parlare di una lettura che mi ha accompagnata negli ultimi giorni di Dicembre, una lettura a sfondo totalmente storico a cui mi sono approcciata con i piedi di piombo, dato che come sapete sto imparando piano piano a conoscere questo genere e ad apprezzarlo nonostante sia un po' fuori dalla mia comfort zone.

Parliamo di un capitolo storico affascinante, che ci riguarda molto da vicino, ovvero la storia di Roma e della sua fondazione, nonché dei sette re i cui nomi ci sono stati insegnati a scuola un po' come una filastrocca ridondante, senza comunque conoscerne le vere ed effettive vicissitudini.

Mondadori ha per l'occasione partorito per la sua sezione storica una raccolta di sette volumi dedicati a questi famosi re, di cui oggi porto il primo libro dedicato al re e fondatore di Roma, intitolato "Romolo, il primo re", scritto a quattro mani da Franco Forte e Guido Anselmi (ringrazio sentitamente per l'invio  gratuito del file in pdf!).

Le origini di Roma le conosciamo un po' tutti: Rea Silvia dà alla luce due splendidi gemelli che vengono allontanati per motivi strettamente politici dal trono a cui avrebbero diritto, una gravidanza che molti imputano al seme del dio della guerra Marte, ma che in realtà è il frutto di un amore proibito e pericoloso tra una ragazza di sangue reale e uno schiavo.

La vicenda narrata in questo libro di circa 360 pagine si concentra soprattutto su ciò che precede la nascita dell'impero più famoso e potente della nostra storia, l'impero di Roma, cuore pulsante di una cultura che ha influenzato non solo la nostra nazione, ma anche Paesi all'infuori dei nostri confini.

Romolo e Remo nascono in un momento in cui la società risulta essere ancora piuttosto sbilanciata, una società formata da classi sociali o estremamente ricche o estremamente povere; in particolare la situazione di povertà che mina alcuni gruppi di pastori ed agricoltori che vivono ai bordi dei paesi più grandi ed abitati dove chi se lo può permettere gode dei propri privilegi, viene descritta come colpita quotidianamente da carestie, pestilenze e razzie che rendono ancora più fragile una situazione già precaria.
Nei piccoli villaggi dove la gente tenta di autosostentarsi con ciò che ottiene dalla natura e dove la superstizione la fa da padrona, dove un cattivo raccolto o una malattia che colpisce il proprio gregge vengono additate come la conseguenza dell'ira divina, crescono Romolo e Remo, due gemelli simili nell'aspetto fisico, ma molto diversi nel carattere.

Mentre Remo viene descritto come un ragazzo piuttosto impulsivo, incline agli attacchi di rabbia, con poca attitudine alla riflessione ed estremamente competitivo nei confronti del fratello, Romolo invece si distingue per essere più tranquillo e pacato, più pragmatico e riflessivo, con modi più diplomatici nei rapporti con gli altri e soprattutto di indole che esclude l'aggressività e che ben presto sarà la causa di numerosi battibecchi, anche molto violenti, tra i due.

Non mi dilungherò ulteriormente nello spiegare la storia che vorrei scopriste voi un po' alla volta, tuttavia preferirei dirvi cosa ho apprezzato e cosa non sono riuscita a percepire da questa vicenda.
Ciò che mi ha colpita è soprattutto il contesto in cui viene sviluppata la trama, ovvero un'ambientazione cruda e senza scrupoli, dove si uccide per ottenere il potere, per prevaricare sull'altro, dove un crimine minore come la rapina viene punito con la morte, dove gli intrighi politici vengono imbastiti all'ordine del giorno e non si ha pietà nemmeno per dei neonati che, per mantenere la buona facciata di un re di fronte al suo popolo, vengono condannati a morte.
Il mondo prima di Roma era un mondo barbaro, freddo, ostico, estremamente complicato per la sopravvivenza, ma semplice per i modi in cui si risolvevano anche i più piccoli problemi: la morte e la tortura erano le soluzioni più gettonate per evitare spiacevoli conseguenze, ma anche a credenze popolari gli antichi pre-romani non scherzavano.
Per qualsiasi cosa si chiedeva aiuto agli Dei e si poteva solo sperare che loro, nella loro magnificenza e dall'alto dei loro troni dorati, potessero rispondere alle preghiere ed esaudirle: la superstizione, il timore delle divinità, le profezie, erano tutte componenti estremamente rilevanti nella vita quotidiana di queste persone.

Un'altra cosa che ho apprezzato è sicuramente la descrizione delle tecniche adottate in battaglia che Romolo affinerà e metterà in pratica nel corso della storia: se all'inizio si combatteva per sopravvivenza e con qualsiasi strumento a portata di mano, senza organizzazione e senza una tecnica, successivamente la guerra verrà trasformata in un "gioco" di strategie e metodi più efficaci per mettere in ginocchio il nemico. I Romani sono famosi infatti per le formazioni difensive in battaglia e per essere degli ottimi strateghi in materia bellica.

Ciò che invece dal mio punto di vista mi è risultato difficile è stato immergermi completamente nelle varie vicende, dato che non si scava fino in fondo negli animi dei personaggi, si tende a rimanere lievemente in superficie, mi sono mancate le emozioni, quelle forti ed inaspettate, (non sto dicendo che non ci siano caratterizzazioni, anzi i personaggi sono ben delineati), e questa è stata un po' la causa per cui non sono completamente entrata in empatia con tutti loro, ma questo è pur sempre un mio modesto parere.
Ci sono stati dei momenti in cui avrei davvero voluto che gli autori si soffermassero di più sul passato di alcuni personaggi secondari e sulle loro vite, sulle abitudini, le debolezze, i sentimenti, ma nonostante tutto nel complesso questa si è rivelata una lettura molto interessante.

Il linguaggio utilizzato è piuttosto semplice, anche se nelle scene di battaglia si dimostra essere piacevolmente tecnico e preciso, e le descrizioni le ho trovate meticolose ma mai pesanti e stucchevoli, uno stralcio sulle origini della nostra storia che merita di essere letta anche da chi non è amante del genere, poiché non si troveranno i tipici spiegoni sulla nascita di Roma, ma una storia di sacrifici, tradimenti, amori non corrisposti e amori strappati all'odio, povertà, sofferenza, lame, sangue e sudore.

Sangue e sudore su cui sono state gettate le basi di una delle civiltà più forti ed imponenti di tutti i tempi.

LA MIA VALUTAZIONE

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venerdì 15 gennaio 2021

Recensione "Tenebre e ossa" - Leigh Bardugo


 TRAMA

L’orfana Alina Starkov non ha grandi ambizioni nella vita, le basterebbe fare al meglio il suo lavoro di apprendista cartografa nell’esercito di Ravka, un tempo nazione potente e ora regno circondato dai nemici, e poter stare accanto al suo buon amico Mal, il ragazzo con cui è cresciuta e di cui è innamorata da molto tempo. Ma il destino ha in serbo ben altro per lei.

 Quando il loro reggimento attraversa la Faglia d’Ombra, la striscia di oscurità quasi impenetrabile che taglia letteralmente in due il regno di Ravka, lei e i suoi compagni vengono attaccati dagli esseri spaventosi e affamati che lì dimorano. E proprio nel momento in cui Alina si lancia in soccorso dell’amico Mal ferito gravemente, in lei si risveglia un potere enorme, come una luce improvvisa e intensa in grado di riempirle la testa, accecarla e sommergerla completamente.

Subito viene arruolata dai Grisha, l’élite di creature magiche che, al comando dell’Oscuro, l’uomo più potente di Ravka dopo il re, manovra l’intera corte. Alina, infatti, è l’unica tra loro in grado di evocare una forza talmente potente da distruggere la Faglia e riunire di nuovo il regno, dilaniato dalla guerra, riportandovi finalmente pace e prosperità. Ma al sontuoso palazzo dove viene condotta per affinare il suo potere, niente è ciò che sembra e Alina si ritroverà presto ad affrontare sia le ombre che minacciano il regno, sia quelle che insidiano il suo cuore.

RECENSIONE

"Ti aspettavo da tanto tempo, Alina. Io e te cambieremo il mondo."

"Non sono il genere di persona che cambia il mondo."

"Aspetta e vedrai."


Buonasera lettori e benvenuti o bentornati nel mio piccolo angolo caotico di carta ed inchiostro!
In occasione dell'uscita del 19 Gennaio di Assedio e tempesta, secondo volume della trilogia Grishaverse di Leigh Bardugo, oggi colgo l'occasione per parlarvi invece del primo libro, ovvero Tenebre e ossa, libro d'esordio della stessa autrice di Sei di Corvi e Il regno corrotto.

Essendo io amante dello stile di scrittura della Bardugo, non potevo esimermi dal leggere anche questa splendida trilogia, che ha tutte le carte in regola per entrare tra le mie preferite del nuovo anno: vi voglio spiegare il perché!

Sono partita con le aspettative piuttosto basse, poiché ho visto questo libro in ogni account di ogni bookstagrammer e le opinioni generali convergevano tutte su un unico punto in comune: il worldbuilding risulta piuttosto acerbo e più semplice in confronto a quello che caratterizza invece la duologia dei bastardi del Barile; di conseguenza quando ho deciso di intraprenderne la lettura esattamente un paio di settimane fa, ho iniziato aspettandomi di trovare uno stile più leggero e superficiale, delle descrizioni più frivole e una caratterizzazione dei personaggi poco precisa.
Devo ammettere che invece sono rimasta sorpresa nel constatare che sì, forse il worldbuilding non sarà arzigogolato e tecnico come in Sei di corvi, ma la storia e i protagonisti sono riusciti a conquistarmi già dalle prime pagine.

Alina è una ragazza orfana che non si aspetta granché dalla vita, che si accontenta di svolgere la sua mansione di apprendista cartografa nell'esercito di Ravka e che da sempre vive all'ombra del suo migliore amico Mal, eccellente tracciatore, che al suo contrario è un ragazzo socievole, che non fatica a trovare il suo posto ovunque egli venga spedito, benvoluto da tutti ma soprattutto corteggiato da ogni ragazza che incrocia i suoi meravigliosi occhi blu.
Ma presto tutto cambierà quando il reggimento di cui fanno parte i due ragazzi si troverà a dover attraversare la Faglia d'ombra, una striscia di oscurità culla di creature orribili ed assetate di carne e sangue, dove la maggior parte delle persone muore nel tentativo.
Alina scoprirà così di custodire un potere unico, un potere che fa gola all'affascinante Oscuro, antico Grisha in grado di padroneggiare l'oscurità in tutte le sue inquietanti forme, e che si prenderà la briga di prenderla sotto la propria protezione per farle imparare come gestire la nuova forza che giorno dopo giorno cresce in lei.

"E così, non è vero che non commetti errori" affermai d'impulso.

Lui si fermò mentre si infilava i guanti, e io serrai nervosamente le labbra "Non volevo dir..."

"Certo che commetto errori" disse lui, la bocca incurvata in un mezzo sorriso. "Solo che non capita spesso."


Se c'è una cosa che ho amato follemente di questo libro è soprattutto l'ambientazione, una sorta di panoramica su un paesaggio che richiama per molti aspetti la Russia fredda ed ostica, spesso e volentieri cruda e spietata, ma anche incontaminata e prettamente naturale, che ospita immense steppe, boschi rigogliosi e distese di candida neve, o terra di città suntuose dove vivono re e regine, dove maestose navi mercantili e baleniere attraccano ai porti in cerca di vendere o caricare merce preziosa.
Oltre a tutto ciò mi è piaciuto molto il modo in cui l'autrice ha descritto i personaggi, senza soffermarsi in inutili dettagli, ma comunque arrivando diretta al lettore, permettendogli di figurarsi nella mente ogni protagonista della storia.
Alina è fino ad ora quella con cui sono entrata meno in empatia, almeno in questo primo volume.
La trovo una ragazza insipida, forse un po' credulona, un po' troppo ingenua, soprattutto quando si tratta di prendere per oro colato tutto ciò che esce dalla bocca dell'Oscuro, che in sostanza all'inizio la gira e la rigira come cavolo gli pare (e forse non solo all'inizio).
Mal è un altro personaggio con cui non sono andata d'accordo, dato che risulta essere piuttosto lamentoso e pesante in alcune situazioni, il tutto dovuto alla sua gelosia nei confronti di Alina che sembra essere piuttosto coinvolta nel rapporto che intrattiene con l'Oscuro.

Parlando dell'Oscuro, credo sia il personaggio più coerente con sé stesso nel corso della storia.
È una creatura antica e potente, che sa gestire il proprio dono, anche se come ogni grande potere, ha dovuto pagarne il prezzo, e scoprirete che non è un prezzo poi così basso.
A parere mio, lui è un personaggio che sa di essere visto in un certo modo e non fa nulla per convincere gli altri del contrario; sa di non essere perfetto, anzi, incute timore e alle volte ha dei modi piuttosto non convenzionali di rapportarsi alle persone, eppure non fa nulla per cambiare.
Lui è fatto così, è fatto di tenebra e non ha intenzione di far entrare il minimo spiraglio di luce.

Come potrete ben immaginare, questi tre formeranno un triangolo che avrei anche evitato, forse perché non lo trovo ben fatto, forse perché non lo trovo ben inserito nel contesto, o forse perché detesto i triangoli e preferirei che ci fosse la classica storia d'amore tra i due piccioncini senza terzi incomodi a rompere le balle. Ma i gusti son gusti e la scrittrice sembra provare un piacere immenso a far sospirare la nostra Alina non appena un individuo di sesso maschile le posa gli occhi addosso (sì, sto leggendo Assedio e Tempesta e sì, Alina si sta rivelando ancora più insopportabile, capricciosa e paranoica. Amen.)

Ad ogni modo, a parte questo dettaglio che personalmente non apprezzo, la lettura è stata scorrevole, la storia si lascia leggere davvero in breve tempo, è magnetica, e l'introduzione al mondo Grisha e alle sue regole (al contrario di ciò che pensate, ci sono le discriminazioni anche tra chi ha i super poteri!) è ben descritta. Si nota che questo è un libro di introduzione, infatti, dove conosciamo le varie fazioni di Grisha, le loro origini e quella che è un po' la loro storia, dove ci viene spiegato ad esempio come è nata la Faglia d'ombra, quali sono i vizi e le virtù dei regnanti di Ravka, insomma, la trama si snoda attorno alla spiegazione del mondo in cui è ambientata. 

Nel complesso, quindi, questo libro mi è piaciuto? Sì, ma con delle riserve.
Sono curiosa di sapere dove andrà a parare la storia nel secondo volume, di conoscere qualcosa in più sull'Oscuro ( ora come ora sono TeamDarkling) e di vedere come andrà a finire e quali saranno le sorti che toccheranno alla potente Ravka.
Come libro d'esordio, direi che la Bardugo ha fatto centro, ma si nota che in confronto alla dilogia di Ketterdam è, appunto, un esordio. 
Alla prossima con la recensione del secondo libro del Grishaverse in uscita tra qualche giorno, Assedio e tempesta!

LA MIA VALUTAZIONE

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venerdì 8 gennaio 2021

Recensione "La ruota d'argento" - Dama Berkana

 

TRAMA

Ogni anno, per tre notti, fenomeni inspiegabili avvengono nella mitica terra di Iperborea. Re Ailim sente che qualcosa nella foresta di Aramo lo sta chiamando e attende la sua venuta. Il suo Primo Cavaliere Cahal, al contrario, non si lascia suggestionare. Eppure, nessuno dei due sospetta che la terribile minaccia degli Oscuri sta per abbattersi su di loro e che solo restando uniti potranno fermarla. Ciò che si cela dietro le magiche notti del mese di Samon cambierà per sempre non solo le loro vite, ma quelle dell’intero Cosmo.

Personaggi leggendari, divinità mitologiche e suggestive atmosfere del mondo celtico tessono la tela de “La Ruota d’Argento”.
Un’avventura mozzafiato si palesa all’orizzonte, ma solo chi avrà il coraggio di compiere il proprio destino toccherà le stelle.

RECENSIONE 

"La Ruota d'Argento muore e rinasce eternamente nel cielo."


Buongiorno lettori!
Benvenuti o bentornati nel mio angolo caotico di carta ed inchiostro!
Oggi vi vorrei parlare di una collaborazione che ho piacevolmente accettato l'anno scorso, a Dicembre, e di cui finalmente posso parlarvi, ovvero il fantasy d'esordio La Ruota d'Argento di Dama Berkana.

Entriamo subito nel vivo e parliamo dei personaggi principali della storia, ovvero il giovane ed estroverso Ailim, futuro re di Iperborea, e Cahal, che diverrà il suo primo cavaliere, amico di sempre e fratello, cresciuto nel castello perché rimasto prematuramente orfano, ragazzo dal carattere più ponderato e pragmatico di Ailim, ma altrettanto impavido.

L'autrice ha voluto mettere in evidenza i caratteri così diversi ma altrettanto simili dei due ragazzi, per sottolineare un sentimento di fiducia ed affetto reciproci, un sentimento fraterno che va oltre al sangue e che demarca la volontà di entrambi di sacrificare la propria vita, se necessario, per il bene dell'altro.
Il rapporto tra Cahal ed Ailim è stata una delle cose che ho apprezzato maggiormente, come anche il loro sviluppo nel corso della storia, dove da ragazzini pieni di insicurezze ed avidi di insegnamenti, saranno destinati a diventare uno il re di Iperborea e l'altro il suo primo cavaliere, ma non solo.
Iperborea ha piani molto più complessi ed articolati per i due ragazzi, e la minaccia del ritorno degli Oscuri, ammantati della loro tenebra, grava su di loro come una pesante spada di Damocle.

Oltre alla caratterizzazione dei personaggi, che ho trovato molto gradevole anche se fortunatamente l'autrice non ci si sofferma molto ammorbandoci con descrizioni pesanti che rischiano di rendere lenta la lettura, ho amato a dismisura l'ambientazione e l'intricata trama che si snoda pagina per pagina.
Essendo un'amante sfegatata di tutto ciò che riguarda il mondo esoterico e magico, ho adorato come Daniela sia riuscita a creare un mondo completamente inventato basandosi però sul folklore e sulla mitologia celtica reali, quelli che ci sono stati tramandati dagli antenati dei nostri antenati, che prima di noi hanno camminato su questa terra, affidandosi alle antiche profezie dei druidi, alla divinazione delle stelle e del fuoco, alla credenza che in un certo periodo dell'anno le anime dei defunti tornassero a vagare sul piano fisico per ritrovare i propri cari.

A mio parere l'autrice, pur essendo ai suoi esordi, è riuscita a costruire una dimensione magica che sembra essere davvero esistita agli albori della razza umana, una dimensione primordiale alla quale non riusciremmo mai a collegarci ora come ora, circondati da sfarzi e tecnologie che a poco a poco mettono a tacere il lato istintivo di ognuno di noi.

La Ruota d'Argento è un libro che non si legge in un giorno, poiché ho trovato che vada vissuto un po' alla volta, che a tratti potrebbe risultare un po' lento per via delle descrizioni che spiegano il funzionamento del controverso mondo di Iperborea, ma che sono necessarie a comprendere meglio l'enorme ingranaggio che c'è dietro, perché Daniela ha messo in piedi una storia piuttosto intricata che si vede essere il frutto di uno studio approfondito di base sul mondo magico celtico e nordico, una conoscenza tutt'altro che superficiale.

Se avete voglia di innamorarvi di un luogo in cui la magia impregna la terra, ogni albero di ogni bosco, ogni creatura vivente, ogni fuoco e ogni stella, di un luogo in cui ogni personaggio ha un suo ruolo fondamentale nella storia ed una sua semplice azione può cambiarne interamente il corso, Iperborea è il posto giusto per voi!

Ps. Qui sotto un breve estratto che ho amato alla follia! Alla prossima recensione!

"Il buio egli con paura zittisce, è certo che la vita non gli vada mischiata ma erra, non l'ha ben osservata.

La sua luce è un tutt'uno con le tenebre, è ciò che brillante la renderà.

Oh giovane mortale, è il Samhain il momento ideale.

L'occasione che stavi aspettando, il Samhain te la sta donando.

La tua anima sarà completa con l'oscurità che accetterai lieta.

Ho nuove per te: il cervo maschio bramisce, nevi invernali, l'estate è finita."



LA MIA VALUTAZIONE

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