mercoledì 24 febbraio 2021

Recensione "Io, Tituba strega nera di Salem" - Maryse Condé

TRAMA

Nel 1692 la comunità puritana di Salem, nel New England, fu lacerata da uno dei più famigerati processi per stregoneria della storia. Le accuse, gli interrogatori, le torture e le condanne che seguirono coinvolsero più di centocinquanta persone e culminarono nella condanna a morte di diciannove imputati, in maggioranza donne. La nera Tituba, schiava di origine caraibica di proprietà del Reverendo Parris, fu accusata di istigare le donne e le fanciulle bianche alla stregoneria e ai commerci con il Maligno; la giovane schiava veniva dalle piantagioni delle Antille, e il romanzo a lei ispirato si apre sul luogo della sua nascita, l’isola di Barbada. Tituba è figlia di una donna nera violentata da un marinaio bianco durante la traversata oceanica e, nel corso delle peripezie che sconvolgono la sua vita fin dall’infanzia, viene iniziata ai riti e alla magia da Man Yaya, una vecchia curatrice africana. Da allora, Tituba ricorrerà spesso ai sortilegi e ai contatti con gli spiriti della sua tradizione, per reagire al disprezzo e ai soprusi dei bianchi: tutto il romanzo è così percorso da un’atmosfera di magia e sensualità, ma al tempo stesso è fondato sulla sanguinaria realtà della schiavitù nelle colonie del Nuovo Mondo, delle rivolte di schiavi e della "caccia alle streghe" del Seicento.

RECENSIONE

Buongiorno lettori e bentornati nel mio angolino di carta ed inchiostro!
Oggi vi parlo di una rilettura, cosa che fino a poco tempo fa credevo impossibile fare, dato che le riletture non fanno per me, perché credo facciano scemare in fretta l'interesse del libro dato che l'abbiamo già letto e si sa già come andrà a finire e come si svilupperà la storia.
Ma con Tituba è stato tutto diverso e, per certi versi, anche commovente più della prima volta.

La storia di Tituba è una storia difficile, scalfita da molta sofferenza e scelte continuamente sbagliate, ma anche da una volontà di vivere ferrea come ce l'hanno davvero poche persone.
Questa non sarà una recensione, perché non mi permetterei mai di recensire un libro di alto livello come questo, non me la sento proprio, non ne ho la competenza, ma proverò a dirvi ciò che mi ha trasmesso e ciò che invece quando lo lessi molto tempo fa mi è sfuggito come acqua tra le dita, perché rileggere alcune cose a ventotto anni è ben diverso dal farlo quando ne hai solo quattordici e il mondo ti sembra ancora vagamente un posto accettabile.

Tituba è ancora una ragazzina quando è costretta a scontrarsi con una realtà orribile e spietata, che è quella della schiavitù delle persone come lei, di colore, costrette ad essere "acquistate" come oggetti dai proprietari delle piantagioni delle Antille, trattate peggio degli animali ed escluse solamente per la colpa di una pelle più scura e di usanze differenti da una religione ed uno stile di vita puritani, tipici del Diciassettesimo secolo.
Sbalzata da una parte all'altra delle Americhe, Tituba conoscerà moltissime persone, poche solidali con lei, non immaginatevi una storia in cui la protagonista scalfita dai pregiudizi e dal razzismo dei bianchi viene compatita, anzi, attendetevi una vicenda in cui pochissimi saranno coloro che la prenderanno in simpatia, e che il più delle volte saranno anche coloro che la tradiranno in modo piuttosto subdolo.

L'ambientazione è costruita in modo magistrale dalla Condé che ha uno stile di narrazione magnetico, incalzante e poetico, dai toni esotici tipici dei luoghi da cui ha origine Tituba, luoghi caldi, dai colori vivaci e dalla spiccata fertilità, in cui crescono piante e fiori adatti agli usi magici che lei, strega iniziata da Man Yaya, una curatrice africana, non esita ad usare per i suoi rituali esoterici, rituali che la comunità dei bianchi non vede di buon occhio, collegandoli istantaneamente alla figura di Satana.

Tituba vive nella sua capanna ai margini di una piantagione, libera dalle costrizioni della supremazia bianca, ed è ancora una bambina senza la mamma, impiccata con la colpa di essersi difesa da un uomo che voleva usarle violenza. Impiccata per aver impedito ad un bianco, con una coltellata, di violarla per la seconda volta, dopo che la prima il frutto dello stupro si è incarnato in una figlia che non ha mai desiderato.
Ci troviamo in un'epoca, infatti, in cui le schiave delle piantagioni subiscono abusi di ogni tipo che non vengono mai considerati, perché perpetrati nei confronti di una "razza" che non è lontanamente paragonabile a quella bianca e che viene considerata inferiore, spazzatura.

La libertà della splendida Tituba, che vive in pace nella natura e che comunica quotidianamente con i suoi cari morti, quelli che lei chiama "gli invisibili" , ogni volta che il sole tramonta lasciando il posto alla buia notte, viene turbata dall'arrivo di uno schiavo nero giovane e prestante di nome John Indian.

"I morti muoiono solo se muoiono nei nostri cuori. Vivono se li amiamo teneramente, se onoriamo la loro memoria, se posiamo sulle loro tombe le pietanze che preferivano da vivi, se a intervalli regolari ci raccogliamo per ricordarci insieme di loro."


Nella vita di Tituba gli uomini saranno la fonte principale dei propri problemi.
John Indian è uno schiavo che si adopera per piacere assolutamente ai suoi padroni, una personalità che al giorno d'oggi etichetteremmo come "lecchina" , ruffiana, accondiscendente, per mantenere il proprio stile di vita al di sopra della media degli altri schiavi, per avere soprattutto salva la pelle nel momento in cui la coppia verrà "comprata" dal rigido reverendo Samuel Parris che la condurrà nella grigia cittadina di Salem, teatro di una delle più efferate cacce alle streghe del periodo in cui l'eresia veniva condannata e risolta con la pena di morte, dopo spesso estenuanti sedute di tortura.

Passiamo quindi da un'ambientazione colorata, calda, dove la schiavitù diventa normalità e quindi viene vissuta come tale e dove esistono anche i momenti di collettività tra persone dello stesso colore, in cui si danza e si canta, lasciandosi andare a momenti di euforia e vivacità, ad una cittadina dalla mentalità chiusa, puritana, grigia, monotona e fredda, dove il Diavolo sembra aver piantato il suo seme.
Ed è stato proprio questo il pezzo di storia con cui mi sono sentita più affine sia quando lo lessi molto tempo fa, che in questi giorni, nonostante siano passati più di dieci anni.
La caccia alle streghe di Salem è stato un avvenimento che ha macchiato la storia del diciassettesimo secolo in modo indelebile, il risultato di una psicosi collettiva frutto di una radicata ignoranza che ha portato alla condanna e alla morte di numerose persone del villaggio, in maggioranza donne.
Tituba si trova quindi contro la sua volontà, invischiata in una vicenda sanguinosa che la coinvolgerà a tutto tondo, marchiandola per sempre come strega di fronte alla comunità di Salem, la stessa che non l'ha mai accolta e che aveva solo bisogno di un pretesto per accusarla.
Tituba ha la pelle nera. Tituba non si vuole prostrare di fronte ad un solo Dio. Tituba comunica coi morti e guarisce i vivi da malattie terribili. Tituba è una strega, è una donna, e va condannata.
Tituba non desidera piegarsi alle regole della supremazia bianca. 
Tituba è una donna dall'animo moderno trapiantata in un'epoca ancora acerba che non si è preparata abbastanza per quelle come lei e che di conseguenza non l'accetta.
Tituba è innamorata dell'amore e forse è una di quelle cose che la porterà a compiere le scelte sbagliate che la condurranno verso i momenti più bui della propria vita.

"Tituba, tu non pensi che essere donna sia una maledizione?"


La Condé illustra per filo e per segno la vicenda che ha sporcato la storia del Massachussets, arricchendola quel poco che basta a romanzarla e a renderla quasi una visione onirica che tende all'incubo, ma ci racconta anche la vita arresa di coloro che venivano strappati dalla loro terra per essere impiegati nel duro lavoro delle piantagioni, privati dell'identità e della dignità.
Racconta la storia di donne stuprate costrette a guardare negli occhi il frutto di quell'orrendo avvenimento giorno dopo giorno, di donne che anche se non di colore, come la povera moglie del pastore Parris, costrette a vivere nella rigidità di una società che le vuole posate, sottomesse all'uomo, private della capacità di ribellarsi o solo di esprimere una propria opinione.
Possiamo quindi dire che Tituba è una delle prime femministe della storia?
Una delle prime che vuole sconfiggere ed abbattere i muri di pregiudizi che la rinchiudono? 
Che si rifiuta di abbassare la testa di fronte agli uomini e alle donne bianche? 
Che non accetta che il suo bimbo venga al mondo in un mondo pieno di crudeltà e sceglie così di non farlo nascere?

Sicuramente questa storia non mancherà di commuovervi.
La consapevolezza che quello che andremo a leggere sia un collage di fatti realmente accaduti ci spinge ad entrare subito in empatia con la nostra Tituba, a piangere con lei nei momenti di maggiore sconforto, a provare sensazioni splendide quando condividerà il letto con gli uomini che ha amato nel corso della sua vita, chi più chi meno, a struggerci quando verrà marchiata come strega e giudicata e torturata ed uccisa moralmente.
L'autrice riesce col suo stile di scrittura delicato e poetico a descrivere anche le scene più cruente ed orrende della vita di Tituba, donandole memoria, ricordandola come una donna indipendente, forse un po' ingenua, ma forte delle sue idee e delle sue convinzioni, legata alla sua terra natìa e sempre nostalgica, legata alle tradizioni e ai suoi antenati, sempre accanto a lei, animata da una spiritualità calda e seducente, rassicurante.

Tituba è in ognuna di noi.


LA MIA VALUTAZIONE

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lunedì 15 febbraio 2021

Recensione "Wild hunt - Cacciatori di potere" - Azzurra Pasquali


TRAMA

Saeriel è un regno magico popolato da creature fatate. È un luogo di contatto tra i mondi, con i quali scambia la magia e l’energia che gli permettono di sopravvivere.

Quando una maledizione confina alcuni tra i suoi abitanti più potenti sulla Terra e isola il regno,

Saeriel rischia il collasso.

Toccherà a Robin Red, guerriera dei berretti rossi, e agli altri componenti della Caccia Selvaggia esiliati nel mondo mortale, trovare e proteggere l’unica persona che potrebbe salvare Saeriel.

Quale sarà il prezzo che dovranno pagare per rivedere la propria casa?

 

RECENSIONE

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio caotico angolo di carta ed inchiostro!

Avete presente quelle storie che nonostante la semplicità vi conquistano già dalle prime pagine e poi quando finiscono vi lasciano quel velo di nostalgia che vi portate dietro per qualche giorno?
Ebbene, con Wild Hunt di Azzurra Pasquali è proprio successo questo!

Questo urban fantasy dalle sfumature vagamente epic si sviluppa tra la splendida Mantova ed il regno fatato di Saeriel, luogo magico da cui provengono tutti i personaggi che popolano le pagine di questo libro. 
L'autrice ha scelto di raccontare la storia in modo parallelo tra passato e presente, ed ha saputo farlo in maniera magistrale, evitando così che il lettore vada in confusione: capita spesso infatti che quando ci sono dei flashback all'interno di un libro, certi scrittori tendano a svilupparli in modo un po' fosco, caotico, dando a chi legge l'impressione che non ci sia una netta separazione tra ciò che è avvenuto e ciò che sta avvenendo.
Azzurra è riuscita inoltre ad imbastire una storia pregna di folklore di popoli diversi, riunendo sotto lo stesso tetto creature di retaggi differenti, ma unite dallo stesso scopo: liberare il regno di Saeriel dalle grinfie della crudele e tutt'altro che mansueta regina Kendra.

"Amata figlia di Saeriel, ti concedo l'onore di scendere nella profondità della Madre Terra. Entra nel cuore del Cenote, trova il suo battito, fallo tuo",  la voce di Kendra si fece più dura "e prova a uscirne, se riesci."


Parlando in particolare dei personaggi, vorrei soffermarmi soprattutto su quelli femminili, che finalmente, e dico finalmente, non rappresentano il solito stereotipo della ragazza ingenua ed indifesa che ha bisogno sempre e costantemente di essere salvata, che basta uno sventolio di ciglia per far cadere ai suoi piedi un'orda di individui di sesso maschile; Robin Red, ad esempio, è una ragazza determinata, forte in battaglia e di animo particolarmente focoso ed impulsivo, proveniente da una sorta di tribù dove la guerra ed il sangue sono il fulcro della vita quotidiana, ovvero i Berretti Rossi.
Ho apprezzato davvero molto il fatto che sia stata stata costruita come un personaggio propenso alla forza, al coraggio ed all'orgoglio, ma ho anche amato che nello stesso tempo lei abbia anche le sue debolezze e i suoi dubbi, poiché un eroe non è mai tale se non dimostra la propria umanità.


Oltre a lei, troviamo anche due personaggi maschili, che poi andranno a formare il triangolo amoroso che, attenzione attenzione, non è il classico triangolo scemo dove la protagonista illude prima uno e poi l'altro ma dove ammette che li ama entrambi nella stessa identica maniera e non si comporta da gallina scema , ma preferisce mantenere un profilo basso senza sbilanciarsi troppo.
Fenris e Roan sono due ragazzi talmente diversi da sembrare quasi uno la luna e l'altro il sole.
Fenris è un mezzolupo tormentato da un passato piuttosto complicato e difficile, introverso, burbero, poco propenso a fare il lavoro di squadra, ma molto protettivo e dolce nei confronti di Robin, così come lo è anche Roan, appassionato selkie con la battuta sempre pronta, solare, alle volte anche insolente, ma che ucciderebbe pur di proteggere i suoi compagni e la sua famiglia.

"Credere è potere e le creature di Saeriel stanno perdendo potere."


Il regno di Saeriel sembra respirare ed essere dotato di vita propria.
Respira nel vento che scuote le chiome degli alberi nei boschi e le morbide pellicce dei mezzilupi , brucia sinuoso nel fuoco che anima il villaggio dei Berretti Rossi, ondeggia dolcemente nell'acqua che lambisce le capanne dello splendido villaggio dei Selkie, striscia senza essere visto nel palazzo candido della regina.
Avrei voluto sapere qualcosa in più su questo splendido luogo fatato, poiché da come l'ha descritto Azzurra sembra un luogo mistico che ha molto da offrire, in cui il tempo passa placido senza farsi notare più di tanto, ma ripongo molta speranza in un seguito che spero possa descrivere ancora meglio i luoghi che lo abitano!
Nonostante le descrizioni semplici e poco arzigogolate, la scrittura dell'autrice riesce molto bene a proiettare nella nostra testa ciò che vuole farci vedere, come una sorta di vecchia pellicola color seppia in cui si sentono profumi, si avvertono sensazioni sulla pelle che non è facile avvertire nella lettura di un libro.
I capitoli sono molti ma brevi e scorrevoli, e subito dall'inizio veniamo catapultati nella storia che procede sempre più attraente fino alla battaglia finale scandita da colpi di scena e (preparate i fazzolettini) tante perdite che tuttora mi traumatizzano al solo pensiero!

"Siamo noi il lato oscuro della forza". Fenris li indicò con la testa a uno a uno. "La Guerra, e il Sangue, l'Oscurità, le Profondità, la Lotta, la Verità. Siamo noi i flagelli."


Magnifica l'idea di creare delle Entità che governano come una specie di segno zodiacale ma più intensamente, i nostri protagonisti. Un esempio potrebbe essere il Sangue per Robin Red, un ascendente violento che fa parte del suo popolo e che la rende degna di appartenervi.
Le Entità vengono istigate in battaglia per poter esplodere nella loro devastante potenza e bellezza, usate durante la Caccia Selvaggia per non perdere di vista la Traccia e cercare di acchiapparla!

"Voi non avete idea di quanta energia generi la corsa della Caccia, quante emozioni scatenate, quanto ardore. Ci sono le vostre sensazioni, quelle del corteo che vi segue, quelle delle persone che incontrate, quelle dei nemici con cui vi battete. Le emozioni sono potere. Il potere nutre Saeriel."


Per essere un esordio, questo urban fantasy selvaggio ha tutte le carte in regola per essere una valida rampa di lancio per Azzurra, senza pretese, semplice, diretto e magnetico, non mancherà di stupirvi con rivelazioni scottanti, colpi di scena mozzafiato e battaglie sanguinose per la liberazione di un regno soggiogato per troppo tempo dalla crudeltà di una regina dispotica.
In termini di emozioni posso dire che alcune volte tendono ad essere trascurate.
In alcune scene avrei preferito che l'autrice si soffermasse maggiormente su sensazioni come il dolore, la perdita, il senso di smarrimento dovuto ad essa, perché ho trovato che siano trattati in modo vagamente superficiale, tuttavia non è una cosa che rovina la lettura.

Se siete alla ricerca di un fantasy avvincente e pieno zeppo di avventura, luoghi magici e creature delle più diverse specie, siete inciampati nel libro giusto!
Cosa aspettate ad unirvi alla Caccia Selvaggia?

LA MIA VALUTAZIONE 

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giovedì 11 febbraio 2021

Blogtour "Nyctophobia" - Carlo Vicenzi - Recensione


TRAMA

Le porte della città si sono chiuse alle spalle di Eliana, sul suo capo una sentenza di esilio che ha lo stesso sapore di una condanna a morte. Nessuna luce. Il Buio ha nascosto il sole agli occhi degli uomini e ora il mondo è immerso nell'oscurità. In un futuro distopico gli esseri umani si sono rinchiusi nelle città, dove possono tenere a bada le Tenebre con il fuoco e l'elettricità. Ma l'ignoto ha sempre esercitato un ambiguo fascino sull'uomo e l'Oscurità sembra diffondere un irresistibile richiamo per coloro che le prestano orecchio. Gli sguardi si rivolgono all'esterno, là dove il Buio ha nascosto il mondo e lo ha plasmato a sua immagine: esseri privi di occhi strisciano dove la luce non arriva, creature sconosciute pronte a ghermire chiunque sia abbastanza pazzo da allontanarsi dalle zone illuminate. Come può Eliana sopravvivere in quella nera realtà dove lo spegnersi della fiaccola significa morte certa? E, soprattutto, saprà resistere alla tentazione del Buio?

RECENSIONE

"Conoscere il Buio è il primo passo per combatterlo, signore."


Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio angolo caotico di carta ed inchiostro!
Oggi vorrei parlarvi di un titolo che non conoscevo e che sono davvero entusiasta sia entrato nel mio Kindle, perché è una lettura che mi ha lasciata di stucco, e non in senso negativo.
Vorrei prima di tutto ringraziare le due organizzatrici del Blogtour, Sabrina e Giulia, per avermi dato la possibilità di partecipare a questo splendido evento, e poi soprattutto l'autore Carlo Vicenzi e la Dunwich edizioni, per avermi permesso di leggere il file in digitale! 

"Gli abitanti delle grandi città hanno il terrore di quello che c'è qui. Si barricano dietro il cemento, credendo che la luce elettrica li protegga. Ma non si accorgono che, quando vedono, in realtà sono ciechi."


Nyctophobia è un libro che racconta in una distopia piuttosto inquietante come sarebbe il mondo se il sole smettesse di splendere e il Buio si impadronisse spietatamente di qualsiasi cosa.
E il Buio cambia le persone, è questa la frase più ricorrente in cui si incappa durante la lettura, trascinando con sé la sensazione che esso non sia solamente la semplice mancanza di luce, ma qualcosa di più tangibile, di vivo.

La vicenda è ambientata in Italia, soprattutto nella zona della nostra attuale Emilia Romagna, e sarà proprio dalla cruenta Bologna che Eliana, la protagonista principale, verrà esiliata con l'unica colpa di aver subito violenza sessuale dal figlio del podestà della città, ed averlo denunciato.

Parlando di Eliana, ammetto che all'inizio ho fatto qualche difficoltà ad entrare in empatia con lei, non perché sia un personaggio costruito male, anzi, ogni persona all'interno del libro è delineata in modo impeccabile, anche solo se compare per qualche istante, tuttavia la ragazza si dimostrerà essere piuttosto impulsiva e sconsiderata all'inizio, forse un po' troppo spavalda, ma nell'incedere della storia l'ho rivalutata.
Eliana è una delle protagoniste femminili che vorrei per un mio libro semmai avessi l'ardore di pubblicarne uno. 
Non è particolarmente brava ad affrontare la vita, non ha assi nella manica improbabili da sfoderare nei momenti più difficili. Non è moscia. Non è credulona, forse un pochino ingenua, ma si costruisce nel corso della vicenda da sola, senza dover sempre e solo essere salvata dagli altri.
Eliana si salva da sola.
Imparerà la forza sbattendo la faccia addosso alle negatività, alle perdite, alle azioni brutali delle creature figlie dei Buio, diventerà una piccola donna forgiandosi sulle proprie capacità, sconfiggendo le proprie paure ed entrando in empatia col suo nemico, colui che la intimorisce e la affascina insieme, ovvero il Buio.

"L'Oscurità c'è sempre stata...Ma era confinata negli angoli delle nostre case, dove non guardavamo mai. Dietro i mobili, nei pozzi abbandonati. Era sempre con noi, ma facevamo finta di non vederla. In fondo, perché no? Avevamo tutta la luce che volevamo. Poi, un giorno, il Buio ha deciso di uscire dai suoi nascondigli lontano dagli sguardi degli uomini. E di scolpire il mondo a sua immagine."


Oltre ad Eliana, l'altro personaggio in cui ci imbatteremo e che sarà per lei una specie di mentore è Glauco, un uomo burbero, silenzioso ed anche piuttosto scontroso, col perenne cappello calato sulla testa e la sciarpa lercia a coprirgli mezzo viso. 
Il misterioso uomo prenderà Eliana con sé e le insegnerà a sopravvivere nell'oscurità, facendola scontrare con la brutalità di un mondo senza luce, popolato da creature orrende che si sono adattate al buio e costrette a condurre un'esistenza devota soltanto ad esso.
E se da una parte abbiamo creature mostruose che non sono altro che la mutazione anomala di alcuni animali già esistenti nel mondo che conosceva ancora la luce ma trasformati poi, le altre cose che troviamo nelle desolate e buie lande della nuova Italia, sono il frutto di esseri consenzienti, una volta umani, che hanno scelto di accogliere il Buio per farlo proprio: sto parlando dei Nocturni, una sorta di animaleschi individui assetati di sangue e carne, che rappresentano metaforicamente gli istinti primordiali della razza umana, ovvero il cibo, il sesso, la sopravvivenza.

"Sono il prodotto dell'Oscurità. Il mondo è stato trasfigurato da essa e quello che hai visto è un esempio di ciò che succede agli uomini, quando restano troppo tempo senza Luce. Qualcuno li chiama Nocturni. A me pare un po' pretenzioso."

"Avevo sentito che il Buio ti cambia."

"Tutto ciò che viene toccato dall'Ombra cambia. Alcuni esseri si sono adattati al nuovo ambiente. Altri non hanno retto al cambiamento."


Quando da piccoli, alcuni di noi affermavano di avere paura del Buio, che cosa temevano davvero?
Perché abbiamo paura del buio? 
Ci spaventa ciò che esso è, cioè semplice mancanza di luce, oblio totale ed oscurità in cui non si vede nulla, oppure ciò che vi si cela dentro?

In Nyctophobia il Buio viene raccontato come qualcosa di tangibile, di fisico, qualcosa che sembra quasi respirare ed osservare ogni sua creatura con occhi lattei e ciechi, pronto ad assorbire qualsiasi tipo di fonte lucente che minaccia di scalfirlo.
Ma viene descritto anche come un'affascinante entità che attrae verso di sé, che bisbiglia in modo suadente a chi cerca di combatterlo e sconfiggerlo, che brama in modo avido e sconfinato qualsiasi cosa e qualsiasi essere vivente sulla superficie del pianeta. 

Forse è proprio il Buio ad essere il protagonista più presente e preponderante di tutta la storia oltre ad Eliana e gli altri! Il mondo in cui il sole splendeva è soltanto un bruciante ricordo, soprattutto per Glauco e per chi come lui lo rievoca ogni tanto con malinconica nostalgia.
Ma nonostante tutto anche nel Buio si può trovare la bellezza, e leggendo questo libro scoprirete che la notte forse offre uno spettacolo più soddisfacente di un luogo desolato e secco colpito dalla luce solare.

"Il Buio esiste e percepirlo come una semplice mancanza di luce è quanto di più sbagliato si possa concepire."


"Il Buio è", ripeté. "Il Buio è."


Come si recensisce un libro che abbiamo amato e di cui temiamo anche solo parlare?
Come posso essere all'altezza di raccontarvi un libro che per me è perfezione?
Non posso, semplicemente.
Posso solo dirvi che lo stile di Carlo è un'esplosione di dettagli e descrizioni minuziose ma mai pesanti, un tripudio di personaggi e luoghi splendidi in cui l'oscurità può essere concepita come una bellissima amante nelle cui braccia ci si può riposare, ma anche come una vecchia strega avvizzita che si nutre di cuori, carogne e sangue.
Questa è una lettura davvero forte e nuova, un mondo nuovo, uno stile nuovo, con personaggi nuovi, che probabilmente non avete mai incontrato, sporchi, volgari, doppiogiochisti ed opportunisti, severi, giusti, sbagliati, spietati, pazzi, frustrati e tanto di più.
Inoltre vedrete l'Italia così come mai l'avete immaginata: buia, oscura, brutale, incasinata, viscida, sfocata, ma brulicante di vita ed impregnata di morte.
Vi consiglio di buttarvi nel Buio con Eliana e gli altri, e allora capirete cosa si prova a sentirne il fiato umido sul collo, la sensazione di essere sempre osservati da mille occhi, la morsa letale del rampicante latteo e i rumori sinistri dei cani scricchiolanti.
Spero non incappiate mai in un gruppo di Scuoiatori, altrimenti venderete cara la pelle, in tutti i sensi!

"Quando sei libera dalla luce fasulla rimasta da un mondo morto, puoi sentire l'Oscurità che ti parla."


LA MIA VALUTAZIONE 

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mercoledì 3 febbraio 2021

Recensione "Il creatore di sogni" - Luca Scopitteri



TRAMA

Jay non ricorda quando è finito lì, su quell’isola deserta, con quell’inquietante promontorio che ogni giorno lo attira inspiegabilmente a sé. Cosa cela quel luogo, perché Jay non ricorda nulla?

La fitta nebbia che ricopre la cima del misterioso monte sembra voler nascondere tutte le risposte.

Amareggiato da una vita che ha tradito le sue aspettative, il ragazzo cerca conforto in un luogo tutto suo. Ma cosa accadrebbe se i suoi stessi sogni prendessero il sopravvento facendo assottigliare, fin quasi ad annullarlo, il confine che separa la realtà dall’immaginazione?

Tradito da una vita incapace di soddisfare i suoi desideri di adolescente, si troverà intrappolato in un potere tanto grande quanto incontrollabile.

Un romanzo poliedrico e dalle molteplici sfaccettature con un protagonista normale eppure straordinario, una storia d'amore tenera, appassionata e disperata unita al thriller psicologico che inganna e inquieta. Una storia che vedrà il protagonista alle prese con il mondo impalpabile della fantasia.


RECENSIONE

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio piccolo angolo caotico di carta ed inchiostro!
Partiamo subito con una domanda a bruciapelo: cosa fareste se i vostri sogni potessero diventare realtà?
No, non sto parlando di desideri, di sogni idealizzati, ma di vere e proprie manifestazioni fisiche dell'onirico.
Immaginatevi di sognare ad esempio un cane, un cucciolo pelosetto che vi fa le feste ogni volta che entrate dalla porta di casa, lo sognate in una notte qualunque, in una circostanza qualunque, poi di colpo vi svegliate et voilà, avvertite uno strano calore sulla zona dei piedi e vedete che in fondo al letto, dorme sereno un cucciolo che non appena aprite gli occhi si alza a guardarvi affettuosamente, pronto a balzarvi addosso. Il problema è che voi un cane non ce l'avete mai avuto!

Questo è ciò che compone la trama del libro di Luca Scopitteri, un libro all'insegna delle stranezze, delle regole capovolte, di dimensioni sensoriali che restano per noi ancora un mistero.
Il mondo dei sogni è sempre stato un mondo non del tutto conosciuto, un mondo celato e mai rivelato.
Alcuni affermano che durante il sonno la nostra anima si stacca dal corpo e viaggia su un piano astrale totalmente differente da quello in cui ci troviamo durante il giorno, altri che i sogni possono contenere un significato nascosto che non ci è del tutto chiaro quando operiamo con la nostra parte conscia.

Jay è un ragazzo come tanti, con una vita come tante, se non fosse che qualsiasi cosa popoli i suoi sogni poi finisca per popolare anche la vita reale. 
Si trova a sognare un bicchiere di latte? Il bicchiere di latte compare di colpo sul comodino affianco al letto. Si trova a sognare un koala parlante? Al risveglio quello stesso koala sta attentando all'incolumità della tenda in camera sua. E così via.
Per i suoi genitori è frustrante, per lui è totalmente normale e anche vagamente divertente e vantaggioso. Ma quando coloro che dovrebbero mostrarsi comprensivi e protettivi nei suoi confronti scelgono di affidarlo alle cure di una clinica psichiatrica ed in particolare del Macellaio, ecco che inizia la fonte di ogni incubo.

E allora cosa accade quando oltre ai sogni anche gli incubi divengono realtà?
Da dove provengono le brutte copie dei sogni in cui ci crogioliamo?
Perché quando chiudiamo gli occhi iniziano anche le cose brutte?
E' il nostro inconscio che tenta di avvertirci di qualche pericolo latente o è il semplice processo di "digestione" di alcune situazioni che nella vita reale ci hanno in qualche modo destabilizzato?

Il creatore di sogni è il primo di una trilogia thriller dai tocchi lievemente weird, in cui ci troviamo negli anfratti più remoti della mente umana.
All'inizio ci troviamo nel mondo reale, ma Jay sa benissimo quale potere abita il suo corpo, eppure tenta in tutti i modi di nasconderlo fino a quando si troverà nella condizione estrema di doverlo usare, e allora nulla sarà più come prima.
La narrazione semplice ma diretta ed incisiva, senza fronzoli, risulterà essere inizialmente lenta e piuttosto statica, per poi trasformarsi in uno stile più frenetico adatto alla situazione di suspense creata dall'autore per far immedesimare il lettore in un intreccio di trama che porta ad un finale sospeso, che preannuncia un seguito in cui probabilmente si vedrà più azione.
Questo primo volume, infatti, è una sorta di introduzione all'universo onirico che lo scrittore ha scelto di creare attorno alla storia dei personaggi e alle loro vite.

Nonostante sia breve, il romanzo è intriso di un velo di dolore e malinconia che accompagnano il nostro protagonista nel corso della vicenda, uniti ad un senso di inadeguatezza e dubbio che vengono spazzati via con l'arrivo di un sentimento più decisivo, forte e ferreo: l'amore.

Il creatore di sogni è una storia di dolore, di diversità, di esclusione e delusione, ma anche una storia che racconta dell'amore in tutte le sue molteplici forme, della forza mentale e della propria forza di volontà, ma soprattutto della forza dell'immaginazione, che non conosce limiti e confini, che esplode in tutta la sua caotica bellezza.

Poiché ricordate..

"L'unico limite è la nostra immaginazione, ma la nostra immaginazione è l'unica cosa che non ha limiti."


Se volete immergervi in una storia diversa, sfocata e bizzarra come può essere solo il mondo dei nostri sogni, allora avete trovato il libro giusto.
Fate solo attenzione a ciò che desiderate, e agli incubi che infestano gli angoli più bui della vostra mente!

LA MIA VALUTAZIONE

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