martedì 28 luglio 2020

Recensione "Io che ho amato il Magnifico" di Annalisa Iadevaia

TRAMA

Lucrezia Donati, durante un ricevimento a Palazzo Medici, incontra il giovanissimo Lorenzo. Tra i due nasce un amore complice, passionale e travolgente. 
Lucrezia e Lorenzo condividono l’amore per le arti e la conoscenza, sognano un futuro condiviso che possa accrescere ancor più i fasti di Firenze. 
Alla morte di Piero il Gottoso Lorenzo deve assumere il comando della banca, della famiglia e della città. 
Al suo fianco la madre, scaltra ed ambiziosa, impone una Orsini, questa unione accrescerà ancor più la rispettabilità dei Medici. 
Lorenzo, responsabile del ruolo caduto sulle sue spalle non oppone resistenza, ma riuscirà a dimenticare la donna che da sempre ama? E Lucrezia potrà mai dimenticare di aver amato il Magnifico?

RECENSIONE

"Non sempre si riesce a cambiare e non sempre ci accettiamo per quelli che siamo. La nostra più grande paura forse è proprio quella di essere noi stessi, con le passioni che non riusciamo a spegnere, con i desideri che non riusciamo a far avverare e con i segreti che non riusciamo a trattenere."


Vi è mai capitato di vivere un amore impossibile ma di cui non potevate fare a meno?
Un amore che è croce e delizia al tempo stesso?
Ecco, in questo libro scritto da Annalisa Iadevaia edito Io me lo leggo editore, l'amore impossibile è proprio quello che accomuna i nostri Lucrezia e Lorenzo. 
I due ragazzi si conoscono ancora molto giovani, durante una festa a corte de' Medici, dove la passione e l'attrazione scoppiano sin dal primo sguardo. Perchè Lorenzo non è un semplice ragazzo libero da obblighi e continue pressioni, Lorenzo è l'erede di una delle famiglie di banchieri più influenti e potenti di Firenze: i Medici.

"L'amore che ti ha salvata è l'amore che ti ha donato la pace e la libertà."


Ultimamente mi sto appassionando molto ai romanzi storici, ambientati soprattutto nel periodo che va dal Medioevo ai primi anni del Seicento, ma con Io che ho amato il Magnifico avevo timore di leggere la solita, smielata storia d'amore in cui i protagonisti si rincorrono, si lasciano andare ad effusioni davvero pesanti e poi finiscono col vivere felici e contenti. Niente di più sbagliato!
Ammetto che ho intrapreso questa lettura per curiosità, dato che la storia di una delle più potenti famiglie di Firenze e d'Italia mi ha sempre attratta sin da quando ne ho sentito parlare, eppure, io che non sono particolarmente amante delle storie romance diabetiche, sono partita con la lettura aspettandomi di trovare i soliti luoghi comuni sulla tipica relazione proibita che poi si risolve con un bel lieto fine.
La verità è che ho iniziato a leggere questo libro Sabato mattina e l'ho lasciato solamente la sera, quando ormai ero arrivata all'ultima pagina, col mio fragile cuore spezzato ( ero riuscita un pò a ripararlo dopo il finale di Echi in tempesta, ma poi arriva l'autrice di questo libro a strappare nuovamente il cerotto senza alcuna pietà! Ovviamente scherzo. O forse no.).

Innanzitutto partiamo col parlare del contesto storico: una Firenze sfarzosa e potente, curata come una figlia dalla famiglia di banchieri più famosa del tempo, una città che ama i propri regnanti, ma tra le cui strade si nascondono anche le serpi che vorrebbero vederli cadere.
Firenze, infatti, non è tutta lusso, banchetti e dimora di alcuni dei più grandi artisti della nostra storia, come il Botticelli, ma è anche strade sporche, mendicanti negli angoli bui della città, prostituzione, corruzione e cospirazione.
Sembrano saperlo bene i Medici, ora rappresentati dai giovani fratelli Lorenzo e Giuliano, sui quali grava il peso di una potenza economica non indifferente e dai quali la gente si aspetta lo stesso trattamento e la stessa saggezza del nonno Cosimo e del padre Piero.
I due ragazzi non possono lasciarsi travolgere da passioni inutili ed infruttuose, devono adempiere ai loro doveri, sposare le pretendenti di famiglie abbienti che possano donare loro degli eredi forti, astuti ed intelligenti che li succederanno al trono.
Ma non sempre gli obiettivi che ci prefiggiamo finiscono per essere raggiunti e Lorenzo questo lo sa bene quando incontra per la prima volta nei meravigliosi giardini della sua residenza, il dolce sguardo di Lucrezia Donati, la figlia di un mercante che lavora per la sua famiglia, una ragazza troppo modesta per entrare a fare parte della vita a corte medicea.
I due inizieranno una storia d'amore tenera e pudica, fatta di momenti di massima dolcezza e complicità che la madre di Lorenzo non può permettere e a cui deve assolutamente porre fine.
Come? Organizzando un matrimonio combinato con l'erede di una potente famiglia di Roma, Clarice Orsini, donna forte, ma anche calcolatrice e spietata, che dovrà fare i conti con un uomo che la sposerà soltanto per interesse, ma il cui cuore e la cui anima appartengono già ad un'altra.

Io che ho amato il Magnifico è un libro straziante, malinconico e punteggiato da sprazzi di felicità, ma non è un romanzo sereno, dove il lieto fine è contemplato. 
Tra le sue pagine troviamo le debolezze, i dubbi e gli struggimenti di una donna che vorrebbe amare liberamente la sua anima gemella, ma che si trova a sbattere addosso ai doveri che egli ha nei confronti della sua città e del suo popolo, all'impedimento, al senso di inadeguatezza, di impotenza, di sconfitta. 
Troviamo i pensieri di un uomo dedito alla propria famiglia che sacrifica l'amore della sua vita per il suo ruolo di regnante, che sarà costretto ad unirsi ad una ragazza che non ama, che non accetta, che è diviso tra ciò che è giusto e ciò che il suo cuore chiede, che vorrebbe mettere a posto ogni cosa, ma che non può permettersi di cedere.

Ed ecco che i ruoli di uomo e donna si riducono all'essere forte, al non dover tentennare, al rispettare i propri doveri ignorando i propri sentimenti, al dover accettare che l'amore, quello vero, non potrà mai far parte della propria vita perchè sostituito da ciò che gli altri vogliono per noi, da ciò che è meglio per noi, ma alla fine è veramente meglio per noi rinunciare a qualcosa che ci fa stare bene?

Lucrezia è una ragazzina quando si innamora di Lorenzo, affronta la loro storia con gli occhi trasognati di un'adolescente spensierata, non immagina minimamente a dove la condurrà questo amore proibito. Le loro vite si intrecceranno e si separeranno innumerevoli volte, fino a quando diventeranno adulti e si renderanno conto che, anche se nel letto di altre persone, il loro cuore si apparterrà per sempre. Affronteranno difficoltà, complotti e tradimenti sempre a testa alta, Lorenzo diventerà un regnante fiero e saggio, Lucrezia una donna forte ed indipendente, ma alla fine il loro legame, seppur intralciato dalla distanza e dai compiti di ogni giorno, non si spezzerà mai.

L'ambientazione fiorentina rinascimentale, ricca di arte e cultura, fa da contorno ad una storia d'amore controversa, in cui ogni personaggio avrà la sua parte, come un grande gioco degli scacchi, dove non mancheranno intrighi politici, tradimenti da parte di quelli che si credevano degli amici, passioni destinate a sfiorire, cospirazioni contro una famiglia che ha fatto la storia dell'Italia.

La scrittura di Annalisa è scorrevole e dettagliata, ben adatta al periodo in cui la vicenda è narrata, anche se secondo me leggermente povera di descrizioni che ben avrebbero potuto far raffigurare meglio il contesto, sia di luoghi che di personaggi. 
Peccato per alcuni errori e refusi che in ogni caso non rovinano la lettura, ma che non la rendono perfetta come meriterebbe; ho trovato alcuni flashback un pò disorientanti, in quanto non ho ben compreso che lo fossero, credendo che l'autrice stesse continuando a raccontare scene ambientate nel presente.
Nel complesso comunque è un libro che mi è piaciuto molto e che mi ha emozionata.
Ammetto che ha fatto crescere in me la voglia di informarmi ancora di più sulla potente famiglia fiorentina di banchieri, non solo per conoscerne la storia in quanto regnanti, ma anche per soddisfare la mia curiosità sulle passioni e gli intrighi che tentava di celare a corte!
Se qualcuno di voi avesse qualche suggerimento, non esiti a commentare!!

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂, 5



martedì 21 luglio 2020

Recensione "Echi in tempesta" di Christelle Dabos

TRAMA

Crollati gli ultimi muri della diffidenza, Ofelia e Thorn si amano ormai appassionatamente.
Tuttavia non possono farlo alla luce del sole: la loro unione deve infatti rimanere nascosta perchè possano continuare a indagare di concerto sull'indecifrabile codice di Dio e sulla misteriosa figura dell'Altro, l'essere di cui non si conosce l'aspetto, ma il cui potere devastante continua a far crollare interi pezzi di arche precipitando nel vuoto migliaia di innocenti.
Come trovare l'Altro, senza sapere nemmeno com'è fatto? Più uniti che mai, ma impegnati su piste diverse, Ofelia e Thorn approderanno all'osservatorio delle Deviazioni, un istituto avvolto dal segreto più assoluto e gestito da una setta di scienziati mistici in cui, dietro la facciata di una filantropica clinica psichiatrica, si cela un laboratorio dove vengono condotti esperimenti disumani e terrificanti. È lì che si recheranno i due, lì scopriranno le verità che cercano e da lì proveranno a fermare i crolli e a riportare il mondo in equilibrio.



RECENSIONE

"Un'ombra tra le ombre la accolse con uno scatto di orologio.

<<Abbiamo sei ore e quarantasette minuti prima che suoni il gong del mattino.>>

Ofelia avanzò lentamente. Alto, basso, destra e sinistra tornarono al proprio posto nell'attimo in cui le braccia di Thorn la strinsero. Finalmente aveva trovato un punto di ancoraggio."


Quando ci si affeziona ad una saga ed assieme a lei anche a tutti i personaggi, abbandonarla è sempre un pò difficile, soprattutto quando il finale che ci eravamo prefissati nella testa, un finale perfetto ed incontestabile, non è un finale perfetto ed incontestabile!
Questa recensione sarà priva di spoiler poichè mi concentrerò sui personaggi, sulla trama e sulla struttura del libro ed i temi trattati senza citare scene salienti che potrebbero rovinarvi la saga se siete ancora coinvolti nella lettura dei primi volumi.
E allora ciancio alle bande...bando alle ciance ed iniziamo!

<<Va bene, era una domanda un pò difficile. Dove sei adesso?>>

<<Qui.>>

<<Qui dove?>>

<<Dietro>>.

<<Dietro? Dietro cosa?>>.

<<Dietro dietro>>.



Nell'ultimo capitolo della saga più nominata e discussa di questi ultimi anni tradotta ed edita dalla E\O Edizioni, ovvero la famosa saga dell'Attraversaspecchi, troviamo un'introspezione maggiore riguardo al personaggio di Ofelia, una ragazza dotata di un potere particolare e piuttosto ricercato che consiste nel saper "leggere" la storia di qualsiasi oggetto semplicemente sfiorandolo con le proprie mani.
La Dabos ha fatto un ottimo lavoro creando questo universo variegato e ricco di personaggi bizzarri e luoghi che esistono solo nella sua fantasia e che in qualche modo è riuscita a far penetrare anche nella nostra. Se nel primo volume l'intera vicenda è ambientata nella gelida arca del Polo, mentre nel secondo ci troviamo nella dimensione onirica di Chiardiluna, il terzo libro e l'ultimo sono concentrati nell'arca erudita di Babel, l'arca cosmopolita in cui un sacco di persone provenienti da altre arche, che siano maggiori o minori, convergono per poter godere appunto della sua peculiare propensione allo studio di fenomeni all'apparenza inspiegabili e all'accoglienza di varie etnie ( parlando di Babel, l'ho immaginata un pò come una Londra più verde e decisamente più calda, una città multiculturale dove ci si reca per trovare un proprio posto nella società senza sentirsi esclusi od ermarginati.).
Ma non tutto oro è quel che luccica e scopriremo presto che Babel nasconde una gerarchia dura ed indifferente, dove presto la paura del diverso prenderà il sopravvento, portando a decidere di allontanare i non-abitanti di Babel per tutelare coloro che invece vi sono nati e cresciuti.
Temi attuali quindi? Certo che sì, ma non è tutto. In Echi in tempesta la storia viene vissuta da Ofelia all'interno dell'Osservatorio delle Deviazioni, che altro non è ciò che noi chiameremmo comunemente "istituto di salute mentale", dove vengono studiate ed analizzate le "deviazioni" di alcune persone (tra cui sì, anche l'omosessualità) che, più di altre, potrebbero avere la chiave d'accesso per ottenere una risposta da tanto tempo cercata.
Vi starete chiedendo che genere di risposta? Bè, non sta a me spiegarvelo, ma se sceglierete di leggere questa saga, lo scoprirete da soli e allora il quadro sarà più chiaro.
Può bastare se vi dico che l'Osservatorio delle Deviazioni è stata una delle ambientazioni più ambigue, strane ed inquietanti ( se non deliranti) di cui io abbia mai letto in un fantasy?
Un luogo spoglio e grigio dove il diverso viene studiato come una cavia da laboratorio (perchè è proprio questo di cui si tratta) , venendo sottoposto ad esperimenti che conducono al limite della mente umana, conducendo probabilmente alla pazzia...o alla redenzione? Espiazione?

Se vi state domandando di che diavolo stia parlando, non cercate di trovare una risposta, non tentate di capire cosa stia dicendo, perchè è esattamente la stessa sensazione che ho avuto io fino a poco più di metà libro. Grazie al suo sapiente worldbuilding, la Dabos riesce a rivelarci tutto e niente, a confonderci mentre la verità ci volteggia sotto il naso senza essere mai scoperta, almeno fino alla fine.
Ma nonostante tutto, nonostante abbia trovato la storia coinvolgente ed esplicativa (anche se a volte le spiegazioni sono risultate lievemente pesanti e noiose, ma ne do atto dato che servivano al regolare corso della trama), nonostante la delicata storia d'amore tra Thorn ed Ofelia mi abbia rapita, commossa e spesso fatta arrabbiare e riflettere, nonostante i personaggi secondari e i luoghi evocativi abbiano gettato radici profonde nel mio cuore, ecco nonostante tutto, il mio cuore si è spezzato lo stesso, senza alcuna pietà.
Non scenderò in particolari rivelatori, ma il finale, in particolare, mi ha lasciata con l'amaro in bocca, perchè no, non sono riuscita ad accettarlo, come non ho accettato almeno altre due, tre cose.
Ho apprezzato il fatto che Ofelia fosse al centro della storia, ci mancherebbe è il personaggio da cui tutto è iniziato, ma avrei preferito che si facesse spazio anche ad altri protagonisti che sono stati completamente abbandonati a sè stessi e che sono spuntati fuori guarda caso al momento giusto, quando in realtà potevano benissimo rimanere rintanati nella loro trasparenza perchè non hanno modificato in nessun modo il corso della storia.
E poi, se sono stati inseriti, perchè non raccontare anche qualcosa in più della loro vita?
L'autrice aveva forse paura di essere troppo prolissa e di perdere di vista il fulcro principale della vicenda? Credo che allora in quel caso non si dovrebbe inserire un personaggio se poi non gli si dà la possibilità di svilupparsi e raccontarsi, anche perchè ho terminato la lettura con ancora più interrogativi di quando l'ho iniziata.

Sia chiaro, non sto dicendo che non mi è piaciuto il libro, anzi, questa dell'Attraversaspecchi è per me la saga, quella saga che mi ha conquistata e che odierò abbandonare, ma tante, troppe cose sono state lasciate in sospeso ed è un particolare che mi ha (perdonate il francesismo) fatta incazzare.
Era troppo difficile spiegare qualcosa in più su questi benedetti Spiriti di Famiglia?? Accennare di più sulla fantomatica Terra d'Arco?
Spiegare meglio lo scopo di alcuni personaggi come Archibald che entrano nella storia e fanno di tutto per aiutare la protagonista, ma non si sa nè il perchè nè a che pro?
Ecco, queste sono le cose che mi hanno fatto scuotere la testa, ma il finale, ripeto, quello credo che non lo accetterò mai, dato che sto aspettando un sequel (che non arriverà mai) che termini con una fine degna di questo nome.
Tristezza e mestizia a corte dunque, perchè è un finale funereo (almeno per me) che non mi aspettavo per niente, un finale che potrebbe essere perfetto per questa saga non proprio felice, ma che io, scusatemi non riesco a mandare giù!

Acciuga le tue primule.


Sì, credo proprio che dovrò asciugare le mie lacrime, ma non troppo presto.
Nonostante il mio disappunto, trovo che la storia dell'Attraversaspecchi sia originale, nuova, fresca e che abbia tutte le carte in regola per conquistare il cuore dei lettori che, come me, potrebbero rimanerne folgorati.
Ho sempre dato cinque stelle a tutti i volumi della saga, ma questa volta credo che dovrò ripiegare sulle quattro, dato che sono rimasta delusa da un finale che poteva essere diverso e che sembra essere stato scritto in maniera un pò troppo frettolosa dall'autrice!

Per me è un sì. Ma è anche un no.


LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂🍂











martedì 14 luglio 2020

Recensione "Black wings - Il richiamo delle tenebre" di Sabrina Cospetti

TRAMA

In una Edimburgo quanto mai affascinante e tenebrosa, Dafne, una giovane liceale, si trova coinvolta in un'avventura disperata che la porterà a scoprire le sue vere origini e a conoscere sè stessa.
Grazie all'aiuto dei suoi amici di sempre, che sveleranno pian piano la loro vera identità e ad un nuovo e misterioso arrivato, lei riuscirà ad intraprendere il più pericoloso e impensabile dei viaggi: quello tra il Cielo e gli Inferi.
Una travolgente rincorsa che sembra non avere fine tra angeli custodi e demoni, tra varchi da attraversare e verità da ricostruire.
Un urban fantasy dal sapore celtico capace di affascinare e di lasciare senza fiato.

"...Ti manca il Paradiso? Rimasi sorpreso dalla sua domanda e continuai a scavare con le dita, concentrandomi sul nostro obiettivo.

Devo dirti la verità? Per niente, non tornerei in un posto dove mi hanno bandito per le mie emozioni. Non voglio più vivere nell'ombra e nella menzogna. Nella vita le persone care si perdono più velocemente di quanto ci si aspetti."


"...Noi angeli non abbiamo un cuore. Non tutti provano quello che sento io."


RECENSIONE

Buongiorno a tutti e buon quasi - inizio settimana!
Oggi vi parlo di un libro urban fantasy che l'autrice mi ha gentilmente regalato, un libro che ha scatenato nella mia testa un groviglio di sensazioni sia positive che negative, ma scendiamo nel dettaglio per capire di cosa si tratta!
Il richiamo delle tenebre è il primo volume della trilogia Black Wings, ed è ambientato nella prima parte, in una Edimburgo grigia, uggiosa e misteriosa, dove tutto sembra procedere normalmente, ma che dove in realtà la normalità non è contemplata.
Dafne è una ragazza apparentemente come tante altre, divisa tra scuola, amicizie ed un amore non corrisposto, che ama leggere e disegnare, ma soprattutto molto legata ai suoi genitori adottivi e ai suoi fratelli, Yvonne e Thomas.
Ma la sua serena quotidianità verrà turbata da una serie di avvenimenti inquietanti che accadranno proprio all'inizio delle sue vacanze estive e che non le concederanno un momento di respiro.
Ed è proprio in quel frangente che Dafne farà la conoscenza di un misterioso quanto affascinante ragazzo dai capelli dorati che si fa chiamare Gabriel e che sembra volerla avvicinare ed allontanare nello stesso istante.
Gabriel nasconde un segreto che lo affligge e di cui non vorrebbe parlare, ma nel corso della storia sia lui che i due migliori amici di Dafne, Irene e Chris, saranno costretti ad ammettere la loro vera identità, mettendo a soqquadro la vita della ragazza che si renderà conto di essere più simile a loro di quanto avesse mai creduto.
Una battaglia all'ultimo sangue tra angeli e demoni sta per iniziare, e Dafne si troverà ad affrontare il suo lato più oscuro e non solo: chi si cela dietro ai suoi incubi peggiori? 
Riusciranno i ragazzi ad impedire che l'Apocalisse distrugga il mondo?
Questo, ovviamente, lo scoprirete solo se leggerete Il richiamo delle tenebre!

Cosa ne penso io?

Partiamo dalla struttura del libro e dallo stile di scrittura, che seppur molto semplice e diretto, riesce a far immaginare bene al lettore il tipo di scena che l'autrice vuole raffigurare e non risulta mai pesante ed evita così che la lettura diventi lenta e noiosa.
Nella prima parte del libro troviamo un'ambientazione attuale, in una Edimburgo dalle caratteristiche tipiche di una città della Scozia ad inizio Estate, non esattamente soleggiata e calda, ma piuttosto umida, grigia e fresca, in cui prevale la presenza di fitti boschi e spiagge semi - desolate, e dove il cielo è per la maggior parte del tempo grigio ed annuvolato.
A parere mio, la prima parte del libro è quella descritta meglio, l'autrice ci introduce alla vita di Dafne, la protagonista, e dei suoi amici, in modo dettagliato ed ordinato, accentuandone le caratteristiche fisiche e caratteriali senza cadere in descrizioni stucchevoli e complicate.
Mi è davvero piaciuto il modo in cui Sabrina ha presentato i personaggi, da Chris, ragazzo dolce e premuroso che invece nasconde un lato impulsivo, appassionato e pazzo d'amore, ad Irene, sempre solare e sorridente, che vede il lato positivo delle cose laddove nessuno lo coglie.
E poi c'è Dafne, ragazza intelligente e testarda, le cui scelte impulsive a volte sono state fonte di disapprovazione da parte mia ed evidentemente anche da parte dei protagonisti stessi del libro!
Gabriel, invece, ancora non sono riuscita ad inquadrarlo: sarà per la sua natura ambivalente, sarà per il suo passato, ma lo trovo estremamente instabile, un pò vittima degli avvenimenti ed alle volte dalle emozioni altalenanti, tutto ciò che in un protagonista "libroso" non mi fa impazzire, ecco.
La storia si snoda in modo abbastanza lineare e senza particolari colpi di scena ( a parte nell'ultima parte in cui veniamo resi partecipi di rivelazioni che se si sta un pò attenti si possono intuire già prima che vengano fatte), ma poi dalla metà in poi ho avuto un pò di difficoltà a seguirne il filo.

Dalla metà in poi, infatti, veniamo catapultati nella seconda ambientazione, quella in cui siamo divisi tra i luoghi celestiali e lucenti del Paradiso e quelli oscuri, sulfurei e sanguinosi degli Inferi, dove i nostri protagonisti inizieranno un inseguimento all'ultimo respiro per evitare che il mondo venga inglobato nel lento processo apocalittico.

Cosa non mi è piaciuto di questa seconda parte?

Innanzitutto credo che qui gli eventi si ripetano continuamente come in un circolo vizioso: Chris e Gabriel combattono, Irene e Dafne cercano una via di fuga e scappano, il cattivo compare ad intermittenza per spaventare Dafne ed avanti così, praticamente fino alla fine.
Non ho trovato quell'azione che mi ha fatta stare col fiato sospeso, forse anche per colpa dei numerosi refusi ortografici e grammaticali che ho trovato davvero insopportabili (presenti praticamente solo dalla metà del libro in poi), che mi ha fatta emozionare, che mi ha incuriosita al punto da dire " E ora che succede??".
No, questa parte l'ho trovata piatta rispetto alla prima, povera di emozioni e soprattutto povera di azioni eclatanti da parte di quella che dovrebbe essere la protagonista principale, la quale ormai sa che dentro di sè vive qualcosa di mostruoso che preme per uscire, ma continua a reprimerla anche quando assiste alle torture orrende che vengono inflitte ai suoi amici (l'avrei voluta un pò più reattiva e combattiva!).
Le ultime pagine sembrano raccontate in modo frettoloso, mi sarebbe piaciuto trovare anche più introspezione nei personaggi cattivi, le loro emozioni, le loro sensazioni, cose che invece non ho riscontrato perchè a parere mio presentati in modo superficiale e poco curato, così come i luoghi del Paradiso e dell'Inferno, che avrei voluto descritti meglio, più accuratamente. 
Che poteri hanno le creature che li abitano? Come sono organizzate nella loro società (se esiste una società)? Che caratteristiche fisiche hanno a parte le ali o le corna?

Cosa, invece, mi è piaciuto di questo libro?

Ciò che l'autrice è riuscita a trasmettermi di più è l'amore che Dafne ha per la sua famiglia, un amore immenso, nonostante poi non sia la sua famiglia di sangue, un amore incondizionato che va al di sopra di ogni cosa e per cui è pronta a sacrificare sè stessa.
Ho adorato il personaggio di Chris, davvero ben costruito, pazzo d'amore, che farebbe di tutto per la sua amata, anche quando sa che in realtà il suo sentimento per lei non è ricambiato, se non in termini di amicizia. Impulsivo, passionale e strettamente legato alla famiglia ed in particolare alla sorella Irene, Chris incarna a parere mio un personaggio che meriterebbe moolto più spazio nella storia ( e spero che sarà così nei prossimi libri della trilogia) , perchè descritto davvero, davvero molto bene!
Dafne, invece, oh Dafne, vorrei che ragionassi di più e ti buttassi di meno in decisioni stupide ed avventate, ma credo che dopo il finale di questo primo volume un pò te ne renderai conto!
Ho adorato inoltre l'ambientazione celtica tipica dei paesi della Gran Bretagna, permeati di magia, miti e leggende legati a creature soprannaturali, ospiti per antonomasia di fate, folletti e druidi, che fanno da contorno alla storia di Dafne e degli altri, trovo che sia stata una scelta azzeccatissima!

Nel complesso è stata una lettura piacevole e leggera, dove la storia non proprio originale dell'antica guerra tra angeli e demoni trova terreno fertile grazie ad alcuni dettagli innovativi che Sabrina ha inserito per renderla più nuova, più fresca. 
Per me è stata un'altalena di emozioni, lo sarà anche per voi? 
Non vi resta che scoprirlo!

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂, 5










sabato 4 luglio 2020

Blog tour "Il seme della speranza" - Le creature magiche



Buongiorno a tutti e benvenuti nella tappa del blogtour de "Il seme della speranza" di Emiliano Reali dedicata interamente alle creature magiche presenti nel libro! 
Essendo un fantasy ambientato sia sulla Terra che nel Mondo degli spiriti e delle divinità, troviamo tantissime creature magiche bizzarre ed al contempo affascinanti, alcune già sentite, altre totalmente nuove ed inedite! Ma bando alle ciance e scendiamo ad esaminarle più da vicino!
All'inizio della lettura ci imbattiamo sin da subito in Acerbo ed Eres, due esseri di provenienza diversa e dai poteri differenti: Acerbo è uno spirito ancestrale poco comune nella terra degli spiriti e delle divinità, una creatura schiva e solitaria che grazie appunto a queste caratteristiche riesce a sopravvivere meglio di qualunque altra. Eres, d'altro canto, è invece uno spirito del sottobosco, che adora correre ed arrampicarsi lungo i grossi tronchi degli alberi, e che al posto della pelle possiede invece uno spesso strato di corteccia che lo protegge come una corazza.
Oltre a loro due, altre creature abitano il loro strano mondo, a partire dalla loro regina Spyria, eternamente bella ma che se intaccata nell'animo da sentimenti negativi rischia di perdere la sua soave bellezza, ed il suo amato Fergan, uno spirito rivelatore dagli occhi cangianti che riesce a cogliere e decifrare le emozioni ed i pensieri delle persone. 
Troviamo tuttavia anche esseri di cui sentiamo spesso parlare nell'immaginario fantasy, come folletti, nani, elfi, druidi, streghe e maghi, ma le creature che più mi hanno affascinata sia per struttura fisica che per potere acquisito, sono i Vetrospecchi!
E giustamente vi starete chiedendo: ma cosa sono questi Vetrospecchi?
Queste buffe ma velocissime creaturine sono degli esseri in grado di rivelare a chi ne scruta la superficie riflettente e tintinnante il proprio futuro, ed infatti nel mondo in cui è ambientato il libro sono cercati con avidità da chi vuole conoscere assolutamente la propria sorte. 
Proprio per questo motivo, nel corso del tempo, l'infelicità rese la loro superficie liscia e brillante di un colore più opaco, e le persone che si resero conto della loro non più funzionante mansione, decisero di romperli e mandarne in frantumi il prezioso vetro di cui sono rivestiti.
Sono creature timide e che mi hanno fatto un'estrema tenerezza, in quanto grazie alla loro capacità di predire il futuro, sono state rese schiave per anni  da spietati personaggi affamati di potere; sono molto rari da trovare, ed a quanto pare esistono anche delle versioni farlocche, ma una volta in cui ci si imbatte in loro, nei veri loro,  potremmo conoscere il nostro destino, l'idea non vi stuzzica? 

 
" I Vetrospecchi erano conosciuti fin dalle epoche più remote per la loro capacità di svelare il futuro, motivo per il quale erano stati usati da sovrani, mercanti, avidi esseri senza scrupoli o gente comune.
Consultandone uno si riuscivano a evitare scelte sbagliate o persone che non avrebbero portato che sventura. Dal canto loro i Vetrospecchi andavano fieri dell'utilità che garantivano con la loro veggenza."


Oltre ai malinconici Vetrospecchi, ho avuto un colpo di fulmine istantaneo nei confronti delle Veggenti Urlatrici, che non sono altro che degli oracoli al servizio del Mondo degli Spiriti e delle Divinità, ma che possiedono la peculiare abilità di vedere attraverso gli occhi dei loro animali guida, dei loro famigli.
Queste creature mi hanno fatto venire alla mente la misteriosa e realmente esistita figura della pizia, una donna incaricata di essere la sacerdotessa di Apollo e che aveva appunto la funzione di oracolo nel tempio di Delfi. 
La pizia era una figura fondamentale al tempo dell'antica Grecia, in quanto si occupava di fornire i responsi che, a dire del popolo, le erano tramandati direttamente dalle divinità stesse, e tali sacerdotesse erano scelte solo ed esclusivamente nella città di Delfi.
E se le Veggenti Urlatrici mi hanno ricordato l'Oracolo di Delfi, non posso non citare le ultime (ma non meno importanti) creature che hanno conquistato il mio cuore, ovvero gli spiriti elementali Guizzo, Spiffero, Crosta e Zampillo!
Questi spiritelli dai caratteri tanto diversi quanto complementari, rappresentano i quattro elementi su cui si basa l'antica magia bianca. 
Nei fondamenti della religione pagana, infatti, troviamo Terra, Acqua, Fuoco ed Aria a rappresentare i quattro punti cardinali, ed oltre a ciò, li troviamo in numerosi rituali magici risalenti ai tempi antichi in cui l'uomo incarnava la figura della divinità nella natura stessa, che racchiudeva appunto la magia elementale. 
Ci sono altri esseri, infiniti personaggi fantastici di cui potrei parlarvi, ma rischierei di rivelare troppo su questo mondo fantasy che tanto ho amato e che è stato creato dalla minuziosa penna di Emiliano Reali!
Chiudo quindi questo articolo su "Il seme della speranza" sottolineando il fatto che, anche seppur inserite in un contesto inventato, alcune creature magiche presenti nel libro siano in realtà appartenenti a storie e leggende del folklore mondiale che ci sono state tramandate nei secoli dai nostri bisnonni, dai nostri nonni e dai nostri genitori.
Tempo fa lessi da qualche parte, non ricordo dove di preciso, che le leggende hanno sempre qualcosa di vero all'interno delle loro storie, e non sarò di certo io a confutare questa affermazione!
Semmai vi capitasse di leggere questo libro, ricordatevi che qualsiasi creatura incontriate, ha alle spalle una minima base di verità su cui fare affidamento, quindi, perchè non ne approfittate per conoscerla più da vicino?