martedì 29 marzo 2022

Recensione "The magician" - Francesca Ignizio

 
TRAMA 

Il nuovo millennio, l'anno 3000 e un'epoca del tutto nuova.
La caduta di alcuni detriti di Luna, in contatto con la Terra, donò l'opportunità ad alcuni esseri umani di acquisire nuovi e strabilianti poteri, l'uno diverso dall'altro.
I Magician, così vennero marchiati.
Ma il resto dell'umanità non fu clemente con loro, e invidiosi di ciò che loro non avevano ottenuto, diedero vita alla fazione che cercò in ogni modo di contrastarli: gli M-Fighters.
In questo mondo, Alyssa Mooley non è altro che una Magician costretta a vivere nell'ombra, timorosa di finire nel mirino sbagliato.
Ma il fato si sa, può essere beffardo, e le sue poche certezze verranno presto spazzate via come polvere nel vento.
Quello, unito a una serie di strani e loschi avvenimenti, la farà uscire finalmente dal suo guscio, fronteggiando una realtà non sempre facile. 
Le scelte che dovrà compiere la potrebbero condurre alla rovina, o potrebbero salvarla. 
Dovrà solo avere il coraggio di rischiare tutto, smettendo di sopravvivere e cominciando finalmente a vivere.


RECENSIONE

«Tutto ruota attorno a un'unica domanda, caparbia Lys. Quanto sei disposta a rischiare?»
«Ogni cosa.»

Buongiorno lettori e bentornati o benvenuti nel mio piccolo angolino di carta ed inchiostro!
Oggi sono qui per parlarvi di una lettura che mi ha accompagnato da inizio anno e che ho preferito gustarmi un po' per volta, per godermela e godermi sia storia, sia ambientazione!
Sto parlando di The magician di Francesca Ignizio che ringrazio tantissimo per la copia cartacea, la gentilezza e la disponibilità, nonché della pazienza e della fiducia! 
Bando alle ciance ed iniziamo!

Quando Francesca mi ha proposto di leggere il suo libro ho pensato che probabilmente avrei dovuto andarci coi piedi di piombo, perché come alcuni di voi già sapranno, i distopici ed in generale le storie  ambientate nel futuro, non sono mai stati tra i miei generi preferiti.
Però, c'è un però.
La trama mi ha attirata da subito nel momento in cui ho letto di strani poteri conferiti da misteriosi detriti lunari caduti sulla Terra e che hanno reso alcuni esseri umani "speciali", dotati di particolari capacità collegate appunto all'astro argenteo.
Ero curiosa, quindi, di leggere come Francesca avesse deciso di gestire la cosa, di come avesse ambientato la vicenda, del worldbuilding, che per me sapete essere mega importante in un romanzo, di come avesse caratterizzato i suoi personaggi e di come avesse sviluppato l'intera trama.
Perciò, cosa penso di The magician?

"Guarda la luna. Splende per te."

Partiamo dal presupposto che il libro inizia leggermente lento, ma ci sta.
Ci sta a pennello perché l'autrice ha scelto di sfruttare le prime pagine per descrivere il suo intero mondo, per impostare l'ambientazione e presentare tutti i personaggi e le loro peculiarità.
Non fatevi spaventare, quindi, dal ritmo dolce e pacato dell'inizio, poiché la storia prenderà piede dopo il primo centinaio di pagine e prometto che poi sarete talmente avvolti in un vortice sempre più crescente ed incalzante di colpi di scena e momenti di suspense, da non accorgervi nemmeno di essere arrivati al termine della lettura.
Vorrei porre quindi la mia attenzione sul worldbuilding.
Francesca ha creato un futuro a cui, durante la lettura, io ho sempre e solo associato due colori, ovvero il grigio e il blu elettrico. 
Siamo in una realtà in cui coesistono nello stesso spazio due fazioni contrapposte, ovvero i Magician, coloro che dopo la caduta dei detriti lunari sulla Terra hanno acquisito poteri straordinari e tutti diversi tra loro, e gli M-Fighters, umani che, molto probabilmente invidiosi del fatto di non aver ottenuto tali poteri o che ne sono altamente spaventati, hanno deciso di dedicare la loro esistenza alla caccia e all'abbattimento dei Magician, appunto.
Siamo quindi in un futuro iper tecnologico dove gli M-fighters reggono un clima di terrore attraverso l'istituzione di una sorta di regime totalitario, tirato su a odio e pregiudizio, che sotto forma di pseudo esercito si arroga il diritto di poter mantenere l'ordine un po' a modo suo, attraverso maniere di dubbia morale, creando una propaganda offensiva nei confronti dei Magician.
C'è di fatto questo razzismo che si respira quindi nei confronti di chi, contro la propria volontà, ha ottenuto dei poteri speciali che se da una parte potrebbero sembrare una cosa magnifica e fuori dal comune, un dono immenso, dall'altra si rivelano un'arma a doppio taglio per la maggior parte di chi li padroneggia, dato che se utilizzati in modo esagerato potrebbero essere distruttivi e pericolosi.
Di fatto, la stessa protagonista, Alyssa, possiede un potere che lei fatica a tenere sotto controllo e che soltanto dopo averlo accettato ed essersi resa consapevole della sua portata, nonché con una buona dose di esercizio, riesce a manovrare e plasmare come lei desidera, ma ancora con molte riserve.
Ad ogni modo, concludendo il discorso sull'ambientazione, potete ben immaginare che creare un universo futuristico non sia una cosa particolarmente facile, soprattutto se si vuole dare l'impronta distopica, eppure Francesca ci è riuscita in modo davvero sorprendente!
Mi sono immaginata una Fengaris sempre dominata da un cielo perennemente grigio e nuvoloso, con questi grattacieli ultramoderni che svettano alti alti, le strade larghe e spaziose percorse da veicoli di ultima generazione super silenziosi e monopattini e skateboard che sfrecciano sollevati da terra, fiori blu e luminosi che decorano i marciapiedi e quella sensazione di sintetico e finto, di quiete e ordine sopra un sistema invece marcio e corrotto, razzista e specista.
E poi, fuori dal cuore pulsante della città, distese di radure e boschi in cui esistono le specie più disparate di piante e fiori, sempre dotati di una luce blu elettrica che illumina la notte senza stelle, come diamanti in una miniera. L'universo che l'autrice ha creato è qualcosa di silenzioso e dolce, di letale e pericoloso, dotato di questo timido alone bluastro di elettricità statica che pulsa costantemente, che vive, profuma, che incanta.
Non è da meno poi la caratterizzazione dei personaggi, partendo proprio da Alyssa, forte e fragile allo stesso tempo, che ha le sue insicurezze, certo, ma che rischia il tutto e per tutto per proteggere chi ama, per passare poi da Leon, l'amore della sua vita che lei crede essere eterno, ma che compirà una scelta che la spiazzerà e la annienterà e la fortificherà, ragazzo dalle idee ben chiare e i piedi ben saldi a terra, che sbaglia, come sbagliano tutti, ma che non per questo smetterà di amare e riprovarci.
Se poi parliamo dei miei personaggi prediletti, Julyan sicuramente occupa il secondo posto sul podio. Magician e combattente perfetto, nonché sfrontato e sempre pronto al confronto e alle battute sarcastiche, è un ragazzo dal passato torbido e segnato da sofferenze piuttosto pesanti, da paure (come del resto tutti loro) che si porta dietro da anni e che dovrà per forza di cose affrontare a testa alta.
Se saliamo sul gradino più alto del podio, invece, troviamo Edwin, il capo degli M-fighters, occhi di ghiaccio e carattere focoso e gelido al contempo, si merita il titolo di stronzo più sexy dell'anno e nemico giurato dei Magician, ma anche di componente della ship che in questo libro mi ha fatto perdere la testa, una ship che sprizza proibito, fuoco e fiamme da tutti i pori!
Personaggio femminile del mio cuore non poteva che essere la fiammeggiante Dahlia, caratterino impetuoso e per nulla facile, darà del filo da torcere a qualcuno di nostra conoscenza (non faccio spoiler he he ) e gli farà perdere testa, ragione, pazienza e anche il buon senso, il tutto condito da scintille esplosive di sensualità e passione brucianti.

Abbiamo quindi tutti gli ingredienti perfetti per una lettura col botto!
Lo stile di Francesca, anche se ricco di descrizioni dettagliate, non è prolisso e pesante, anzi, si presenta con una struttura scorrevole, che invoglia il lettore a voler saperne sempre di più, a voler conoscere la sorte che toccherà ad ogni singolo personaggio, nonché, ovviamente, come andrà a finire, passando per colpi di scena che ve lo dico io, vi lasceranno a bocca aperta e non vi sarà dato nemmeno il tempo per metabolizzarli!
Ci sono amicizia, amore, odio, dolore, passione e quel pizzico di spicy che non guasta mai, ma anche una buona dose di messaggi velati che l'autrice attraverso le sue parole, o almeno è l'impressione che ho avuto io, ci tiene a trasmetterci e regalarci, per poter fare poi nostri, come, ad esempio, il non aver mai paura di affrontare e mostrare cosa ci faccia più timore, poiché solo nel momento in cui conosciamo le nostre vere paure, accettandole. abbiamo anche poi il fegato di affrontarle.

Una lettura che quindi consiglio a tutti gli amanti del genere o a chi, come me, non lo ama particolarmente ma cerca sempre una lettura in grado di fargli cambiare idea, che stimoli e sorprenda. Promossa e consigliata!



LA MIA VALUTAZIONE 

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lunedì 21 marzo 2022

Recensione "My Policeman" - Bethan Roberts

TRAMA

Marion e Patrick: così simili nella loro presunzione romantica di ottenere ciò che desiderano. Per entrambi, l'oggetto del desiderio si chiama Tom Burgess, un giovane uomo dal fascino irresistibile e imperscrutabile. 

Tom è il fratello maggiore della migliore amica di Marion. Si conoscono da adolescenti e per lei è amore a prima vista. Di lì a poco, Tom parte per il servizio militare e poi per l'accademia di polizia, ma Marion è decisa ad aspettarlo, a conquistarlo, sperando in una proposta di matrimonio. Quando finalmente arriva, lei è al settimo cielo, incurante dei segnali che dovrebbero metterla in guardia. 
Convinta che il suo amore basterà per entrambi. 
Ignara che Tom ha un'altra vita. Patrick è un artista e lavora come curatore al museo di Brighton. Anche per lui Tom è stato un colpo di fulmine, una folle beatitudine per cui sarebbe disposto a rischiare tutto. Ma nell'Inghilterra di fine anni Cinquanta, in cui l'omosessualità è condannata dalla società e dalla legge, il matrimonio resta per Tom un nascondiglio sicuro. E così, Marion e Patrick dovranno dividersi l'amore di Tom, fino a quando uno di loro non resisterà più. E le loro tre vite saranno spezzate. 
Liberamente ispirata alla vicenda dello scrittore E. M. Forster e raccontata attraverso i punti di vista alternati di Marion e Patrick, una storia struggente di amori impossibili e speranze deluse.

RECENSIONE

"Le parole che mi vengono in mente quando penso al mio poliziotto sono luce e delizia."

Buongiorno lettori e buon inizio weekend!
Spero che per voi questo Lunedì sia iniziato nel migliore dei modi, perché io sento il peso del cambio stagione sulla schiena come un masso di cemento armato. E sono anche piuttosto di umore instabile, quindi NO. Questo Lunedì non s'ha da fare. Passiamo direttamente a domani che ho il giorno libero?
Ah, non posso? Vabbè, parliamo di cose belle.
Cose belle ed immensamente tristi, aggiungerei.

Oggi vi porto una lettura che mi ha trascinata in un vortice di emozioni in un solo giorno, un Venerdì sera di una settimana fa, in cui ho aperto questo libro per curiosità sfogliando e leggendo le prime pagine, per poi ritrovarmi il Sabato dopo nell'ultima pagina con un senso di vuoto pazzesco e gli occhi pieni di lacrime e malinconia.
Ebbene sì, parlo proprio di My Policeman, il libro di Bethan Roberts che tra poco diventerà anche film dove nei panni del fantomatico Policeman ci sarà niente di meno che il cantante\attore Harry Styles in tutto il suo splendore, affiancato da Emma Corrin, che interpreterà la moglie Marion, e David Dawson, che vestirà invece i panni del curatore Patrick.

Allora, cosa mi ha donato questo libro?
Partiamo dal presupposto che lo stile dell'autrice è lungi dall'essere complesso e ricco di descrizioni, io stessa alle volte ho faticato ad immaginarmi nella testa i personaggi, se non che ogni tanto viene fatto cenno a qualche loro segno particolare, come ad esempio i capelli rossi per Marion o i boccoli biondi di Tom, per il resto il testo è fluido e si lascia leggere con una rapidità impressionante.
Il libro viene raccontato essenzialmente dal punto di vista di Marion, sotto forma di diario o anzi, più che altro un diario-lettera, destinato proprio a Patrick, dove lei piano piano racconterà tutta la storia che la vede coinvolta da quando ha conosciuto il marito Tom, dal principio, fino al presente, mentre l'altro punto di vista risulta essere proprio quello di Patrick, che mette per iscritto sotto forma di diario vero e proprio tutto quello che gli succede da quando incontra Tom al museo di Brighton, di cui è il curatore.
L'oggetto del desiderio di entrambi, come avrete intuito, è proprio Tom Burgess, uomo tutto d'un pezzo che ottiene il posto di poliziotto nella città in cui è cresciuto e che cattura l'attenzione dei due narratori sin dal primo momento in cui le loro vite entrano in collisione.

Partiamo da Marion.
Marion è una ragazza semplice, senza molte pretese, a detta di Patrick nemmeno così bella, che ambisce a diventare maestra (e alla fine lo diventa pure) nella cittadina in cui ha sempre abitato coi genitori.
La sua migliore amica ha un fratello, un ragazzo affascinante, carismatico, bello da morire con questi due occhi azzurri e i riccioli biondi a cui non si può resistere, un uomo dal fisico statuario pronto ad intraprendere la carriera militare per mettersi al servizio della società.
Per Marion è un colpo di fulmine.
Lui la attira in modo irrazionale, le fa pensare cose che le ragazze per bene della sua età non dovrebbero pensare, eppure tenta in tutti i modi di entrare in contatto con quel ragazzo misterioso e silenzioso, chiedendogli addirittura di insegnarle a nuotare, visto che scopre essere un nuotatore provetto.

Tom accetta, e Marion inizia una serie di castelli mentali che cinema levati proprio.
Il punto è proprio questo.
Se siete lettori attenti, scorgerete lungo le pagine i primi segnali che indicano il vero orientamento sessuale di Tom, perché Marion sarà pure innamorata, all'inizio, e anche un po' cieca, tuttavia a voi, a noi esterni, certe cose sono così lampanti da risultare quasi evidenziate con un bel pennarello giallo.
Se lo leggerete e non li coglierete all'inizio, anche se sono praticamente palesi, vi basti arrivare alla scena della loro prima notte di nozze e, forse, tutto vi apparirà un po' più chiaro.
Tom non sembra entusiasta. Tom la accontenta laddove può, ma in modo molto costretto. Tom non è libero quando si tratta di stare con Marion, perché in fin dei conti la donna non gli piace. Perché Tom, in realtà, ama un altro. Un uomo.
E quando Tom utilizzerà il pretesto di un matrimonio per coprire ciò che lui in realtà è, Marion se ne renderà conto un po' alla volta, inerme di fronte ad una scoperta che piano piano, grazie anche all'aiuto di stimoli esterni, la porterà sull'orlo della follia, costringendola a compiere un atto per cui si pentirà tutta la vita.
Nel punto di vista narrato da Marion, quindi, possiamo intravedere quel rimorso e anche quell'amarezza che la donna possiede nei confronti dell'amante del marito, perché in fin dei conti è proprio per colpa sua che lui non l'ha mai amata, ma si intuisce anche quel pentimento dato dal fatto che non si sia mai accorta dei veri desideri del marito, costringendolo a vivere una vita non sua, ma costruita sulla base dell'egoismo e la pretesa di avere una vita felice e perfetta tutta per sé.
Marion si è resa cieca per l'amore, e nonostante tutto ha continuato a stare con Tom convinta che in futuro le cose avrebbero potuto sistemarsi, che loro avrebbero potuto fare finta di nulla e ricominciare daccapo, che il suo affetto per il marito bastasse per tenere in piedi la loro relazione, non contando il fatto che Tom, probabilmente, per lei non abbia mai provato nulla, o quasi.
Una sorta di annientamento sentimentale ecco.

"Ti dico tutto questo, Patrick, perché tu sappia com'era tra me e Tom. Perché tu sappia che ci fu tenerezza, non solo dolore. Perché tu sappia che sì, abbiamo fallito, entrambi, però ci abbiamo provato."

Passiamo al punto di vista di Patrick, invece.
Patrick è un omossessuale convinto.
Frequenta locali per incontri omosessuali, ovviamente sempre stando attento a non essere scoperto, poiché la vicenda è ambientata nell'Inghilterra di fine anni '50, in cui l'omosessualità viene punita e condannata dalla legge, nonché dalla società.
Se si venisse a sapere che il curatore del museo di Brighton è gay, sarebbe la fine per la sua reputazione  e il suo lavoro.
Quelli come lui sono da evitare. Quelli come lui sono invertiti sessuali.
La parola gay non viene ancora menzionata, tuttavia potete immaginare per bene gli epiteti con cui Patrick e quelli come lui vengono apostrofati ogni volta che qualcuno, soprattutto uomini, li incrocia per strada o all'uscita da quei famosi locali in cui avvengono gli incontri segreti.
Ma quando Patrick incontra Tom è la fine. Lui è quello giusto. Lui è il suo capolinea.
Però Tom fa il poliziotto, e quale disonore sarebbe per il suo ruolo essere scoperto omosessuale?
Sta di fatto che anche per Patrick è un colpo di fulmine, ma Tom non è il freddo marito con cui Marion deve avere a che fare ogni giorno, perché anche Tom ama Patrick, nella maniera più brutale e profonda possibile, e il suo legame con l'affascinante curatore del museo diviene via via più profondo mano a mano che si conoscono. Patrick porta una ventata di aria fresca e arte nella vita di Tom, una ventata di amore, di riscoperta, di tutto.
Il loro amore non è facile, ma qui arriva il compromesso: Patrick è disposto a condividerlo con Marion, piuttosto che perderlo. Inizia così una torbida e tormentata storia d'amore, in cui Patrick ama Tom, Tom ricambia, Marion ama Tom, ma Tom per lei prova solo un'enorme tenerezza.
Quando Marion si renderà conto che Patrick e Tom si amano, di quell'amore che a lei viene negato dal suo stesso marito, che lei ha sempre bramato e che è conscia di non poter mai ottenere, compie l'innominabile. E tutto finisce. 

"Come fai"
"A fare cosa?"
"A vivere...questa vita."
"Ah. Certo."
"...cioè la mia vita. La vita degli altri. Di chi è moralmente dissoluto. Di chi infrange la legge con il suo orientamento sessuale. Di chi viene condannato dalla società all'isolamento, alla paura e al disprezzo di sé."

Cosa mi ha donato quindi questo libro?
Confesso che ho provato empatia sia per Marion che per Patrick.
Nonostante la sua ultima scelta sbagliata, sbagliatissima, da pigliarla a schiaffi, ho potuto comprendere il perché Marion abbia agito come ha agito.
Rimane pur sempre una donna che si è innamorata di un uomo. Che aveva grandi aspettative per loro due, un bel matrimonio felice, una casa grande in cui far crescere i loro figli (che non hanno mai avuto), ma che invece viene delusa in tutto e per tutto, perché di fatto Tom con lei non è sincero proprio per niente. Il pov di Tom non c'è, ma posso assicurarvi che anche lui ha giocato sporco in questo gioco.
Il fatto di non essere al cento per cento sincero con la moglie, ma solo alla fine, quando ormai viene messo con le spalle al muro, trattandola come una stupida e dandole della visionaria per più di metà libro, ammetto che un po' me l'ha fatto odiare.
Capisco anche che però la sua posizione sia delicata.
Diciamo che hanno sbagliato entrambi sin dall'inizio.
Marion per aver cercato un legame senza sentimento, ignorando i segnali palesi dell'orientamento di Tom. Tom per aver cercato un matrimonio riparatore per coprire il suo essere omosessuale, giocando di fatto coi sentimenti di Marion.
L'unico che a parere mio ha amato senza pretendere nulla in cambio, ferendo a sua volta ed uscendone ferito più di tutti, è sicuramente Patrick.
Patrick rimane il più coerente, quello che si fa carico di una sofferenza immane pur di stare insieme all'uomo che ama, ma sempre in sordina, rispettando la doppia vita di Tom e rispettando anche Marion, sotto ad un certo punto di vista, dato che non farà mai nulla che le arrechi del male.

"Dovremmo venire a vivere qui." 
E la risposta di Tom fu "Dovremmo andare sulla luna."
Ma sulle sue labbra c'era un sorriso.

Cos'è quindi questo libro?
My Policeman è aspettativa, delusione ed illusione, struggimento, passione, amore, delicatezza, brutalità, attesa. Attesa di un lieto fine che non arriverà mai e che anzi, lascia al lettore l'immaginazione di un finale sereno, ma che lascia l'amaro in bocca, proprio come l'ha lasciato a me.
Questa è una lettura che si lascia leggere tutta d'un fiato, che tratta temi come la discriminazione sessuale con un approccio semplice, ma incisivo, che trasmette al lettore le sensazioni di Marion, la frustrazione ed il fallimento, quelle di Patrick, l'amore incondizionato, il desiderio di una vita normale, fuori dai dogmi bigotti di una società che ancora non è pronta ad accettare quelli come lui, e quelli di Tom, la rassegnazione, il senso di colpa, la speranza di poter vivere qualcosa di bello ed intenso in un mare di marciume e corruzione.
Sono davvero curiosa di vedere come sarà l'adattamento cinematografico, se sarà fedele al libro o se cambieranno qualcosa. Ho sentito che ci sarà anche il punto di vista di Tom, che qui non è presente, e sono alquanto bramosa di sapere dove andrà a parare nel caso lo mettessero davvero in atto!
Non ci resta che aspettare il film, quindi, per poter avere un termine di paragone.
Ma, se cercate una lettura delicata e malinconica, che vi lascia con quella sensazione di vuoto dopo aver voltato l'ultima pagina, dove la realtà crudele di una società mette in risalto prima la reputazione, oscurando tutto il resto, nonché la volontà dell'individuo per il ben pensare comune, allora fatevi un regalo, e leggete My Policeman.
E poi venite a parlarne con me, ovviamente!

LA MIA VALUTAZIONE

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mercoledì 16 marzo 2022

Review Party - Recensione "Il re delle cicatrici" - Leigh Bardugo

 



TRAMA

Nikolai Lantsov, sovrano di Ravka, corsaro, soldato, secondogenito di un re disonorato, ha sempre avuto un’innata propensione alle situazioni difficili, ma questa volta sembra dover fare i conti con qualcosa di impossibile, qualcosa che nessuno, tra la popolazione di Ravka, potrebbe mai immaginare. Come se non bastasse, per arrestare l’avanzata dei nemici che si assiepano lungo i confini del regno, il giovane re deve trovare un modo per riempire le casse dello Stato, stipulare nuove alleanze e fermare il nuovo pericolo che minaccia quello che un tempo è stato il glorioso esercito Grisha.

Al suo fianco, però, c’è la fedele Zoya Nazyalensky, leggendario generale Grisha, che non si fermerà di fronte a nulla pur di aiutare Nikolai ad affrontare e sconfiggere il potere oscuro che alberga nelle profondità del suo cuore e che, rafforzandosi di giorno in giorno, minaccia di distruggere tutto quello che ha costruito. Zoya sa infatti che, come i Grisha non possono sopravvivere senza Ravka, tantomeno Ravka può sopravvivere a un re tanto indebolito.

Nello stesso momento, nelle terre fredde del Nord, Nina Zenik sta combattendo la sua personale guerra contro coloro che vorrebbero spazzare via per sempre i Grisha. Ma per sconfiggere i pericoli che la attendono, sarà costretta a scendere a patti con il proprio terrificante potere e ad affrontare il dolore profondo e lacerante che porta nel cuore.

Re, generale e spia di Ravka: tutti e tre nel corso del loro viaggio dovranno spingersi oltre i confini tra scienza e superstizione, magia e fede, rischiare il tutto per tutto per salvare una nazione spezzata, e accettare che alcuni segreti non sono fatti per restare sepolti e che certe ferite non sono destinate a guarire.

RECENSIONE

"Sono stato fatto per proteggerti. Anche nella morte troverò un modo."

Buongiorno lettori e buon Mercoledì!
Oggi torno finalmente con una delle mie recensioni a parlarvi di un libro senza infamia senza lode, peccato che sia di un'autrice che io adoro ma che in questo volume sembra abbia voluto mantenere un profilo basso e sottotono rispetto magari ad un Sei di Corvi o alla Trilogia del Grishaverse, che comunque ritengo essere anch'essa debole rispetto alla dilogia di Kaz Brekker e dei bastardi del Barile, my personal opinion!
Ad ogni modo ringrazio Mondadori per avermi dato la possibilità di leggere in anteprima Il re delle cicatrici (sì, lo so, la traduzione lascia un po' l'amaro in bocca, ma per Nikolai possiamo anche soprassedere), e Alessandra di Raggywords per avere organizzato l'evento!
Nel banner qui sopra potete trovare anche le altre partecipanti coi nomi dei loro blog, così potrete anche sbirciare le loro recensioni e i loro pareri!
Ma bando alle ciance ed iniziamo!

Il contesto in cui si svolge il libro è piuttosto semplice: ci troviamo nel dopoguerra, dopo il caos assurdo che l'Oscuro ha portato nel regno di Ravka a causa della sua smania di potere.
Ravka è un regno all'apparenza potente, che sembra essere uscito dal conflitto in modo piuttosto intoccato, ma che in realtà cela crepe profonde che il giovane re Nikolai tenta di camuffare grazie alla sua parlantina disinvolta e al modo singolare di gestire la diplomazia con i sovrani degli altri popoli.
Ma Nikolai, dopo la battaglia contro il Santo senza Stelle, non ne è uscito del tutto illeso, anzi, in lui l'Oscuro ha lasciato una specie di impronta che sembra risalire in superficie al calare delle tenebre e che getta lunghe ombre sul destino del suo regno e sul sovrano stesso, che si ritrova a combattere, e non in modo metaforico, il lato oscuro che si nasconde dentro di lui ormai da tre anni e che sembra prendere via via il sopravvento.
E questa potrebbe essere una cosa interessante per lo snodarsi della vicenda, se non fosse che per buona metà ( e oltre) del libro, non succede quasi niente.
La storia viene raccontata in terza persona ma da diversi punti di vista, tra cui quello di Nikolai, appunto, quello di Zoya, suo fidato generale Grisha, ed infine quello di Nina, che viene incaricata di diventare una spia per conto di Ravka nel regno di coloro che ha in passato disprezzato ed amato assieme, ovvero i Fjerdani.
Come già accennato, fino alla metà non succede quasi nulla.
Mi è sembrato di leggere un compendio sulle strategie di guerra, nonché una serie di eventi inutili allo svolgimento della trama che spingono sì il lettore a volerne sapere di più, a rimanere in attesa per quel colpo di scena che tanto aspetta, ma che non arriverà mai, tuttavia a me è parso come un tentativo dell'autrice di allungare il brodo e girare attorno al punto per poi arrivarci a poche pagine dalla fine.
Ed è per questo che credo nel fatto che Il re delle cicatrici sia un libro che, forse, avrebbe potuto essere più corto e più concentrato di eventi, piuttosto che lungo com'è ed essenzialmente banale e sempliciotto.
Un punto a favore va, invece, sicuramente, alla caratterizzazione dei personaggi, poiché conosceremo molto meglio Nikolai e il suo rapporto con sé stesso e il suo ruolo di sovrano, ma anche di persona umana che si ritrova a combattere contro un lato di sé più animalesco ed irrazionale, e che lui detesta non saper tenere sotto controllo, soprattutto perché in modo indiretto è un legame con l'Oscuro, colui che ha quasi distrutto il suo regno.
Per quanto riguarda Zoya, devo ammettere che inizialmente l'ho trovata insopportabile, saccente, arrogante e acida, una so tutto io che avrei volentieri preso a vangate sui denti, ma mano a mano che si procede con la lettura e che si viene a conoscenza della sua storia passata, ci si ritrova ad empatizzare col suo personaggio e a comprendere il perché di alcuni suoi atteggiamenti piuttosto che di altri. Credo sia stata una mossa piuttosto furba da parte di Bardugo inserire un carattere spinoso, antipatico e difficile da capire per poi far cadere il lettore nel tranello e ribaltare la situazione, facendo entrare Zoya tra i personaggi più odiati e poi amati del libro.
Sta di fatto che io ancora non riesco a digerirla nonostante mi sia lievemente commossa nella parte in cui si accenna al suo passato, alla sua perdita e tutto il resto che non sto qui a raccontarvi per evitare spoiler.
Alla fine, c'è lei. Nina Zenik.
Con Nina ho sempre avuto gli occhi a cuore.
Sin da Sei di Corvi è stata il mio personaggio preferito. 
Dissoluta, dissacrante, a tratti pazzerella (qui di pazzia ne troviamo un bel po' in lei fidatevi), in Nina mi rivedo molto soprattutto all'inizio del libro, in cui si racconta la modalità con cui affronta un brutto lutto (non dico di chi per non rovinare la lettura a chi magari non ha ancora letto Soc anche se questa dilogia andrebbe letta dopo tutti gli altri volumi di Bardugo), e per questo ho trovato l'argomento dell'elaborazione del lutto molto interessante, ma perché probabilmente è una cosa che mi ha toccata da vicino e con cui mi sento affine, non per altro.
Posso dire che questo libro mi ha entusiasmata? No.
Mi è piaciuto? Ni?
Sapete ormai che io per Leigh provo un amore sconfinato. Di lei ho letto quasi tutto e adoro il modo in cui scrive, incisivo, a volte crudo e sporco, ma efficace, nostalgico, a ricordare qualche vecchia fiaba di stampo russo, di quelle che si trovano in vecchi tomi impolverati, tuttavia in questo libro non ho riconosciuto quella scintilla, quella fiamma che invece anima tutti gli altri suoi libri.
Ho trovato che questa prima storia dedicata a Nikolai sia leggermente sottotono rispetto a tutte le altre, e mi dispiace dirlo anche a tratti noiosa ed allungata come un brodo riscaldato, un tentativo (quasi fallito) di Bardugo di tornare a Ravka per evocare tutti i ricordi che hanno suscitato appunto gli altri volumi, con poca azione e tanta, troppa introspezione e strategia.
La flebile speranza che ho nel cuore è quella di trovare una storia risollevata, più fresca e dal ritmo serrato nel secondo volume, uno sviluppo delle ship che si sono venute a creare e di cui una ammetto sia particolarmente intrigante (sì parlo di Zoya e Nikolai bellini loro ma ancora non sanno di esserlo) e qualche colpo di scena che non sia facilmente prevedibile come lo sono stati in questo libro.
Come dicevo, non è né carne né pesce, ma una storia che si fa leggere tranquillamente ( a parte l'inizio un po' lento) e che non aggiunge nulla di nuovo ( o quasi) a quello che già sappiamo.

LA MIA VALUTAZIONE

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