domenica 30 maggio 2021

Recensione "Voodoo child" - Andrea Gatti

TRAMA 

Ci troviamo in una buia palude. Forse perché è notte. Anzi no, forse perché siamo in Louisiana, nel 1909, in un piccolo villaggio di praticanti voodoo. E in più è notte.
La protagonista è Emeline, una bambina orfana di dieci anni. La piccola è testarda e odia chiedere aiuto, ma è costretta a evocare uno spirito per salvare il padre, Auguste, divenuto zombi per opera di uno stregone.

Peccato che lo spirito che le risponde, Ozee, sia l’ultimo arrivato e non abbia le idee molto chiare circa i suoi poteri; per di più indossa un teschio bianco a mo’ di maschera e non sa nemmeno quale sia il suo volto.
Lei desidera recuperare il padre scomparso, lui compiere il suo dovere di spirito; sotto sotto, però, Ozee vuole scoprire la sua natura e qual è il suo posto nel mondo, ed Emeline non vuole restare sola.
Ad accompagnarli saranno Louis Armstrong, prima della fama, quando ancora era solo un bambino loquace e timoroso, cresciuto nella povera e dura New Orleans d’inizio secolo; e il capitano di battello J. W. Simmons, superstite dell’uragano più letale d’America, ora dedito all’alcol e alla diffusione della musica jazz, navigando su e giù per il Mississippi con un complesso di neri.
 
RECENSIONE

"C'era sempre un forte odore d'incenso, dovuto alle continue preghiere e offerte ai Loa, che copriva quello più tenue di polvere e legno, e la luce naturale era fioca a causa degli alberi alti e folti che crescevano all'esterno."

Buongiorno e buona Domenica lettori!
Vi do come sempre il benvenuto nel mio caotico angolo di carta ed inchiostro per parlarvi oggi di una lettura conclusa qualche giorno fa, gentilmente omaggiata da Nua edizioni che ringrazio, la cui trama mi aveva attirata sin da subito, ovvero Voodoo Child di Andrea Gatti.

Partiamo dal presupposto che nel complesso questo libro non mi è dispiaciuto, la penna di Andrea è molto particolare, ironica e scorrevole, dettagliata al punto giusto, tuttavia ho trovato alcune piccole cose che mi hanno fatto storcere il naso, prima su tutte l'ambientazione nella New Orleans del primo Novecento, che ho trovato piuttosto scarna, poi per il modo di raccontare il mondo del voodoo e alcuni temi molto delicati legati al contesto come possono essere il razzismo e la discriminazione, ma soprattutto il tema della morte che a me, come ben sapete, è molto caro.

Spinta dalla forte curiosità che la trama mi aveva trasmesso, mi aspettavo di leggere qualcosa di più approfondito, con una New Orleans ben delineata e contestualizzata, in cui il tema della supremazia bianca venisse trattato in modo molto più dettagliato, in cui i personaggi venissero descritti e caratterizzati in maniera più profonda (non dico che non sono ben delineati, ma alcune sensazioni da loro provate a me purtroppo non sono arrivate), e sopra ogni cosa, credevo di trovare un voodoo molto più oscuro, più serio, più viscerale, ed invece vengono nominate solo alcune divinità di questa religione, nonché Marie Laveau, figura importante del culto che ho apprezzato molto, ma che poteva anche non essere nominata perché comunque non porta nulla di nuovo allo sviluppo della trama (così come la presenza inutile della figlia ad un certo punto della storia).

Il libro quindi è diretto sì ad un pubblico adulto, ma per la presenza di alcune scene paradossali, il carattere infantile e lievemente irritante della protagonista che ha solo dieci anni,  i suoi comportamenti altrettanto irritanti e l'ironia che funziona da filo conduttore anche quando si tratta di parlare di Loa o di Ghede, di misteri importanti come la Morte o l'anima, o l'elaborazione di un lutto, credo che questa sia più che altro una lettura soprattutto per giovanissimi, leggera e di intrattenimento, dove la storia si snoda in modo fluido attraverso i continui movimenti dei protagonisti che sono alla ricerca di una soluzione alla situazione di stallo (non dico cosa nello specifico per evitare spoiler) del padre di Emeline, costretto a sottostare alle regole del malvagio stregone che l'ha imprigionato nel suo stesso corpo.

Ad assistere la piccola Emeline che, devo darle atto, non manca di coraggio, ci sono un giovanissimo ed ancora sconosciuto Louis Armstrong, timoroso ragazzino indottrinato dalla madre che alla fine troverà la sua strada nella musica, ma soprattutto il controverso e sfrontato personaggio di Ozee, il Loa invocato dalla bambina, che avrebbe voluto parlare con Baron Samedi, ma che invece si ritrova di fronte ad uno spirito che tracanna rum come non ci fosse un domani, un po' strampalato, e che non sa nemmeno lui stesso da dove provenga (un po' strano per uno spirito venerato e temuto dagli umani no?).

Ci sono diversi punti di domanda a cui non ho trovato risposta nel corso di questa lettura, come ad esempio il perché questo spirito, essendo incorporeo, riesca comunque ad annegare (sì, avete capito bene: è incorporeo ma annega.) o non riesca a comunicare con altri spiriti del mondo dell'aldilà, o ancora non si capisce il perché venga evocato dalla bambina visto che i bambini in questo libro dovrebbero non essere in grado di evocare gli spiriti perché ancora troppo inesperti.

Altri punti interrogativi riguardano il finale, che mi è risultato poco chiaro e confuso, tuttavia ho apprezzato il fatto che alla fine Emeline venga presentata come un'adulta e che quindi venga descritto il dopo di tutta la faccenda, che riguarda anche Louis Armstrong, divenuto un celebre musicista, ed altri personaggi che incontreremo nel corso della lettura.

Posso dire che ho amato questo libro?
Ci sono stati dei momenti in cui ho provato qualcosa, un accenno di emozione, soprattutto per quanto riguarda un paio di scene che ci fanno appena comprendere la situazione dei neri a quei tempi (il fatto che non potessero sedersi sull'autobus nei posti riservati ai bianchi o ancora meglio il passaggio scritto dall'autore in cui i bambini si guardano le mani e si chiedono cosa ci sia di sbagliato nel loro colore della pelle).
Il tema della morte per me è sacro, e qui a parere mio non è stato sviluppato nella modalità adeguata, tuttavia ho amato l'introduzione dei nomi delle divinità voodoo più famose, a partire dal mio adorato Baron Samedi, (di cui un giorno potrei anche parlarvi) o di Papa Legba, padrone dei crocevia.

Nella sua interezza, Voodoo Child, se preso come testo di intrattenimento per i più giovani, ha molti spunti di riflessione interessanti da cui partire, ma mi aspettavo di più e un po' sono rimasta delusa, soprattutto perché avrei voluto vedere più New Orleans, che qui viene a malapena descritta e contestualizzata, più colori, più spiritualità, più emozioni, insomma quella vivacità che questa città magica, culla di uno dei culti più primitivi ed affascinanti del mondo, avrebbe da offrire e che non è stata qui sfruttata al suo meglio.

Non dico che non mi sia piaciuto, anzi, è stata una lettura scorrevole grazie anche allo stile semplice e privo di fronzoli dell'autore, ma le mie aspettative non sono state soddisfatte e questo è un gran peccato, perché l'idea di fondo era davvero molto carina!

LA MIA VALUTAZIONE

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martedì 18 maggio 2021

Recensione "Storie della buonanotte che non piaceranno proprio a tutti"- Erica Leonangeli

TRAMA

La raccolta, di tredici racconti brevi, nasce dalla miriade di incontri ed esperienze che hanno caratterizzato questo mio 2020. Una continua successione di eventi assurdi e unici, conditi con una vena stramba e fantascientifica, e giusto un pizzico di black humor, che parlano di me ma, credo, anche un po' di ognuno di voi.
Qualcuno fa riflettere, altri lasciano l'amaro in bocca, altri ancora fanno ridere per l'idiozia degli avvenimenti.
Personaggi reali che abbracciano il mondo fantastico della mia mente che, infine, ho messo a nudo (o quasi, sono pur sempre una signorina).

RECENSIONE

"Mia cara, tutte le storie attingono da qualcosa di vero."

Buongiorno lettori e buon (quasi) inizio settimana!
Oggi vi voglio parlare senza troppi preamboli di una raccolta di racconti davvero singolare e strana, ma non quel strano che fa storcere il naso, anzi, piuttosto lo definirei uno strano davvero frizzante e diretto, senza peli sulla lingua, gradevole e a tratti inquietante.
Storie della buonanotte che non piaceranno proprio a tutti scritto da Erica Leonangeli è un libricino di nemmeno 200 pagine che racchiude tra di esse mondi diversi eppure collegati da quel filo weird che tanto ho apprezzato e che lascia quella lieve sensazione di disagio che lasciano tuttavia le storie in cui il soprannaturale si può intuire, ma non viene sfacciatamente sbattuto in faccia al lettore.
Ho trovato questa caratteristica molto simile alle poche letture di King che ho intrapreso, dove ciò che è più incomprensibile e ciò che l'occhio umano non percepisce, viene invece assorbito dall'inconscio, ed elaborato in modo personale ed unico da chiunque legga di tali vicende, fantasticando sul cosa potrebbe essere, ma non viene detto in modo esplicito.

I racconti sfilano sotto i nostri occhi alla velocità della luce, grazie anche alla loro brevità ed allo stile fluido, crudo, moderno, che Erica ha deciso di imbastire per la creazione del suo mondo, un mondo che potrebbe sembrare quasi simile ad un enorme trip mentale, un trip mentale percorso proprio dall'autrice, che si cala in prima persona in storie dalle mille sfumature, siano esse fantasy, piuttosto che horror, weird, o semplicemente spezzoni di vita ordinaria sconvolta da pensieri straordinari.

Tra i miei preferiti spiccano sicuramente Il pescatore, per la sua leggera vena romantica e nostalgica, un racconto ambientato in una dimensione quasi onirica, in cui il finale lascia con l'amaro in bocca, facendoci intuire cosa sia successo, ma riempiendoci la testa di mille punti di domanda ai quali non troveremo, purtroppo, risposta.

Se dovessi invece dare retta alla mia amica ansia e scegliere un racconto che oltre a me, è piaciuto molto anche a lei, sarebbe sicuramente Salvataggio non riuscito, dove si nota un gusto del macabro piuttosto preponderante da parte dell'autrice (cosa che ci piace a proposito!), e dove la scrittura vuole mostrare l'urgenza, la fretta di arrivare al punto cruciale, per poi svelarlo con l'intenzione di inorridire il lettore, o perlomeno inquietarlo. E lo scopo è stato raggiunto, poiché ne sono rimasta macabramente affascinata!

Non posso non menzionare il racconto Conchiglie, dove ho trovato appunto una leggera somiglianza a quel vecchio film tratto dal libro di Stephen King, Cose preziose, dove c'è un misterioso negozio di usato in cui la gente entra e, come la più stramba delle coincidenze, trova subito qualcosa che fa al caso suo...ma a che prezzo?
La signora del negozio che abita questo racconto potrebbe avere la risposta al vostro quesito...e non sarà molto rassicurante!

Come ultimo, ma non per importanza, solo per ordine, ho amato I doni del bosco, ambientato sul bucolico sfondo della splendida foresta del Cansiglio, che si trova vicino a Treviso e che se non avete ancora visitato, credetemi, fatelo perché ne vale davvero la pena!
Sarà perché si parla di doni del bosco come doni anticonvenzionali, legati a vecchie tradizioni, ad oscuri patti che implicano la vita eterna, a promesse che valgono per sempre, a pace e quiete quasi simili alla tranquillità della morte, sarà per i luoghi boscosi, colorati ed umidi tipici dell'Autunno, ma io questo racconto l'ho amato come si ama il proprio gatto o il proprio cane!

Vogliamo parlare delle menzioni a serie tv che adoro? 
Erica mi ha accontentata portando tra le righe il mio adorato Supernatural, come ancestrale guida di sopravvivenza nel caso in cui ci imbattessimo in qualsivoglia creatura che non appartiene a questo mondo, ed io non ho potuto che approvare orgogliosa come la madre col proprio figlio.

Insomma, se volete contribuire a ricoprire Erica di caramelle gommose e colorate, ma non volete rinunciare a dei racconti che rasentano l'immaginazione più folle, passando per vari generi ed esplorando varie sfumature della contorta vita umana, sappiate che non dovete fare altro che acquistare questo libricino che si schiude su molteplici mondi, pur tenendovi incollati al vostro confortevole divano!
Erica ve ne sarà sicuramente grata!


LA MIA VALUTAZIONE 

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venerdì 14 maggio 2021

Recensione "Anveersia - Il centromondo" - Gregorio Bisio


 TRAMA

Sono trascorsi vent’anni da quando Ludvig Marfen ha messo al bando la magia su Anveersia: chiunque sia scoperto a praticare le arti occulte sarà perseguito dalla legge. Un bel problema in un mondo popolato da streghe, sciamani e creature fantastiche, in cui la magia fa parte del DNA degli esseri viventi. E un problema ancora maggiore per i gemelli Grammell, che una mattina di settembre ricevono a casa uno strano pacchetto, contenente un oggetto magico tanto enigmatico quanto illegale.

Chi glielo avrà inviato? E perché proprio a loro? Ma soprattutto, saranno disposti a mettere a repentaglio le loro vite per risolvere il mistero che nasconde?


RECENSIONE 

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio magico mondo di carta ed inchiostro!
Oggi torno alla ribalta con una nuova recensione, una lettura che mi ha rapita e catapultata in un mondo magico e dai tocchi weird che anche voi difficilmente non potrete non apprezzare!
Sto parlando di Anveersia, Il centromondo, di Gregorio Bisio, edito Bookabook, il primo di una promettente saga in cui il punto forte è assolutamente il worldbuilding!
Ci troviamo infatti in un regno in cui la magia è stata bandita dal governo attuale, dove streghe e stregoni vivono periodi difficili e devono operare nell'ombra per non farsi scoprire ed essere condannati, tuttavia ci sono alcuni fuorilegge che, in memoria della gloria passata, vorrebbero ribaltare la situazione e dare alla magia il fulgore di un tempo.

"Assurdo vero? Ci nascondevamo secoli fa e ora che sul pianeta vivono solo maghi e streghe siamo ancora costretti a nasconderci..."

Partiamo dal presupposto che difficilmente si trovano dei libri in cui il mondo costruito attorno alla trama sia ben delineato e succoso di dettagli innovativi, alcune volte la storia è interessante ma il worldbuilding si rivela carente, altre invece il contrario, altre ancora l'ambientazione è così superficiale da farci perdere in modo istantaneo l'interesse verso una storia che potrebbe essere anche promettente, ma che manca appunto di quella marcia in più che ci spinge ad intraprendere una lettura.

Ecco, in Anveersia, l'universo creato da Gregorio è una goduria per la nostra immaginazione.
Ogni creatura, ogni luogo, ogni oggetto, sono stati abbozzati e sviluppati secondo un criterio fantastico che ci trascina sempre di più nella lettura, facendoci riscoprire termini e parole bizzarri che probabilmente vi ricorderanno il magico e superbo mondo di Harry Potter!
Un esempio lampante potrebbero essere i Salcoplenotteri, di cui troviamo la miniatura nella splendida copertina del libro, libellule gigantesche in grado di trasportare esseri umani da una parte all'altra del regno, dotate di grande intelligenza, docili al punto giusto ed amanti sfegatate dell'acqua.
Rientrano sicuramente tra i miei preferiti, assieme alle Fluttuose, di cui non voglio dirvi nulla, ma che è giusto conosciate in prima persona (semmai riusciste a scovarle!), o a strane creature antropomorfe come il postino di Dormut, Sparrow, mezzo uomo e mezzo uccello, per non parlare di quello strano animale che abita le paludi ai margini di Anveersia, che si cela sotto litri e litri di acqua stagnante e torbida.

Gregorio è riuscito quindi ad imbastire un universo inventato di sana pianta e a renderlo tangibile, reale, come se ci fossimo dentro fino al collo, permettendoci di convertirlo in immagini, profumi e sensazioni all'interno della nostra testa, facendoci entrare in empatia coi personaggi, coi luoghi da loro visitati e con la stessa vicenda!

Parlando dei personaggi, posso dire con sicurezza che sono stati caratterizzati tutti in modo ben pensato e preciso: Alan Grammel, ad esempio, viene descritto come un ragazzo dal temperamento focoso, impulsivo e poco propenso al dialogo, privo di pazienza e di senso critico, tanto che alcune volte il suo modo di fare sarà causa di situazioni svantaggiose per gli altri protagonisti della storia (oltre che della voglia di prenderlo a martellate sui denti ma dettagli); di tutt'altro avviso è la sua gemella, Debora, che invece, al contrario, è una ragazza molto razionale, che ci tiene a fare i suoi bei ragionamenti prima di buttarsi a capofitto in una "missione", che tiene i piedi ben ancorati a terra e non si fa trascinare da facili entusiasmi quando si tratta di prendere una decisione.
Personalmente, tra tutti i personaggi di questo primo capitolo della saga, ho preferito di gran lunga Victor (sarà perché è un allevatore di Salcoplenotteri? Sarà perché è un tipo tenebroso, misterioso e silenzioso, ma che tiene tantissimo alla sua numerosa famiglia?), Lennon, il classico cattivo ragazzo pieno di scheletri nell'armadio e con l'immancabile giubbino in pelle a donargli ancora più fascino, oltre al suo smodato uso della magia di fuoco politicamente scorretto, ed infine, ultima ma non per importanza, la strega Astrid , tosta come poche, grande amante dei libri (come darle torto?), un po' trasognata in alcuni momenti, ma soprattutto scaltra ed intelligente, che sembra nascondere qualcosina di cui ancora non si sa molto (credo e spero che ci venga svelato nei prossimi libri, non posso che aspettare!).
Un punto a favore va anche al dolce Bentley, delineato a mio parere in modo divino, dato che viene mostrato come un ragazzo timoroso e timido, che non ha paura di mostrare le proprie debolezze e che, anzi, un po' si odia per il suo non essere impavido come Alan o gli altri, riconosce i suoi limiti ed è pronto ad abbatterli!

Ovviamente non mancheranno i cattivi, che però in questo libro non hanno ancora avuto il loro giusto spazio, perché penso che l'autore abbia voluto prima introdurre il mondo di Anveersia ed i suoi personaggi in modo da fornire una panoramica generale su cui poi gettare le basi per i seguiti, ma sappiate che il mio cuore appartiene già alla spietata Vermiglia e alla sua chioma indomabile (nel vero senso della parola fidatevi!).

Ho apprezzato inoltre il modo di scrivere di Gregorio, uno stile fluido, moderno, semplice in cui si mescolano tantissimi termini specifici per quanto riguarda il mondo magico di Anveersia e quelli "desueti" del mondo antico, quello che in questo libro rispecchia in pratica il mondo in cui viviamo noi oggi, dalla comparsa dell'uomo fino alla comparsa di streghe e stregoni.
Ma ce lo immaginate un mondo magico in cui non si può ricorrere alla magia?
In cui la gente, pur di non essere perseguitata accetta di marchiarsi per levare ogni traccia di magia dal proprio corpo e vivere finalmente libera, perché spaventata da un governo-dittatura che non permette l'uso di quest'ultima?
Lo stesso governo che si dimostrerà essere corrotto e marcio come coloro che vuole far credere siano una minaccia, ma che invece, forse, non sono i veri nemici?
Il colpo di scena finale implica la presenza di una sotto trama molto più complessa di quel che l'autore vuole farci credere e quindi fa pensare a dei seguiti in cui la storia assume una piega più movimentata, dove vedremo più azione e, si spera, ancora più magia ed incantesimi!

Se proprio devo trovare una nota dolente, questa sarebbe rivolta alle emozioni dei protagonisti e delle relazioni tra gli stessi: ho trovato infatti che l'autore si sia soffermato poco sul loro lato introspettivo, trasmettendo al lettore la metà di quello che forse avrebbe voluto trasmettere.
Per me i pensieri di un personaggio, ciò che prova, ciò che sente, sono molto importanti e credo che sia un elemento essenziale per poter entrare nel cuore di chi legge.
Detto questo, in ogni caso, le emozioni anche se deboli sono arrivate, e Gregorio ha promesso (una promessa è una promessa!) che si concentrerà su di esse nei prossimi libri della saga, farcendo la storia anche con qualche piccola nota romantica (ho già le mie ship he he, ma le voglio vedere realizzate!).
Quindi, vi consiglio di addentrarvi in questo libro? Sì, assolutamente.
Credo sia adatto ad un pubblico adulto e anche ad un pubblico più giovane, che vuole approcciarsi alla lettura o semplicemente al genere, che ama le storie di magia, di luoghi incantati e creature bizzarre!

LA MIA VALUTAZIONE 

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giovedì 6 maggio 2021

Recensione "Io sono la strega" - Marina Marazza

 
TRAMA

Caterina da Broni, governante, prostituta, avventuriera e strega. Caterina è una bambina strana per il suo tempo, sa addirittura leggere grazie al padre maestro. Rimasta incinta a tredici anni in seguito a una violenza, va in sposa a un uomo che non è chi dice di essere. Ma invece di rassegnarsi a un destino di schiavitù, sceglie di fuggire. La sua intera vita diventa così una picaresca ricerca del proprio posto nel mondo, attraverso un territorio lombardo intriso di acque e brume, dove la vita è scandita dallo scorrere del Po. La sua strada la porta da una locanda assai equivoca a una raffinata bottega di tipografi e poi alla «corte» di un capitano di ventura, fino ad arrivare a Milano, la grande città dominata dagli spagnoli, teatro di intrighi e lotte per il potere. Qui, l'accusa di aver «affatturato» l'anziano gentiluomo da cui è a servizio la conduce in prigione. La pena è il rogo: così muore una strega e Caterina è convinta di esserlo, di aver venduto l'anima al diavolo per poter sopravvivere. A eseguire la sentenza è chiamato Salem, celebre boia, un uomo bellissimo e tormentato: su quella pira lui rischia di perdere qualcosa di molto importante, che non sapeva di possedere. Sensuale, inquieta, spietata, tenera e decisa, Caterina da Broni è la protagonista autentica di uno dei più famosi processi alle streghe che la storia abbia tramandato. In questo romanzo prende vita come eroina modernissima, in una narrazione di ricerca storica, ricostruzione d'epoca, racconto di eventi che si susseguono con ritmo incalzante. Mentre attraversa, ribelle, il suo tempo, sul suo cammino aleggia una domanda: qual è il confine tra giustizia e delitto?


RECENSIONE

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio piccolo e caotico angolino di carta ed inchiostro!
Oggi vi parlo di un romanzo terminato ancora qualche settimana fa, di cui però ho dovuto metabolizzare il contenuto per potervene parlare in maniera precisa e razionale.
Io sono la strega di Marina Marazza, edito Solferino Editore, mi ha spiazzata e commossa, soprattutto per la vita che la protagonista, Caterina da Broni, ha dovuto in qualche modo subire fino a quando non decide di plasmarla da sé, prendendone in mano le redini e scappando alla ricerca di una sua identità nel mondo, un mondo bigotto non ancora pronto ad accogliere donne come lei, troppo emancipate e scaltre per l'epoca, poco inclini a farsi calpestare dalla società maschilista e sessista.

"...non è una buona cosa che le donne leggano, poi si fan venire troppi grilli per la testa."

La storia inizia quando Caterina è ancora una dodicenne incapace di comprendere fino a dove possa spingersi la crudeltà dell'uomo, di conseguenza, quando rimane incinta dopo uno stupro da parte di un ragazzo di buona famiglia e perciò intoccabile, il frutto di quella violenza viene allontanato immediatamente da lei, destinato a non poter ricordare colei che l'ha messo al mondo, e Caterina dovrà far finta di nulla, come se nulla fosse successo.
La vita della ragazza, scoprirete, avrà come protagoniste numerose figure maschili tossiche e piuttosto malate e perverse, ma tra queste, l'unica che invece sembra avere a cuore la sua esistenza e la sua cultura, è quella del padre, mercante di inchiostri, che le insegna sin dalla tenera età a leggere e scrivere, dote che le servirà in seguito per accaparrarsi alcuni posti di lavoro anche piuttosto privilegiati, come quello in un'antica tipografia piemontese.
Sebbene in ogni caso il padre venga a mancarle in modo prematuro, Caterina decide di rimboccarsi le maniche e continuare la sua vita, badando al fratellino Ambrogio ed alla vecchia zia Babi, tentando di bypassare l'orrendo episodio dello stupro perpetrato nei suoi confronti e diventando una donna forte, bella e vigorosa.
Già dall'inizio si nota una certa nota di bigotteria che avvolge Caterina tra le sue spire, a partire proprio dalla figura della severa zia, che disprezza la sua capacità di leggere e scrivere, ribadendo quanto sia sbagliato per una signorina possederla, in quanto fonte di una sensibilità distruttiva, che porta inevitabilmente al proprio annientamento morale.

"Leggere troppo non fa bene" ripeteva la zia Babi, orgogliosa della sua ignoranza.
"Rende fragili, deboli, lo vedi. Tuo padre è un brav'uomo, ma troppo dolce di cuore, e quell'Ariosto gli ha guastato le cervella."

In contrasto con la figura di Babi, donna devota a Dio, che fa pregare Caterina ogni sera, che ci tiene a recitare i suoi amati vespri per non far abbattere l'ira del Signore sulla sua famiglia, troviamo nel corso della lettura lo spirito libertino ed indomito delle lavandaie del paese, donne che chiacchierano fitto ogni qual volta scendono al fiume per lavare i loro capi, utilizzando anche il vecchio metodo delle ceneri, che sanno tutto di tutti, ma che soprattutto confideranno a Caterina degli strani rimedi anticonvenzionali per attirare l'interesse dell'uomo dei sogni o al contrario per allontanarlo, per provocare un aborto spontaneo, o per altri scopi legati alla salute o all'amore.
Non solo le lavandaie però, saranno coloro che porteranno Caterina alla scoperta di questo mondo misterioso, ma anche altre donne, sempre dipinte come individui forti ed indipendenti, che non hanno bisogno di un uomo per poter mandare avanti la propria attività o la propria vita, introducendola così all'esoterismo contadino che tutti noi conosciamo, basato sull'uso di erbe particolari accompagnate da preghiere rivolte agli Dei pagani ed anche al Dio cristiano coi suoi santi.

"Ma son storie pagane, queste..." sussurrai "Gli dei non esistono".
"Sono esistiti finché qualcuno ci ha creduto...adesso ci sono i santi al loro posto e la zia prega santa Liberata...noi siamo tutte le figlie del nostro passato, non ti pare?"

Nel corso della storia, quindi, incontreremo davvero molti personaggi, alcuni frutto della fantasia dell'autrice, altri realmente esistiti, come la stessa Caterina, di cui Marina ha ricostruito la vita attraverso anche le testimonianze di coloro che l'hanno incontrata e soprattutto grazie ai documenti dedicati a lei nel periodo della caccia alle streghe, nella Milano seicentesca, dove è scritto nero su bianco che è stata messa al rogo per aver fatturato un conte molto influente della città, seducendolo ed ammaliandolo con l'aiuto del Diavolo.

"Chi pregava i santi nell'abbazia e chi pregava i diavoli al cimitero. E stando a quel che diceva il frate, forse i demoni rispondevano alle suppliche dei viventi più dei martiri e dei beati."

Il personaggio di Caterina è, a parere mio, delineato alla perfezione, poiché nel corso della vicenda seguiamo il suo sviluppo da ingenuotta ragazza di campagna a donna coraggiosa e furba, consapevole del potere della propria femminilità, che non esita ad usare per ottenere i propri scopi, soprattutto per permettersi di trovare un posto di lavoro dignitoso da cui ricominciare ogni volta a ricostruire la propria vita.
Caterina, infatti, sarà vittima, oltre di tremendi stupri, anche di diversi raggiri in cui si ritroverà invischiata fino ai capelli, come col suo primo marito, sposato senza nemmeno conoscerlo ma puramente per interesse, che la coinvolgerà in un orrendo giro di prostituzione dove viene costretta a vendere il proprio corpo per arricchire le tasche dell'uomo che sperpera il tutto nel gioco d'azzardo.
La vita della giovane non sarà per nulla semplice, non avrà un lieto fine se ve lo state chiedendo, e anzi, le gioie per Caterina saranno davvero pochissime e fuggevoli, ma dopo il suo primo matrimonio con un uomo violento e con l'indole di coloro che al giorno d'oggi chiameremmo "stalker", sembra che prenda consapevolezza all'improvviso del fatto che può cambiare, e che il cambiamento dipende proprio da lei stessa.
La forza di volontà di Caterina nel non voler arrendersi di fronte alle innumerevoli difficoltà che le vengono piazzate di fronte mi ha conquistata in modo lento e graduale, per poi sfociare in una tenerezza sconfinata nei confronti di una donna che in fin dei conti vuole solamente essere amata e trattata come un essere umano completo della sua dignità e sensibilità, che vuole essere amata per il proprio essere, non sfruttata per il proprio corpo e ciò che le sta tra le gambe.
Quello che spicca infatti nel romanzo è la ricerca dell'emancipazione, dell'indipendenza, di un'identità, del distacco dalle figure maschili nocive e prepotenti, per condurre un'esistenza libera dal peso di un potere maschile imposto dalla società dell'epoca e da tutti gli obblighi ad esso collegati.

"Fate bene a dar lustro al retaggio del vostro buon padre che vi ha insegnato questa moderna arte, ma badate di non scordare i doveri di una femmina devota e di una moglie!".

Oltre ai temi già citati, incontriamo ovviamente anche quello della superstizione e della paura nei confronti delle opere considerate demoniache, infernali.
Soprattutto verso la fine, quando Caterina si sposterà dai territori sperduti delle sue campagne verso paesi e cittadine un po' più vasti, per poi concludere il suo viaggio nella grande e vivace Milano, notiamo che mano a mano che i territori diventano più popolosi, c'è anche una maggiore repulsione, seguita da un forte timore irrazionale, verso coloro che vengono considerate "streghe", per via soprattutto delle influenze straniere di chi governa le stesse città.
Per quanto riguarda Caterina, non saranno strani intrugli di erbe o radici a far calare su di lei i sospetti della stregoneria, ma piuttosto le attenzioni di personaggi influenti della società che non potrebbero mai e poi mai innamorarsi di una semplice serva forestiera!
La "strega" quindi viene usata come espediente per le pulsioni sessuali degli uomini che non accettano di essere attratti in modo morboso da una donna di rango inferiore al loro, ma che sicuramente ed inconsciamente sono stati assoggettati da chissà quale rituale satanico che li ha costretti a rivolgere le loro attenzione a tale donna.

In più di un'occasione, Caterina sarà al centro di tale accuse, ma riuscirà quasi sempre a cavarsela nonostante il suo nome venga poi marchiato e riconosciuto come quello della strega di Broni, fino a quando non "calpesterà" i piedi alla persona sbagliata, venendo condannata al rogo senza potersi difendere, condannata ad essere uccisa sulla pubblica piazza per mano del famoso, giovane ed affascinante boia di Milano, Maestro Salem, la cui storia troviamo narrata parallelamente rispetto a quella di Caterina e che impareremo a conoscere meglio attraverso il suo percorso di esecutore di morte.

"In fondo è sempre il bisogno di amore che ci muove..."

La ricerca dell'amore è quindi il fulcro di questa storia, in cui il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è, risulta essere così sottile da sembrare quasi impercettibile, appena accennato.
Io sono la strega è un romanzo per certi versi non facile, pieno di crudeltà e spietatezza, di persone senza scrupoli, pronte a fregare il prossimo, di uomini affamati di potere e di vendetta, alla ricerca di qualcuno a cui dare la colpa per le proprie debolezze, ma anche ricco di figure femminili che hanno in qualche modo contribuito a donare bellezza e delicatezza, nonché sensualità dirompente, forza ed intelletto, ad un capitolo della storia in cui la donna viene considerata solo come un corpo atto a procreare e svolgere le faccende di casa.
Non posso evitare di menzionare la talentuosa Fede Galizia, pittrice affermata dell'epoca, madre di creazioni di bellezza e valore inestimabili, che non ha bisogno di uomini al suo fianco, ma come afferma lei stessa, dei suoi pennelli e dei suoi colori, per essere felice.

Sullo sfondo di una Lombardia seicentesca, in cui le sponde nebbiose del Po segnano i territori in cui Caterina si incamminerà, costellati di boschetti in cui si pensa si riuniscano le streghe a danzare col Diavolo e paludi dall'aria sinistra, cullati da una prosa quasi poetica caratterizzata da termini specifici e ricercati, vivremo la vita di Caterina e Salem, entrambi tormentati per amore, entrambi alla disperata ricerca di un punto fermo che sia un nuovo inizio, entrambi legati da un destino crudele che sembra non averne mai abbastanza e che li farà incontrare nel giorno più intenso e significativo della loro esistenza.


LA MIA VALUTAZIONE

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