mercoledì 17 novembre 2021

Review Party "Le vite dei Santi" - Leigh Bardugo

 



TRAMA

Direttamente dalle mani di Alina Starkov alle vostre, la riproduzione fedele della Istorii Sankt'ya , per permettervi di entrare nelle pieghe più profonde dell'amatissimo universo creato da Leigh Bardugo. Una raccolta di storie che raccontano le vite, i martirii e i miracoli dei Santi a voi più familiari, come Sankta Lizabeta delle Rose o Sankt Ilya in Catene, ma anche le vicende più strane e meno conosciute, come quelle di Sankta Ursula, Sankta Maradi e del Santo senza Stelle. Una collezione resa ancora più preziosa dalle tavole a colori che accompagnano ogni storia.


RECENSIONE

Buongiorno lettori!
Oggi giungo a voi con una nuova recensione su una splendida raccolta di racconti con cui la nostra Sankta Leigh Bardugo ci riporta tra i miti e le leggende che hanno dato vita ai famosi Santi che sentiamo così tanto nominare nei suoi romanzi dedicati al Grishaverse e ai miei adorati Corvi: sto parlando di "Le vite dei Santi" edito Mondadori che ringrazio per avermi permesso di partecipare al Review Party, assieme ad Alessandra di Raggywords, sempre molto gentile e disponibile.

"Ma altri ancora lo venerano, il Santo senza Stelle, patrono di chi cerca salvezza nell'oscurità."

Ebbene sì! Queen Bardugo colpisce ancora! E questa volta lo fa con una raccolta di racconti tutta dedicata ai Santi che vengono celebrati nel regno di Ravka, e di cui sicuramente saprete già qualcosina se avete letto la dilogia dei Corvi o lo trilogia del Grishaverse!
Essendo un libricino piuttosto breve, ed essendo ancora più brevi i racconti di cui andrò a parlarvi, la lettura scorrerà talmente veloce che nemmeno ve ne renderete conto!
Lo stile di scrittura è il tipico di Bardugo, anche se leggermente "immaturo" e meno elaborato rispetto a quello che abbiamo trovato in Sei di corvi, ma non per questo meno evocativo.
Le storie dei Santi venerati nell'universo che quasi tutti già conosciamo, intervallate da illustrazioni degli stessi che li ritraggono nel loro ambiente caratteristico, sono storie di tempi antichi, quando ancora i popoli non credevano ad entità al di sopra delle loro teste o meglio, ad entità che avessero ancora il tempo da dedicare ad esseri così mortali ed insignificanti come lo possono essere appunto gli esseri umani.

Eppure c'è chi ancora crede.
E non passerà molto tempo prima che quel credente venga ricompensato in qualche modo dalla propria fede cieca e devota.
Ma la fede a volte porta alla propria rovina, e le storie dei Santi di Ravka non finiscono col lieto fine, ma con violenti martìri che in qualche modo potrebbero risultare opposti all'idea che tutti noi abbiamo dei Santi, ovvero uomini e donne che hanno dedicato la propria vita agli altri per poi venire adorati come divinità.
In questa raccolta non c'è nulla di più sbagliato.
I Santi che troviamo qui sono persone normali all'apparenza, con vite difficili, approcci alla società altrettanto difficili (per la maggiore non a causa loro ma dell'ignoranza che vi aleggia attorno), ma che possiedono piena fiducia in esseri che vengono celebrati e venerati come Dei, ma che di fatto faticano a mostrarsi o a manifestare i propri poteri.
Poi, però, arriva il momento cruciale in cui il credente diviene colui o colei in cui credere, e allora la gente forse è pronta ad accettare quella diversità, a farla diventare parte integrante della propria vita.
Così, però, non accade, e il più delle volte i Santi vengono usati e spremuti fino all'ultima goccia di sangue o sudore nel nome dell'avarizia e dell'avidità umana, nel nome di qualcosa che da sempre risulta distruttivo e limitativo: un ideale malato.
Perché se questi Santi sono pronti a sacrificarsi per il bene degli altri, gli altri non si tireranno indietro e anzi, saranno pronti a prendersi di tutta l'erba il fascio e anche di più, accusando poi chi si sacrifica di non essere più in grado di mantenere il ritmo di quelle tacite promesse.

Le storie dei Santi sono per un certo verso una rete intricata di favole oscure e macabre, tinte di sangue e sacrificio e dolore, mai nemmeno sfiorate dal concetto di felicità o gioia, o qualsivoglia connotazione positiva.
Anche in queste favole il mondo non è pronto ad accettare ciò che risulta essere diverso o speciale. 
Ma d'altronde non lo è mai stato.
Ancora oggi ci sono Santi che non vengono accettati, ideali malati che vengono perpetrati nel nome dell'ignoranza comune, e vicende narrata a bassa voce al lume di candela, di eroi e persone crudeli, di battaglie interiori, di morte e resurrezione.

I Santi di Bardugo richiamano in qualche modo figure iconiche della nostra cultura religiosa, ma tra tutti spiccano soprattutto il già citato Ilya in catene, Sankta Alina della Faglia, la santa della luce, la luminosa, che col suo splendore ha sconfitto le tenebre create dal Santo senza Stelle.
E qui arriviamo ovviamente al mio santo preferito, appunto.
L'Oscuro l'abbiamo già conosciuto nella trilogia Grisha. 
Sappiamo in qualche modo come sia stata generata la faglia di buio e morte di cui può benissimo vantare la creazione, eppure in questa storia il Santo delle tenebre è un semplice ragazzo incompreso e deriso che chiede salvezza all'oscurità.
La cosa mi ha in qualche strano meccanismo fatto tenerezza, poiché alcune volte, quando la luce sembra talmente lontana da non poter essere raggiunta e quindi impossibile anche solo da concepire, il buio resta sempre lì ad attendere di avvolgerci nel suo funereo abbraccio.
Ed ecco che il Santo in nero arriva a dispensare salvezza, ad accogliere le preghiere dei senza speranza, a dare amore e certezze a chi nella luce non è riuscito a trovarli.
Il Santo senza Stelle è il patrono di chi cerca la luce nell'oscurità.
E io mi sento vicina a questa figura in modo così disarmante e trascendentale che se venisse eretto un culto in suo onore, io diventerei sicuramente una dei suoi adepti  più fedeli!

A parte tutto ciò, questa raccolta di racconti getta una lama affilata di luce su alcune vicende che magari ci sono risultate poco chiare nei romanzi dedicati ai Grisha, costruendo un mondo antecedente agli eventi di cui abbiamo già letto che non mancherà di stupirvi e deliziarvi, nonché di intrattenervi.
Queste sono storie che meritano di essere conosciute, create dal nulla e divenute un universo articolato eppure semplice su cui riflettere, fiabe del colore dell'ebano da sussurrare tra le labbra prima della buonanotte, o di fronte ad un enorme falò nel gelo di una foresta incantata, mentre il mondo là fuori attende un segnale qualsiasi da quei Santi che si sono sacrificati per gli altri senza mai chiedere nulla in cambio.
Un libro a cui non potete rinunciare se volete in qualche modo immergervi ulteriormente nel mondo di Leigh Bardugo e dei suoi piccoli universi sotterranei, conoscendone ogni minimo dettaglio e significato, una sorta di bibbia sacra ed arcaica da tenere avvolta e nascosta in uno stralcio di cielo nero e stellato, tra le pieghe dell'eternità.

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂🍂,5 \ 🍂🍂🍂🍂🍂


PS. Nel banner in alto trovate anche le altre magnifiche tappe dei blog che parteciperanno al Review Party! Mi raccomando, non perdetevele!
Un bacio dalla vostra dama della cripta.





lunedì 15 novembre 2021

Recensione "L'ombra del Corella" - Federica Soprani

 

TRAMA

Roma, 1505. In un cupo sotterraneo di Castel Sant'Angelo, Niccolò Machiavelli fa visita a un prigioniero spagnolo: Michele Corella. Il suo corpo è stato devastato dalla tortura, ma la sua mente ancora vigile e colma di ricordi trascina il letterato in un viaggio nel tempo, sulle tracce di un'avventura tanto grandiosa quanto effimera, l'ascesa e la caduta di un uomo, Cesare Borgia, all'ombra del quale il narratore ha vissuto, custode e araldo di un sogno non suo.

RECENSIONE

Buongiorno lettori!
Oggi questa recensione non era in programma, però ieri ho avuto il giorno libero, e ho iniziato quasi senza grandi aspettative Corella, l'uomo del Borgia, scritto da Federica Soprani, edito Nua Edizioni, che ringrazio per avermi inviato il file digitale in omaggio!

Non mi aspettavo di terminarlo in un giorno, ma non sono riuscita a staccarmi per un attimo dallo stile magnetico di Federica, complici anche l'ambientazione di stampo medievale e la caratterizzazione perfetta dei personaggi, ai quali è impossibile non affezionarsi.

La vicenda ci viene narrata dal punto di vista di Michele Corella, migliore amico e sgherro di Cesare Borgia, figlio illegittimo (come anche tutti gli altri) di Rodrigo Borgia, il pontefice di Roma, seduto sul suo trono insanguinato di San Pietro già da un bel po' di tempo e per questo considerato un nemico temibile e potente.

Già dai tempi in cui non sono altro che ragazzini, Cesare e Michele sembrano conoscere le sorti che li legheranno, e Michele, devoto all'amico come si può essere devoti ad un dio, sceglie di dedicare la sua intera esistenza ad un sogno di grandezza che non gli appartiene, solamente per vedere il barlume feroce di realizzazione personale negli occhi del magnetico cardinale Borgia.

Cesare è un giovane ambizioso, affascinante e bello, affamato di conquista ed avventura, un sole che brucia di passioni oscure e che non si ferma di fronte a nulla, nemmeno ai legami di famiglia.
Michele è una luna pallida ed eterea che si accontenta di riflettere la luce di quel sole accecante: è la spada di Cesare, la sua arma che non teme il versamento di sangue, la mano della Morte che cala sul nemico che minaccia l'equilibrio della famiglia.
Ma come tutte le passioni violente, l'ambizione del giovane Borgia è destinata a bruciare in modo rapido, passando quasi inosservata, ed assisteremo al suo lento spegnimento, al fallimento, al tracollo di un disegno che nella testa del raffinato conquistatore possedeva già il sapore di vittoria e potere inesauribili, terminati invece in una caduta del più efferato degli angeli.
Michele sarà accanto a lui durante tutto il processo: dai primi segnali di una mente turbata, egoista, egocentrica, ebbra sì di arte e poesia, ma anche di lussuria e potere, quel potere a lungo negato per dare spazio ad individui meno meritevoli, quel potere distruttivo che spazza via ogni cosa, ogni persona, facendo attorno null'altro che terra bruciata.

Michele Corella è il boia di Cesare, nonché la sua ombra, il suo simbionte, la mano che pone fine alla vita, che la strappa con delicatezza inaudita, mossa da un ideale che non è il suo, ma del suo padrone, a cui versa tutta la sua lealtà.
E di lealtà l'anima di Corella morirà un po' alla volta di fronte alla crudeltà degli uomini, all'avidità, alle gelosie, alle invidie, a tutti i peccati che si possono trovare nei bollenti o ghiacciati gironi infernali.
Cesare Borgia ormai è inarrestabile, non si ferma di fronte a nulla, nemmeno alle lacrime dell'adorata sorella Lucrezia, o alla morte del fratello maggiore Giovanni, che altro non fa che ravvivare la fiamma rabbiosa che lo divora da una vita.
La sua esistenza è interamente dedicata alla conquista di un'identità che lui stesso fatica a riconoscere, di un'identità che ritrova specchiandosi solo negli occhi di Corella, il suo fidato assassino e amico, perché Michele è conosciuto solo per il suo ruolo, portatore di cattive nuove, e non per altro.
Per Michele non c'è tempo di amare apertamente, può farlo solo nell'ombra, silenzioso, nello stesso modo in cui prende le vite di coloro che gli vengono indicati dal Borgia, una rosa di persone che meritano di morire per la loro posizione scomoda in un gioco in cui non c'è spazio per i deboli, ma dove vale la legge del più forte...e del più crudele e senza scrupoli.

"La morte aveva gli occhi grigi di Michele Corella."

Non saranno poche le volte in cui Michele si chiederà se ne valga davvero la pena di continuare a commettere atti di una certa ripugnanza per un sogno che non è nemmeno il suo, ma MAI si troverà a dubitare delle decisioni e degli ideali perpetrati dall'amico Cesare.
Cesare sarà sempre colui a cui Michele si aggrapperà come una sorta di àncora in mezzo ad una burrasca violenta ed impietosa, e ancora non mi è chiara la natura del loro rapporto, poiché alcune volte aleggia tra i due una specie di tensione che sembra andare oltre l'amicizia, una tensione che risulta quasi sensuale, magnetica, anche un pizzico malata devo ammettere!

"I tuoi peccati sono i miei peccati, Cesare."

Il loro rapporto sarà un sali scendi di emozioni, dato che saranno poche ma struggenti le volte in cui saranno costretti ad allontanarsi l'uno dall'altro, ed altrettanto forti quelle in cui si ritroveranno per riprendere in modo ancora più violento da dove si erano lasciati, nonostante Cesare costringa Michele a compiere azioni che non mancheranno di procurargli qualche dubbio lancinante, soprattutto quando riguardano lui da vicino (non posso dirvi altro per evitare spoiler, ma il Borgia ordinerà a Corella di ammazzare persone che sostanzialmente non avevano nessuna colpa, se non quella di essere di troppo nel grande disegno di conquista del giovane guerriero).

L'ombra del Borgia è un romanzo storico che mi ha conquistata sin dalle prime pagine, in cui all'inizio troviamo un Michele torturato quasi a morte per ammettere le proprie colpe e quelle del suo mandante, ma restìo a confessarle per una lealtà che va ben oltre la minaccia di un semplice dolore fisico, frutto di un amore incondizionato per un megalomane sull'orlo della follia.
E poi ci troviamo a ripercorrere assieme a lui ogni suo ricordo, ogni sua sensazione, ogni suo momento condiviso con Cesare, dal tempo in cui si limitavano entrambi a bravate di poco conto, per poi passare ai primi omicidi, fino a bagni di sangue veri e propri, dove le loro personalità si intrecciano come cespugli di rovi spinosi e rose rosse e delicate.

"...per la tracotanza di un singolo uomo, di quel principe senza scettro che comandava alla Morte, e con il sorriso sulle labbra porgeva la mano per un'ultima danza a chi lo aveva tradito."

Alla fine, tutto tornerà al proprio posto, ma Michele non sarà più lo stesso, perseguitato dai fantasmi di coloro che lui stesso ha eliminato, e dal fantasma di una colpa troppo grande per essere nominata, ma che non basterà a piegarlo: lui, da sempre uomo impenetrabile ed imperturbabile, rimarrà tutto d'un pezzo fino al finale in cui, dopo tanto soffrire, potrà permettersi di riposare...forse.

"Se la morte fosse misericordiosa avrebbe il tuo volto, Michele."
"Se la morte fosse misericordiosa, non sarebbe la morte."

Credo che l'autrice abbia fatto un buon lavoro con l'ambientazione rinascimentale italiana, inserendo in modo magistrale personaggi storici realmente esistiti (un punto a favore va alla forte e fiera Caterina Sforza, donna che rifiuta i dogmi del tempo, combattendoli con un fervore affascinante), una buona dose di intrighi di corte, magheggi, complotti e tradimenti degni della famiglia più scandalosa di tutti i tempi, i Borgia appunto.
Premetto che non conosco la famiglia così a fondo, ma attraverso questo romanzo ho avuto modo di verificare ed avere una panoramica più completa sulla storia dei Borgia e dei loro nemici, ma soprattutto sulla dinamica che ha portato Michele a compiere ciò che ha compiuto.
La vicenda di Micheletto è una vicenda triste.
Destinato ad essere odiato o ignorato da tutti, l'unica persona a cui ha mostrato lealtà e devozione è anche la stessa che l'ha portato alla rovina, eppure lui non se ne pentirà mai e mai mostrerà un momento di cedimento il sentimento che prova verso quel cardinale affamato di potere e mai sazio che è Cesare Borgia.

Un romanzo storico che parla di conquiste, di strategie torbide, di gelosie ed invidie letali, di complotti ed intrighi politici, di guerre sanguinose e corti suntuose, di lussuria ed innocenza, di potere vaticano e potere di stato.
Se gli vorrete dare una possibilità, ne rimarrete sorpresi tanto quanto lo sono rimasta io!
E non ho paura di ammettere che sarà probabilmente una delle letture migliori dell'anno!
Consigliato!

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂🍂, 5  \ 🍂🍂🍂🍂🍂






venerdì 12 novembre 2021

Recensione "L' anima dell'acqua" - Giulia Calligola

TRAMA

Medioevo, a cavallo dell’anno 1000. Leuce è una giovane ninfa oceanina, pudica e timida, in accordo con le virtù femminili della sua epoca. Così come le impongono le tradizioni, è convinta che tutta la sua vita sia già stata scritta, che il suo unico scopo sia quello di sposarsi ed essere una buona moglie. Almeno fino a che non rimane bloccata negli Inferi e tutto il suo mondo si capovolge: non più moglie ma concubina, per obbligo, di un Dio oscuro che teme e crede di detestare.

Ma la realtà è che, nell’oltremondo, i costumi mortali e le tradizioni non hanno mai attecchito del tutto. E il re, in fondo, non è così spietato.

Ora Leuce può studiare, imparare, farsi domande e ricevere risposte. E trovare le sue vere vocazioni.

RECENSIONE 

Buongiorno lettori e buon pomeriggio!
Oggi mi prendo un attimo per parlarvi della mia ultima lettura, una lettura sofferta, come tutte quelle di Giulia Calligola d'altronde, che mi ha lasciato una stretta allo stomaco e un certo velo di malinconia tipici dei romanzi dell'autrice.
L'anima dell'acqua è una novella spin off del romanzo Il giudizio di Persefone (di cui trovate la recensione qui) , assieme a Come la luna e le stelle (di cui invece trovate la recensione qui), ambientato in Egitto, con protagonista il dio sciacallo Anubi e Caterina, migliore amica di Persefone.
Le due novelle si possono leggere anche senza aver letto il libro principale, tuttavia se volete avere una panoramica ancora più precisa e corretta, sappiate che comunque Il giudizio di Persefone contiene vari riferimenti a personaggi e fatti che troviamo anche nelle novelle stesse.

Fatte queste premesse, parliamo finalmente di questa dolcissima novella!
In circa duecento pagine ci troviamo ad accompagnare la giovane Leuce, ninfa d'acqua, nel lungo percorso travagliato che è la sua vita, una vita inizialmente condotta tra le altre ninfe figlie di Poseidone, e poi terminata a corte del Cronide più temuto dell'Olimpo, ovvero il tenebroso Ade.

Leuce viene educata sin da piccola a comportarsi come una donna pudica e timorata, al servizio degli uomini, pronta a soddisfarne ogni desiderio ed ordine, con l'unico scopo di assolvere completamente al ruolo di madre e moglie devota, sempre sottomessa e silenziosa.
Ma quando Poseidone stesso la costringerà a vivere nell'Oltretomba di Ade, Leuce scoprirà che il ruolo di donna come le è stato inculcato sin dalla nascita, non coincide con quello che rappresenta la sua stessa volontà.

Se negli abissi in cui è cresciuta la fanciulla non viene mai iniziata alle arti riservate esclusivamente al sesso maschile, come la lettura e la scrittura, perché ritenute non all'altezza del gentil sesso, e quindi non necessarie, nell'Oltretomba sarà proprio il dio dei morti ad incoraggiarla nell'apprendere tutti i segreti che le sono stati taciuti nella sua vita precedente.
Appena entrata nella corte di Ade, la ninfa non può fare a meno di odiarlo e temerlo, perché la sua fama lo precede sempre ed ovunque: i morti lo temono, ed anche i vivi.
Non c'è posto nel mondo per lui, per essere adorato al pari degli altri Dei, poiché dipinto eternamente come uomo severo ed inflessibile, mancante di pietà e misericordia, poco avvezzo a fare favori ai mortali.
Ma Leuce scoprirà nel corso del tempo che le idee della gente spesso sono basate sull'ignoranza e sul sentito dire; Ade le darà prova di essere invece una divinità che assomiglia agli umani più di quel che immagina e la cosa la destabilizza!
La destabilizza perché lei vorrebbe odiarlo quel Dio giudicatore e perentorio, ma il destino a volte ha uno strano senso dell'umorismo, e la ragazza si troverà a provare qualcosa che non ha mai provato prima e che, si renderà conto, le farà comprendere molte cose che fino ad ora le sono state precluse.

"Ebbe la sensazione che gli uomini, specialmente gli uomini di potere, non si concedessero spesso quel tipo di debolezza. Era un gran peccato. A tutti serve essere deboli di tanto in tanto, anche ai re, anche agli Dei."

Come sempre, sapete benissimo che i romanzi di Giulia sono una sorta di mio punto debole.
La sua prosa vagamente poetica e trascinante riesce in qualche modo a smuovere qualcosa dentro di me come altre letture non riescono a fare.
Partiamo da alcuni temi cardini della novella.
Mortalità ed immortalità.
L'autrice ha saputo creare dei personaggi con cui è semplice entrare in sintonia, soprattutto perché sono sì creature fantastiche, ma in qualche modo umanizzate e più vicine a ciò che siamo noi comuni mortali, coi nostri caratteri, le nostre insicurezze, le nostre paure e le nostre domande.
Ade, come immaginate, è un dio immortale, ma Leuce non ha purtroppo il privilegio della vita eterna e sa che prima o poi la sua esistenza terminerà e che sarà proprio l'uomo che ha amato a giudicarla, una volta pronta ad entrare definitivamente nell'Aldilà.
Leuce è convinta che lui sia talmente fermo ed irremovibile da non ricordare nemmeno il nome delle sue numerose concubine, poiché convinta che le loro essenze vengano spazzate via dal peso dei secoli che inesorabili trascorrono.
D'altro canto Ade, invece, viene dipinto come un gentiluomo d'altri tempi col peso di quegli stessi secoli che grava perennemente sulle sue enormi spalle.
Essendo un Cronide sa come trascorre il tempo, di conseguenza lui è lento: lento a ragionare, lento a muoversi, lento ad amare.
Perché se avete letto Il giudizio di Persefone sapete benissimo che Ade è in grado di amare, di un amore sconfinato che va oltre il concetto di tempo limitato, dato che proprio lui sa e conosce come funziona la Ruota.

Leuce ed Ade impareranno cos'è l'amore.
Lei conoscerà un sentimento nuovo, mai provato, che la travolge come una violenta marea.
Lui conoscerà un amore che sa di nuovo, e che ricorderà nei secoli, che si porterà dentro, che diventerà un pezzo del suo essere eterno. Che in qualche modo farà parte di lui.
Ma vi immaginate come potrebbe essere vivere per sempre vedendo coloro che amate morire uno dopo l'altro, anno dopo anno, mentre voi rimanete giovani per sempre?
Credo sia una delle sensazioni più tristi che un individuo possa provare, accompagnata dal senso di solitudine ed impotenza che, potrete ben intuire, lo stesso Ade sente quando non può impedire che succeda la fine di qualcuno che egli stesso ama.

Ma oltre al tema di mortalità ed immortalità, in questo libro possiamo trovare anche una buona dose di emancipazione femminile.
Siamo infatti in un periodo di stampo medievale, e alla corte di Poseidone le donne vengono istruite al compiacimento dei propri uomini: vengono cresciute con l'ideologia maschilista di dover trovarsi un marito e fare dei figli, divenendo mogli e madri fedeli, devote e pudiche.
Nel momento in cui la fanciulla mette piede alla corte di Ade, si rende conto che la realtà a cui potrebbe avere accesso è ben più ampia di quella che le hanno imposto da sempre.
Lei stessa è ben consapevole del fatto che il suo ruolo sarà quello di concubina, assieme all'altra etere del dio, Miriam, donna di mentalità super aperta che vive la propria condizione e la propria sessualità in modo libero, ma nonostante tutto la ragazza troverà nella sua nuova vita un'indipendenza mentale che non mancherà di sorprenderla giorno dopo giorno.
Ade le insegnerà a scrivere, a leggere, a ragionare con la propria testa, a farsi le proprie idee sul mondo terreno ed ultraterreno, a creare teorie, a sognarle, ma tutto nell'intimità della propria corte, poiché gli altri Dei sembrano essere di stampo differente dal suo e lui ci tiene a mettere in guardia la giovane ninfa: il mondo esterno non è pronto ad accettare donne come lei e Miriam, perché in qualche modo le teme.
L'intelligenza e l'indipendenza femminile fanno paura, e Leuce lo sperimenterà sulla propria pelle, diventando una donna saggia e ferma sulle proprie convinzioni.

Non posso dirvi altro, altrimenti rischierei di farvi qualche spoiler e non lo voglio, davvero.
Dovete immergervi in questa lettura e farvi una vostra idea, calarvi nei panni di Leuce, ma anche di Ade, di Miriam, di tutti. Solo così potrete provare un mare di sensazioni che difficilmente non si scateneranno: la scrittura di Giulia è pura dolcezza ed emozione, è pura empatia, puro amore, e anche dolore, malinconia, tristezza e rabbia.
Quello che però si comprende da questi tre romanzi è che la Ruota gira e non si ferma.
Il destino viene scritto e messo in atto senza prove, è buona la prima, non gli si sfugge.
E Leuce non ci sfuggirà, ma non si lascerà vivere dalla vita.

Conoscetela, e conoscete anche Ade, ne rimarrete sorpresi e magari, come me, ve ne innamorerete.
La sua dolcezza eterna è qualcosa di sublime.

PS. Ora che li ho letti tutti e tre, posso affermare che il mio preferito rimane Come la luna e le stelle, sia per le tematiche trattate, sia per la delicatezza con cui vengono affrontate, come il volo di una farfalla sul petalo di una rosa, non dimenticherò MAI il finale struggente, come tutti del resto, ma quello...dovete leggerlo! DOVETE LEGGERLI TUTTI!
Grazie ancora a Giulia che mi ha permesso di conoscere questo splendido e controverso mondo che ha ri-creato. Che gli Dei siano con voi!

LA MIA VALUTAZIONE

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