Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati nel mio caotico angolino di carta ed inchiostro!
Oggi un articolo un po' particolare, che precederà la recensione che invece uscirà domani sempre qui nel blog, tutto dedicato ad un "mostro" presente nel libro Sette minuti dopo la Mezzanotte di Patrick Ness, edito dalla Oscarvault e che ho potuto leggere in anteprima digitale grazie all'evento organizzato da Ylenia di Reine des Livres e dalla casa editrice stessa!
Il già citato mostro che si manifesta al protagonista della storia Conor, è più che altro un contorto insieme di rami nodosi e antiche cortecce, ovvero un albero gigantesco ed antropomorfo che durante la storia si presenterà come Herne, saggio ma temibile dio della foresta e della caccia.
Ho avuto tanti nomi quanti sono gli anni di cui è fatto il tempo! ruggì il mostro. Io sono Herne il cacciatore. Io sono Cernunnos. Io sono l'eterno Uomo verde.
Nel libro di Ness, questa divinità antica quanto il tempo viene rappresentata quindi nella sua sembianza di dio primordiale, istintivo e vagamento crudele ed intimidatorio, ma sarà anche colui che aprirà gli occhi a Conor, dandogli delle "lezioni" attraverso tre storie che sembrano non avere un senso specifico, che sembrano non essere collegate tra loro, ma che invece possiedono una forte morale, ovvero che alle volte il mostro peggiore da affrontare rimane semplicemente la verità.
Ma rimaniamo concentrati su Herne e sulle sue peculiarità che lo contraddistinguono come dio della natura, come una divinità legata alla terra ed al concetto di maschile, di dio fertile e prolifico, selvatico ed indomabile, un po' come lo è la natura stessa.
In questo libro viene raffigurato appunto come un enorme albero secolare dotato di braccia costituite da un complicato intrico di rami e nodi, una faccia selvaggia scolpita nel ruvido legno di corteccia, ed il robusto tronco a raffigurare un corpo maestoso e potente.
Sono la spina dorsale su cui si reggono le montagne!
Sono le lacrime piante dai fiumi!
Sono i polmoni che soffiano il vento!
Sono il lupo che sbrana il cervo, il falco che sgozza il topo, il ragno che mangia la mosca!
Sono il cervo, il topo e la mosca che vengono divorati!
Sono il serpente del mondo che morde la sua stessa coda!
Sono tutto quello che è indomito e indomabile!
La figura di Herne sbuca direttamente dal folklore inglese, dove secondo la leggenda sarebbe stato un comune mortale, ma il migliore dei cacciatori del re Riccardo II, che dava sfogo alle sue abilità venatorie soprattutto nella foresta di Windsor.
Un giorno Herne, durante una battuta di caccia, venne ferito gravemente da un cervo bianco, ma un mago del posto giunto in suo soccorso, riuscì a guarirlo posandogli il palco di corna dell'animale sulla testa, e facendogli promettere che avrebbe rinunciato alle sue fantastiche abilità di cacciatore.
Herne ovviamente accettò e come se non bastasse, venne in seguito considerato dagli altri cacciatori del re un ladro e per questo allontanato dalla corte.
Il povero Herne venne così trovato impiccato ad una quercia della foresta e si narra che il suo fantasma, adornato da maestose corna di cervo, faccia la sua comparsa accompagnato da altre anime erranti e da una moltitudine di animali della foresta, dalle civette, ai meno comuni cani infernali.
Secondo la leggenda, le apparizioni di Herne annuncerebbero eventi infausti o grandi sfortune, ed ancora oggi è un segnale da non sottovalutare!
Secondo la leggenda, le apparizioni di Herne annuncerebbero eventi infausti o grandi sfortune, ed ancora oggi è un segnale da non sottovalutare!
Alcune teorie, ad ogni modo, vorrebbero che Herne sia una delle antiche versioni inglese del dio celtico Cernunnos, il dio cornuto dal corpo mezzo umano e mezzo caprino, indentificato poi nel periodo della caccia alle streghe col diavolo stesso.
Cernunnos, la cui etimologia significa quasi sicuramente "cornuto", era il dio della natura celtico, sovrano di tutti gli animali, soprattutto quelli selvatici, re della foresta e dio dalla fertilità dirompente, virile e simbolo della forza e della vitalità maschile, rappresentato alle volte con un grande sacco da cui si diceva dispensasse fortuna e ricchezza.
Spesso associato al dio Pan, caotica divinità particolarmente dedita alle orge e a seminare discordia e disordine, durante la caccia alle streghe viene invece sovrapposto alla figura cristiana del diavolo tentatore, che seduce le donne, convertendole al male.
In ogni caso, comunque, questa figura viene identificata come individuo selvatico, schivo, poco propenso alla comunicazione razionale, più incline a mostrare la propria parte istintuale, sanguigna, passionale, e proprio per questo motivo nel paganesimo odierno viene spesso accostato alla figura della dea come la sua controparte maschile, che contribuisce, attraverso la sua poderosa fertilità, al corretto ciclo delle stagioni che si alternano nella ruota dell'anno pagana.
Tornando al libro di Patrick Ness, Herne viene raffigurato inizialmente come un mostro, un incubo, una minaccia, ma ci accorgeremo presto durante la lettura che il vero nemico non è lui, e che anzi, Conor anche se reticente, si renderà conto che il dio accorre in suo aiuto proprio nel momento in cui qualcosa dentro di lui rischia di spezzarsi, rendendolo distruttivo per sé e per gli altri.
Essendo un dio della natura assume molte sembianze, ma qui lo vedremo nei panni di un tasso antico, che possiede infinita saggezza e che sorge là dove Conor e la madre possano scorgerlo ogni giorno, ad ogni ora, donando loro un senso di inquietudine e di sicurezza nello stesso istante.
Intelligente e scaltro, ma burbero e selvatico, sarà per Conor una guida, una luce flebile da seguire nei momenti di buio totale, un ottimo insegnante di vita che salverà il ragazzo dalla vertigine del precipizio.


Caspita! Avevo individuato qualche simbolo anche io nel romanzo, ma tu vai proprio sul livello superiore! Sempre interessante leggerti
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