"Ogni lettore quando legge, legge sé stesso."
Con libri come Serial Killers, Genesi mostruose e Sons of
Cain, Peter Vronsky si è affermato come il massimo esperto di storia dei serial
killer. In questo primo autorevole saggio sulla “Golden Age” dei serial killer
americani, gli anni in cui il numero di assassini seriali e la conta dei corpi
esplosero, Vronsky racconta le storie degli omicidi più insoliti e importanti
dagli anni ‘50 all’inizio del ventunesimo secolo.
American Serial Killers offre ai veri appassionati di true-crime ciò che più che desiderano, passando dalle storie degli assassini più famosi (Ed Kemper, Jeffrey Dahmer) a quelle dei casi meno noti (Melvin Rees, Harvey Glatman).
Un saggio storico e sociologico avvincente e approfondito. Perfetto per i fan del true-crime dallo stomaco forte.
TRAMA
La biografia di Bukowski include due tentativi di lavorare
come impiegato, dimissioni dal "posto fisso" a cinquant'anni suonati,
"per non uscire di senno del tutto" e vari divorzi. Questi scarsi
elementi ricorrono con insistenza nella narrativa di Bukowski, più un romanzo a
disordinate puntate che non racconti a sé, dove si alternano e si mischiano a
personaggi ed eventi di fantasia. "Rispetto alla tradizione letteraria
americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto
significativo", ha scritto Beniamino Placido su "La Repubblica",
aggiungendo: "in questa scrittura molto "letteraria",
ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa
nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant'anni,
le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che
soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che
passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei
cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perché ha visto una gonna
sollevarsi sulle gambe di una donna, lì su quella panchina del parco. Lui,
Charles Bukowski, "forse un genio, forse un barbone". "Charles
Bukowski, detto gambe d'elefante, il fallito", perché questi racconti sono
sempre, rigorosamente in prima persona. E in presa diretta". Un pazzo
innamorato beffardo, tenero, cinico, i cui racconti scaturiscono da esperienze
dure, pagate tutte di persona, senza comodi alibi sociali e senza falsi pudori.
Ma il caro vecchio Charles è questo, ma anche molto più di
questo, e io non ho potuto non intravedere oltre la coltre di ordinaria
precarietà, una massiccia dose di solitudine.
In Storie di ordinaria follia, ciò che per noi è la totale
perdita di inibizione nei confronti del sesso, del gioco d'azzardo, dell'abuso
di alcool, per Bukowski diviene la quotidianità mescolata alla creatività.
Una sorta di trip in situazioni assurde, quasi paradossali,
che vengono vissute da lui in prima persona, e che sono per lui la realtà di
tutti i giorni, scanditi in modo ordinario, ma totalmente sfociati nella
follia.
Bukowski ha uno stile sporco, diretto, alle volte cinico sì,
ma che nasconde un significato profondo dietro ogni parola, un significato
pregno di sentimento, un sentimento che il vecchio Buk vuole a tutti i costi
proteggere per non apparire vulnerabile, perché, e questo traspare dalle righe
dei vari racconti, la vulnerabilità a volte porta alle fregature.
E lui di fregature ne ha prese davvero tante, di qualsiasi
genere, e il risultato che ne è derivato è la crescente malinconia data
dall'incapacità di trovare anime affini alla sua.
È una nostalgia un po' stronza quella che Charles vuole
trasmettere, nostalgia di tempi andati, dove forse le cose erano un po' migliori,
nostalgia di donne che in qualche modo hanno lasciato un'impronta indelebile
nella sua vita, ma che come tutti sono scomparse alle luci dell'alba come
chimere e miraggi.
Nostalgia e rimpianto del vecchio sé, che non tornerà mai
più, e tuttavia, nonostante tutto, viene evidenziato anche il grande amore per
la scrittura e per tutto ciò che lo ispira.
Storie di gente comune, ai margini, di gente dimenticata,
gettata, persone normali con una vita omologata, strette nei doveri di giornate
che vengono scandite da timbri di cartellini, cene di lavoro, faccende
giornaliere a cui assolvere, monotonie infinite.
Bukowski cela dietro ad uno stile maledettamente poetico una
sorta di fredda tenerezza che affiora nei momenti in cui compare la
figlioletta, una dolcezza sempre trattenuta, ma immensa e forse anche un po'
incompresa.
In queste storie il vecchio Buk, con un mozzicone di
sigaretta tra le dita di una mano e un bicchiere di whisky e ghiaccio sciolto
nell'altra, la macchinetta da scrivere scassata di fronte a sé, ci racconta
com'è vivere nella sua pelle, vestendo un corpo malandato, semi distrutto dallo
spirito alcolico e dalla vita, completamente andato, e ci spiega a parole
proprie come anche da una montagna di letame possa crescere il più bello dei
narcisi. Io personalmente lo amo, lo amo da morire, nonostante il linguaggio
schietto e terra terra, la volgarità cosparsa di stelle e poesia. E poi, siamo
nati lo stesso giorno, sarà mica un segno del destino che sia uno dei miei
autori preferiti?
LA MIA VALUTAZIONE
🍂🍂🍂🍂🍂 \ 🍂🍂🍂🍂🍂
Un'ombra che chiamano krigger si aggira tra le strade
macabre del nord, nessuno sa chi sia ma sono tempi sempre più pericolosi nel
continente gettato ormai nelle tenebre. Tormentata tra quello che deve
lasciarsi alle spalle e chi reclama il suo amore, Liv Lars guida l'alleanza
bianca con Aron Sander, il gran maestro, e il comandante della guardia
Aleksander Sander. I tre amici hanno il destino del continente tra le mani,
anche se il loro rapporto sembra pronto a naufragare come il futuro delle
casate. Tra i corridoi di Aspera, Freya la necromante combatte per restare al
potere mentre Ingrid la beskytter, attratta da un amore proibito, si trova
invischiata in nuove insidie insieme ad Alva la veggente.
Per Liv e Finn, i due fratelli del nord, e l'intero sistema
della magia, si avvicina inesorabile il momento della verità.
RECENSIONE
Vi siete mai domandati cosa succede nel corpo di una persona
dopo essere stata posseduta? Posseduta da entità ultraterrene molto cattive e pericolose?
Non è una domanda che ci si pone tutti i giorni, ovviamente,
ma dopo aver letto Luce Nera, e nel mentre, mi sono chiesta se effettivamente
dopo un avvenimento del genere il corpo ne rimetta, in peggio.
In questa novella di circa 100 pagine, l'autrice utilizza
uno stile di scrittura che punta sul lato sensoriale, infatti, il protagonista,
Noah, dopo essere stato posseduto in seguito ad una missione di
"purificazione" che sembra conclusa, ma che in realtà è finita
piuttosto male, si troverà a combattere questa "cosa" che vive dentro
di lui, e che gli trasmette in qualche modo tutti i suoi pensieri, i ricordi,
stralci di momenti orrendi, sanguinosi, marci, frammenti di ciò che chi lo
possiede ha commesso mentre era ancora in vita.
L’autrice quindi ci introduce alle sensazioni che Noah prova
durante e dopo tale possessione, concentrandosi su ciò che il suo corpo
avverte, come ad esempio continue fitte di dolore dovute all'intromissione di
un corpo estraneo nel suo, ma soprattutto sul veleno con cui l'entità malefica
contagia la sua mente.
Ma nello scorrere della vicenda, che devo dire si snoda fluidamente grazie anche alla prosa diretta e decisa dell'autrice che lascia poco spazio all'immaginazione, troviamo anche una sorta di introspezione che ci fa entrare in empatia molto facilmente con Noah, e di seguito anche con James, colui che sarà incaricato di tenerlo d'occhio, dato che gli effetti collaterali della possessione potrebbero essere imprevedibili ma pericolosi.
Quello che ho captato io in questa storia, di significato più sottile, è invece una sorta di metafora che incarna la battaglia che l'essere umano attua praticamente ogni giorno contro la sua mente.
Il saper fronteggiare i propri mostri, quelli che stanno
nella nostra testa, quelli che si risvegliano quando si spegne la luce, o
quando ci si ritrova da soli.
In questa storia ho trovato un mondo conturbante e
controverso, un mondo oscuro, pieno di tentacoli appiccicosi, incrostati di
sangue, che tengono intrappolata la mente, che partoriscono pensieri e macinano
paure, una sopra l'altra.
Il convivere col post-possessione per Noah non è semplice,
gli strascichi del fatto sono tangibili e reali, e sarà proprio James che come
un'ancora lo terrà a galla nel mare buio in cui nuota.
Luce Nera è strano, io stessa non riesco a trovare le parole
giuste per descriverlo, poiché risulta essere particolare, vagamente onirico,
bizzarro, visionario, eppure a tratti ho avuto come l'impressione che ciò che
il protagonista vive sia piuttosto vicino a ciò che ho vissuto io nei miei
momenti bui, per questo credo che nonostante sia stato inserito l'elemento
paranormale, ci sia anche una sorta di messaggio subliminale per ciò che
riguarda quello che vi ho accennato poco prima, ovvero l'essere vulnerabili
mentalmente.
Nonostante possa sembrare sulle prime molto crudo anche per
la presenza di scene particolarmente cruente, Luce Nera è un'esplorazione
profonda dei meandri umani, che ci permette di calarci nel buio della mente, un
buio denso e melmoso.
Queste pagine spianano la strada ad un progetto molto più
lungo e laborioso, l'autrice si è lasciata andare a qualche indiscrezione che
promette uno sviluppo più approfondito per Noah e James, e io spero che arrivi
presto perché secondo me, semmai diventasse libro, sarebbe un'ottima idea a
livello di trama ed intreccio.
Ringrazio l'autrice per avermi fornito la copia digitale
gratuita per la lettura e la fiducia.
LA MIA VALUTAZIONE
🍂🍂🍂🍂🍂 \ 🍂🍂🍂🍂🍂