venerdì 12 maggio 2023

Recensione "American Serial Killers" - Peter Vronsky


TRAMA

I fan di Mindhunter e della docu-serie Dahmer divoreranno le storie agghiaccianti di questi serial killer della “Golden Age” americana, l’età dell’oro degli assassini seriali (1950-2000).

Con libri come Serial Killers, Genesi mostruose e Sons of Cain, Peter Vronsky si è affermato come il massimo esperto di storia dei serial killer. In questo primo autorevole saggio sulla “Golden Age” dei serial killer americani, gli anni in cui il numero di assassini seriali e la conta dei corpi esplosero, Vronsky racconta le storie degli omicidi più insoliti e importanti dagli anni ‘50 all’inizio del ventunesimo secolo.

American Serial Killers offre ai veri appassionati di true-crime ciò che più che desiderano, passando dalle storie degli assassini più famosi (Ed Kemper, Jeffrey Dahmer) a quelle dei casi meno noti (Melvin Rees, Harvey Glatman).

Un saggio storico e sociologico avvincente e approfondito. Perfetto per i fan del true-crime dallo stomaco forte.

RECENSIONE 

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati sul mio blog!
Torno questo Venerdì con una recensione molto particolare, di un saggio uscito proprio oggi, intitolato American Serial Killers di Peter Vronsky, per Nua edizioni, che ringrazio per la copia digitale in omaggio.
 
Partiamo dal fatto che dello stesso autore avevo già letto sempre per Nua “Genesi mostruose”, un saggio criminale e molto dettagliato sulle serial killer donne più famose della storia, nonché le più cruente.
Il paragone viene spontaneo nella lettura di questi due libri, dato che il serial killer donna tende a pianificare per bene i suoi delitti, prendendosi la sua buona dose di tempo per attuarli e poterli mettere in pratica, mentre da ciò che ho potuto appurare dal testo di cui vi parlerò oggi, il serial killer uomo si fa guidare quasi ciecamente dall'istinto, dalla pulsione irrazionale, e quindi agisce in modo molto più fulmineo, meno calcolato, più "bestiale".
 
Il saggio di Vronsky analizza passo passo ogni caratteristica, sia fisica che mentale e psicologica, che riconduce allo stereotipo tipico del serial killer, una bestia assetata di sangue che trae piacere dall'uccidere le persone, nonché quello più atipico di brav'uomo apparentemente tranquillo che conduce una vita quasi monotona tra lavoro\studio e casa, ma che nasconde in realtà una psiche danneggiata, caratterizzata da pensieri violenti e dannosi nei confronti degli altri e pulsioni che a malapena riesce a controllare, e che trovano sfogo appunto nell'omicidio.
American Serial Killers è un vero e proprio excursus negli abissi della mente umana.
È un po' come scendere lungo una scalinata ripida di cui non si vedono gli ultimi gradini, tanta è l'oscurità che la cela ai nostri occhi, e l'unica fonte luminosa è una lampadina mezza rotta sopra la nostra testa, proprio all'inizio di quella scalinata: semmai la luce si spegnesse, piomberemmo nelle tenebre più assolute e nell'angoscia totale.
 
Vronsky riesce con maestria a snocciolare ogni argomento con una sorta di padronanza orrorifica davvero impressionante, suscitando nel lettore una sensazione di ribrezzo certo, ma anche quella strana fascinazione oscura che l'essere umano nutre per le cose cupe, innominabili, blasfeme, come se in qualche modo ci mettesse di fronte al fatto che in realtà tutti hanno certi tipi di istinti, solo che qualcuno più di altri riesce ad avvalersi della facoltà dell'inibizione.
Ed è proprio questo fattore mancante, assieme ad altri di livello sociale, etnico, etico e morale, nonché fisico e psicologico, a far sì che uno strano meccanismo nel cervello del serial killer scatti come una molla ed inneschi una catena di anomalie irrazionali che sfociano in atti aberranti.
 
Nell'antichità c'era la superstizione che chi commetteva omicidi in serie fosse in realtà posseduto dal demonio o addirittura fosse esso stesso una creatura soprannaturale, un licantropo (per avere una risposta alle aggressioni più violente ed efferate si puntava a dimostrare che l'essere umano in questione fosse in realtà una bestia, un animale domato dai più bassi istinti) o un vampiro, che si eccitava nell'uccidere le sue vittime allo scopo di berne il sangue o semplicemente eccitarsi alla vista.
Molto più tardi, invece, si è giunti alla conclusione che il comune essere umano è portato all'assassinio dei suoi simili semplicemente per istinti che si orientano al piano sessuale (per la maggioranza) o perché il loro fisico lo ritiene necessario, perché si tratta di qualcosa di cui nemmeno loro hanno il controllo, e che di conseguenza diviene patologico.
 
Il profilo psicologico del serial killer è stato ed è ancora oggetto di studio soprattutto da parte di enti investigativi di una certa importanza come l'FBI, che si avvale dei famosi profiler per tracciare appunto quello che dovrebbe essere uno schizzo sulla psicologia dell'individuo assassino, e l'autore qui ci tiene particolarmente a parlare del fenomeno del Mindhunting, ossia la curiosità e la capacità di sondare la mente umana per capire cosa provochi in un uomo o una donna la necessità compulsiva di aggredire violentemente un altro essere umano, capendo se dipende da un fattore interno, e quindi fisico e biologico, o un fattore esterno, tipo la società in cui tale persona è cresciuta, e soprattutto il COME, in che contesto familiare, scolastico o lavorativo ecc.
 
Tutti questi elementi vengono affiancati quindi all'elenco dei serial killer più famosi (e non) della storia americana, e alle loro accurate biografie, che ci concentrano soprattutto sul loro modus operandi di assassini seriali nel corso degli anni in cui hanno raggiunto il culmine della loro “ carriera” di killer spietati.
Si nota perfettamente la differenza sostanziale che troviamo agli albori della comparsa dei primi omicidi seriali (a cui non si dava tutta questa importanza perché si credeva fossero casi isolati accaduti in modo fortuito nello stesso paese/zona, apparentemente senza alcun collegamento), in confronto agli anni in cui fanno la loro comparsa FBI, profiler e studiosi di criminologia: c'è un'evoluzione piuttosto corposa dell' omicida, in quanto esso stesso è il soggetto che subisce cambiamenti sociali/psicologici che influenzano il suo modo di uccidere e di scegliere le proprie vittime.

Ve lo dico subito: non è una lettura per tutti.
Mi è capitato più volte, mentre leggevo il modus operandi dei più efferati assassini, di ritrovarmi con lo stomaco vagamente ribaltato, perché non è facile leggere di storie realmente accadute in cui si consumano gli atti più osceni e deviati di cui un essere umano può essere capace, soprattutto se orientati su individui fragili ed inconsapevoli come i bambini.
Vronsky racconta in modo spietatamente dettagliato come alcuni assassini seriali preferissero trattare le loro vittime, facendo particolarmente attenzione ad evidenziare lo stato sociale e psicologico in cui questi uomini versavano, nonché alla firma che caratterizzava il delitto: quasi ogni serial killer aveva ben chiaro nella sua mente quale dovesse essere il dettaglio sulla scena del crimine che facesse dire alla polizia: “Ecco! Questo è proprio lui!".

Inutile dirvi che nell'enorme database di nomi e dati che l'autore ha deciso di elencare per discutere dei serial killer più spietati e conosciuti della storia americana, ed anche di quelli che sono passati in sordina ma non per questo sono stati meno cruenti, troviamo il nome di Jeffrey Dahmer, ribattezzato Il mostro di Milwaukee, con tendenze cannibali, necrofile e chi più ne ha più ne metta, al quale è stata anche dedicata una serie tv molto recente su Netflix che ha anche ottenuto un discreto successo, Ed Gein, colui che sembra aver ispirato il film Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti, oppure l'affascinante e carismatico Ted Bundy, che conquistava col suo sorriso da bravo ragazzo, ed uccideva con una meticolosità quasi maniacale, e ancora killer di cui tutt'oggi non conosciamo la vera identità come il killer dello zodiaco o lo strangolatore di Boston, e altri assassini che hanno lasciato dietro di sé una scia di cadaveri davvero, davvero folle e sorprendente.

Questo saggio merita di trovarsi sugli scaffali degli amanti più affiatati del true crime, in quanto si presenta completo, ben farcito di informazioni, dati, fonti e documenti argomentati in modo semplice e schietto, diretto, inoltre si occupa e dedica spazio anche al profilo psicologico del serial killer come essere umano con una famiglia e una vita dietro le spalle, e quindi con un passato che ad un certo punto diviene teatro di quel qualcosa che ha fatto scattare la pulsione oscura dell'omicidio, e l'autore si addentra quindi nei meandri della mente umana per comprendere e capire assieme al lettore cosa sia andato storto in quel meccanismo che ad un tratto si blocca, cambiando la propria traiettoria.

Se non siete facilmente impressionabili, se avete lo stomaco di ferro e il cervello pronto ad assorbire i dettagli più macabri e sconvolgenti di un omicidio seriale, allora American Serial Killers deve stare assolutamente tra le vostre mani!
Esce proprio oggi, segnatevelo!

LA MIA VALUTAZIONE

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