martedì 2 maggio 2023

Recensione "La voce della quercia" - Andrew Michael Hurley

 
TRAMA

Richard e Juliette devono affrontare il dolore più grande che due genitori possano provare: la morte improvvisa di Ewan, cinque anni. Starve Acre, la loro casa al confine con la brughiera, da cuore di una nuova famiglia è diventata un nodo di dolorosi ricordi. Juliette è convinta che Ewan sia ancora con loro, in qualche forma, e cerca l’aiuto di un gruppo di occultisti per parlare con lui. Richard invece si concentra sul campo di fronte a casa, il campo dove Ewan amava giocare da solo, e avvia gli scavi alla ricerca dei resti di una quercia antica e maledetta. Che nesso c’è fra il passato remoto di quel luogo, teatro di forme di sommaria e brutale giustizia, la strana malattia che si è portata via Ewan, e la sua propensione alla violenza? La terra rivoltata darà forse le sue risposte, ma non saranno quelle che ci si aspetta. Una storia gotica, che viaggia tra leggende locali e un presente attraversato dall’orrore, con un finale da mozzare il fiato.

RECENSIONE

Buongiorno lettori e benvenuti o bentornati alla Biblioteca Stregata!
Oggi mi prendo qualche minuto per parlarvi di un libro assai particolare, disturbante a tratti oserei dire, ma anche vagamente malinconico e d'impronta gotica.
Non farò spoiler, ovviamente, anche perché dopo una prima lettura non si comprende molto bene il finale, che, ve lo anticipo, rimane tutt'ora nebuloso anche per me, nonostante sia davvero una conclusione che lascia a bocca aperta, tanto è inaspettata e...bizzarra?

Il titolo di questo libro di circa 250 pagine è La voce della Quercia, di Andrew Michael Hurley, ed è edito Bompiani.
La vicenda si snoda attorno alla storia di Richard e Juliette, una normalissima coppia di marito e moglie, che si trasferisce in un vecchio maniero nella brughiera inglese, ereditato dal padre di Richard, dove aleggiano strane leggende vagamente inquietanti su un'antica quercia che nemmeno sembra esistere.
Per questi motivi, e per tanti altri, Richard è restìo ad abitare la vecchia casa di famiglia, ma Juliette riesce a convincerlo, ed insieme al figlioletto Ewan, vi si trasferiscono, entrando così a far parte di una piccola comunità dove tutti conoscono tutti, e dove le giornate sembrano trascorrere al lento scandire della stagione invernale.

Quello che capita alla coppia di sposini in seguito, è una tragedia tremenda: il piccolo Ewan diviene vittima di una malattia che lo condurrà inevitabilmente verso la morte, facendo catapultare il lettore in una sorta di bolla statica e grigia in cui come tematica predominante ci saranno il lutto e la complicata elaborazione di esso.
Secondo la psicologia, l'elaborazione del lutto viene divisa sostanzialmente in cinque fasi principali, ovvero il rifiuto, la negazione del fatto che sia successo veramente e quindi l'incapacità di "digerire" ciò che è accaduto, la rabbia, associata spesso ad un senso di colpa alle volte ingiustificato, il patteggiamento, una sorta di stasi momentanea in cui chi ha subìto il lutto tenta di riprendere in mano la propria vita, vegetando in una specie di finta bolla di normalità, la depressione, cioè la fase in cui ci si rende conto effettivamente che la persona persa non tornerà più e piano piano si inizia ad elaborare tale evenienza, fino ad arrivare alla quinta ed ultima fase, ovvero l'accettazione, quel momento in cui il ricordo e il dolore del lutto rimangono in qualche modo latenti, ma non sono più d'ostacolo al normale svolgimento della vita quotidiana.

Ecco, mentre Richard è già a "buon punto" nella fase depressiva, e cerca di riprendere in mano le redini della propria esistenza post-lutto, iniziando di nuovo a lavorare e tentando di trovarsi dei nuovi hobby che lo aiutino a non rimuginare su ciò che gli è successo, Juliette sembra cristallizzata sulla prima fase, quella del rifiuto.
La donna non accetta che il figlioletto sia morto, e anzi, crede che il piccoletto sia ancora ben presente tra le mura dell'enorme maniero in cui vive, e che stia cercando in qualche modo di mettersi in contatto con lei, di conseguenza si affiderà ad un gruppo di occultisti per tentare di capire se Ewan sia ancora lì  anche dopo la morte.

Dalle prime pagine sembra di essere al cospetto di una lettura "normale", dove a parte qualche accenno al folklore e alle leggende locali che vorrebbero al centro di vicende nefaste una vecchia quercia di cui rimangono solo le radici annerite, di "paranormale" non troviamo nulla, se non la routine straziante di una coppia che ha perso il proprio, unico figlio, anche se si nota nell'aria una vena vagamente inquietante, quel nonsoche cupo e scabroso che un po' ci fa rizzare i peli sulla nuca, senza tuttavia dire o mostrare esplicitamente ciò che in qualche modo "infesta" le vite dei protagonisti (sicuramente un punto a favore va al comportamento anomalo del figlioletto, che lascia presagire ciò che succederà o potrebbe succedere in seguito).

È proprio dalla metà in poi che scatta qualcosa, un meccanismo oscuro che rende la vicenda più veloce, più precipitosa, più mozzafiato, con un'impronta più soprannaturale ed anche vagamente weird, per la presenza di scene al limite del bizzarro e del paradossale, finché non si arriva come dopo una corsa forsennata, alla fine, che di chiaro ha ben poco, ma che nonostante tutto mi ha lasciata di stucco.
Di stucco perché di fatto non ho capito bene cosa sia successo, e ancora continuo a non capirlo, dato che sembra quasi che l'autore abbia voluto concludere così la storia in modo da lasciare al proprio lettore una sua personale libera interpretazione.
Ammetto che questi finali nebulosi mi irritano, non tanto perché lasciano chi legge con la testa piena di domande e dubbi, quanto perché mandano in fumo l'intera trama, riducendola ad un ammasso di scene che alla fine non sono servite a nulla.
Perché scrivere un libro di un certo tipo se poi lo finisci con un cliffhanger che annulla qualsiasi teoria che il lettore si è creato all'inizio, teoria che tu hai contribuito a far creare attraverso l'utilizzo di alcune informazioni precise?
Ad ogni modo, non mi sento di bocciare del tutto questa lettura, perché se tolgo il finale, il resto mi ha intrattenuta in modo costante e crescente, lo stile dell'autore è asciutto ed essenziale, e questo forse è un punto di forza che permette a chi legge di non annoiarsi e anzi, di aver voglia di procedere per vedere dove la vicenda andrà a parare.

I personaggi sono delineati abbastanza bene, anche se l'autore si è concentrato maggiormente su ciò che l'ambiente circostante trasmette, sul voler evidenziare quanto sia cupa e macabra la casa in cui vivono Richard e Juliette, che poi è la stessa casa in cui si consuma la tragedia, sui luoghi nebbiosi e foschi che accompagnano le loro azioni, nonché le loro follie e le loro paure, le loro angosce.

La voce della quercia è sicuramente un romanzo di stampo gotico che vuole disturbare, che vuole inquietare, attraverso l'uso di immagini forti, bizzarramente disturbanti, eppure incisive, che arrivano al cervello del lettore in maniera immediata, utilizzando la figura del bambino vittima di strani comportamenti, atteggiamenti ambigui che preoccupano non solo i suoi genitori, ma anche gli adulti del paesino in cui si trova, e poi la sua dipartita, che colpisce dritta allo stomaco.
Poi, c'è solo assenza, ma è un'assenza che pesa comunque, come se nonostante tutto Ewan sia ancora del tutto ben presente come un'ombra nella trama, anche se morto.
Questo è un libro che nonostante la vena paranormale, vuole mettere il lettore di fronte alla cruenta realtà di un lutto prematuro, di una perdita tremenda che nessuno dovrebbe e vorrebbe sperimentare, ovvero quella di un figlio.
La disperazione è ben tangibile in queste pagine, come d'altronde lo è la frustrazione di due genitori che ancora non riescono a comprendere il perché sia successa una cosa così tremenda proprio a loro; su un filo sottile che divide realtà da fantasia, questo romanzo è sicuramente capace di suscitare nel lettore quella sorta di inquietudine e stato angoscioso che si prova di fronte ad un film horror proiettato in una grande casa a luci spente, mentre ci si trova da soli sul divano.

Se cercate una parvenza di brivido, quel brividino leggero e tiepido che scivola lungo la spina dorsale dato da scene strane, indecifrabili, ma che suscitano un pensiero tipo "oddio che senso", allora questo libro fa proprio per voi.

LA MIA VALUTAZIONE

🍂🍂🍂, 5 \ 🍂🍂🍂🍂🍂



 

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